1° in Perù-Ago 2004

Dal 20.08.2004

Destinazione:
Tambobamba, una delle zone più povere delle povera regione dell'Apurimac.
Qui non arriva corrente elettrica, non arriva acqua potabile, i servizi sono inesistenti e le persone abbandonate a loro stesse.
Le famiglie si curano attraverso le erbe e le "formule magiche" degli sciamani locali e vivono in villaggi a 4000 metri di altezza.
 

Partecipanti:
Medici generici: Dr. Pietro Vezzani e Dr.ssa Franca Trampi
Volontari: Colombini Maria Rosa, Torri Paolo, Vanni Alessandra

DIARIO GIORNALIERO

21 Agosto
Viaggio aereo Roma – Madrid – Lima: in totale ore 14 di volo; in tutto stiamo svegli 24 ore. A Lima dormiamo dai padri Agostiniani, ci saluta il Vescovo dell’Apurimac, Monsignor Berni.

22 Agosto
Partenza per Cuzco, circa 1,30 ore di viaggio (all’aeroporto ci saluta il Vescovo di Cuzco …), sorvoliamo le vette delle Ande ed  atterriamo in una stretta valle; l’aeroporto è posto in centro città. Siamo a 3.400 metri di altezza sul mare.

23 – 24 Agosto

Ci fermiamo in città per adattarci all’altitudine; con molta calma visitiamo la città ed i dintorni. Il “sor oche” (mal di montagna, come qui viene chiamano), colpisce un po’ tutti: stanchezza, cerchio alla testa , fiatone …………… sia nei vecchietti che nei più giovani.

25 Agosto
Finalmente partenza per raggiungere Tambobamba.Tanto siamo ansiosi di partire che alle 6 siamo tutti svegli. Alle ore 7 arriva il nostro autista con il pick-up affittato, ma riparte subito per andare a fare gasolio, perché in tutta la nostra permanenza in Apurimac non troveremo distributori. Il pieno dura fino alle ore 9,15!!!!! Dopo aver caricato i 100 kg di medicinali e di piccole apparecchiature che siamo riusciti a portare con noi, finalmente alle ore 10,15 partiamo. Dopo i primi 20 km di strada asfaltata,inizia la vera strada bianca, piena di buche e di pozzanghere. Dopo una non lunga salita arriviamo ai 4.300 metri del primo passo (dai 3.500 m di Cuzco), subito dopo inizia una emozionante, lunga discesa, che si conclude, dopo 22 ripidi tornanti nel fondo della gola del rio Apurimac, a circa 2.100 metri di altitudine. Durante la discesa molti sono i ponti in legno e i guadi, nel greto dei vari fiumiciattoli che incontriamo e che per fortuna  portano poca acqua, essendo la fine dell’inverno, stagione secca a queste latitudini. Nuova salita, all’inizio ripida come la precedente discesa, per raggiungere un altro passo di circa 4.300 m. Lungo la salita, spettacolare , incontriamo alcuni alberi fioriti di un blu incredibile e di numerose piante saprofite (vivono sui tronchi di alberi), che sono tutte in fiore e che fanno da cornice incredibile alle ripide pareti del canyon. Prima del passo raggiungiamo il paesetto di Cotabambas,  dove siamo ospiti, a pranzo (sono le ore 15,30 ) del locale convento dei padri agostiniani. Al successivo passo incontriamo un grosso branco di lama, finalmente! Ci intratteniamo naturalmente per fare alcune foto, mentre ormai sta calando il sole (sono le ore 17,30). Continuiamo il viaggio  sotto una piccola luna che illumina tenuamente il  paesaggio, dove risplendono chiazze di neve ghiacciata e ciuffi, anche molto grandi di piccoli cactus, ricoperti di un batuffolo di peli bianchi, alcuni con piccoli fiori gialli:meraviglia della natura! (siamo a 4.350 metri ed è inverno, anche se siamo vicini all’equatore). Sono quasi le 20 quando finalmente raggiungiamo Tambobamba, dopo circa 235 km. Ci rechiamo subito al Convento delle Suore Francescane, che da ore ci stavano spettando. Calorosa è l’accoglienza che riceviamo, da tutte e 5 le suore (4 cilene ed 1 peruviana). Alcune parlano italiano ed una di loro è infermiera; in così poco numero gestiscono un piccolo dispensario medico (dove opera la suora infermiera: suor Silvia) ed un convitto con circa 100 ragazzi che frequentano le locali scuole elementari e medie, dirette da due di loro. Tutti i ragazzi  vengono dai più sperduti villaggi rurali, ce ne sono circa  44 nei dintorni, o da piccole case sparse nella puna (prateria di alta montagna). La dott.ssa Franca trova subito la sua prima piccola paziente, una bellissima bambina di 5 mesi, orfana di madre, morta durante il parto, lungo un fiumiciattolo della puna, che presenta una bella congiuntivite all’occhio sx. Dopo poco ci rechiamo a cena dai locali padri Agostiniani; anche qui l’accoglienza è calda. Finalmente, alle ore 11 tutti a letto.

26 Agosto
Giornata emozionante! Sveglia ore 7, accensione della radio: sulla stazione locale stanno parlando di noi: dei medici e dei volontari italiani che sono venuti in Apurimac a visitare e distribuire medicine gratis. Dopo colazione visita all’ambulatorio della suora infermiera, che normalmente fa un primo intervento e da medicine quasi gratis, inviando i casi più gravi all’ospedale, dove dopo i 5 anni di età è tutto a pagamento. Di nuovo capita alla dott.ssa Franca un caso interessante: un bambino viene per volgare mal di pancia, ma apprendiamo dalla mamma che ha altri sei figli, di cui due emofilici (anche un loro cugino è affetto dalla stessa malattia). Naturalmente in famiglia non hanno i soldi per comprare le iniezioni mensili necessarie, che lo stato non  da più dopo il compimento dei 5 anni. Il babbo non guadagna poco, 500 Sol al mese ( circa 125 € ), ma la cura per entrambi i bambini gli costa circa 360 € al mese!? Andiamo ora a prendere conoscenza dell’ospedale locale, da poco costruito. Visitiamo tutta la struttura accompagnati dal dott: Henry, odontoiatra, con il quale poi facciamo una riunione per programmare la nostra attività nei giorni futuri, puntualizzando tutti i dettagli. Apprendiamo anche che i Padri Agostiniani, con i medici dell’ospedale e con le autorità locali hanno concordato un “progetto di salute integrale”, di cui faremo parte,  per migliorare la salute dei campesinos; come propagandato anche da varie locandine, scritte a mano dalle stesse autorità locali, ed affisse su molti muri del paese, svolgeremo la nostra attività all’ospedale nei giorni 27, 28 agosto e 2 e 4 settembre. Nei giorni  30 e 31 agosto svolgeremo un orario ridotto di ambulatorio, dedicandosi poi ad attività di emergenza, con ambulanza a disposizione, visto che  questi due giorni saranno giorni di grande festa. Si celebra infatti l’anniversario della fondazione della provincia e la festa della patrona di tutto il Perù (S. Rosa da Lima), con fiera di animali, con sfilata delle autorità e di tutta la popolazione. Questi giorni di festa si concluderanno con una corrida particolare in cui nell’arena saranno presenti un toro, un condor ed un torero. Negli altri giorni andremo a fare ambulatorio nelle realtà più difficili del paese: nei paesi di alta montagna, oltre i 4.000 metri, alcuni raggiungibili  con oltre 2 ore di pick-up, solo su strade sterrate e su tracce di pista, dove l’unico mezzo motorizzato che passa è la macchina dei Padri, che una volta o due l’anno raggiungono i vari villaggi per celebrare messa, matrimoni e battezzare i nuovi nati. Al ritorno dall’ospedale ci fermiamo alla locale scuola elementare; accompagnati dalla direttrice suora, giriamo per alcune classi, venendo interrogati sul nostro lavoro da vari ragazzi, ai quali veniamo presentati in lingua spagnola e quechua (usata da tutta la popolazione locale ed oggi insegnata anche nelle scuole). Viviamo tutti un momento di vera emozione quando una maestra ci presenta il caso di una bambina che ci dice di essere ammalata di cancro, forse della tiroide,  non operabile. Abbiamo chiesto di prendere visione della documentazione sanitaria in possesso dei genitori: vi terremo informati. Nel pomeriggio siamo  ricevuti dall’Alcalde (il sindaco) che  dimostra notevole apprezzamento per la nostra missione, fornendo il suo appoggio ad ogni “nostro bisogno”. Vuole, inoltre,  che partecipassimo alla cerimonia di inaugurazione di una via del paese, dove, nuovamente, pubblicamente ci  ringrazia per la nostra presenza. Con nostra grande sorpresa ci  invita a scoprire la targa commemorativa dell’evento. Dopo un breve discorso,  tenuto dal dott. Pietro, emozionato, Alessandra si  esibisce in una danza locale con un “ballerino” del luogo. Tralasciando, poi, i festeggiamenti ulteriori, con dispiacere delle autorità tutte, torniamo in ospedale per preparare i farmaci portati dall’Italia, per essere pronti domani mattina alle 8, all’inizio vero e proprio del nostro lavoro. Qui Tambobamba, a voi Italia.

27 Agosto

Prima, vera, intensa, lunga e massacrante giornata di lavoro. Partenza alle ore 8 per visitare la locale scuola media, , con i suoi 480 ragazzi, il laboratorio di falegnameria e di cucito (sono presenti anche diversi macchinari per fare scarpe, ma manca un insegnante: se qualcuno in Italia fosse disposto ad andare, per un mesetto o due ……). Alle 8,30 siamo già in ospedale, dove ci aspettano circa 100 persone, tra adulti e bambini. Il “progetto di salute integrale” prevede che anche gli altri medici dell’ospedale, nei giorni della nostra presenza in Apurimac, lavorino gratuitamente per cui alla fine della giornata sono stati visitati molti pazienti. Anche le medicine da loro prescritte, saranno pagate dalla nostra associazione. La patologia più ricorrente che incontriamo è a carico dell’apparato respiratorio, specie nei bambini, mentre gli adulti presentano principalmente malattie gastroenteriche ed osteoarticolari. Non sono certo mancati i casi particolari: una agenesia bilaterale dell’orecchio esterno, una ustione che interessa il collo e metà del dorso, un bambino epilettico da tempo e mai trattato, e infine, tanto per concludere la giornata, il caso che ci ha sconvolto tutti: si tratta di un bambino di 9 mesi e del peso di 2,950 kg, Marco, gravemente denutrito, con aspetto vecchieggiante. Lo abbiamo ricoverato, dopo una lunga opera di convincimento nei confronti dei genitori, per reidratarlo e ricominciare una alimentazione come se fosse appena nato; il problema più grosso a questo punto è  procurarsi il latte in polvere:  nell’ospedale e in tutta Tambobamba non esiste latte per neonati; per fortuna le suore  hanno il latte per Marybel, la bambina  orfana che stanno allevando;  Prossimamente faremo arrivare altro latte in polvere da Cuzco: vi terremo informati. Infine alle 20,30, stanchi morti, andiamo a cena ed ora, alle 22,30, ci prepariamo ad una meritata notte di riposo. Qui Perù a voi Italia.

28 Agosto

Oggi giornata di lavoro all’ospedale; ci siamo prima misurati la pressione, oggi normale  mentre nei giorni scorsi, per l’altitudine, era alta. Per prima cosa siamo andati a vedere Marco e abbiamo saputo che ha trascorso una notte di febbre e di diarrea. Pesa 2,950 kg, praticamente 500 grammi meno di quando, circa 10 giorni fa era stato dimesso dall’ospedale, dove era stato ricoverato per broncopolmonite. L’ambulatorio è iniziato alle 8,30 circa e siamo andati avanti fino alle13,30,  ora in cui i frati ci aspettano a pranzo: infatti oggi ricorre la festa di Sant’Agostino, per cui grande festa dei frati agostiniani;  per l’occasione è stato preparato un pranzo a cui sono invitate anche le suore che ci ospitano per dormire. Riprendiamo il lavoro alle 15, dopo uno scambio di opinioni con la dott.ssa Livia a proposito della terapia da somministrare a Marco. Pur essendo un giorno di festa (in città,si fa per dire, si svolge la fiera artigianale e degli animali), si sono presentati  pazienti di ogni età e condizione, alcuni con abiti laceri all’inverosimile, sporchi e maleodoranti da far pensare che non abbiano mai visto l’acqua.  Ogni piccolo problema qui diventa insormontabile perché manca tutto: ad esempio, un ragazzo ci è stato portato stasera su una carriola da muratore perché aveva la gamba destra ingessata. in queste condizioni da circa 2 mesi e mezzo, ma per togliere il gesso e controllare la tibia fratturata deve fare una nuova radiografia: il posto più vicino è l’ospedale di Cuzco, che dista circa 8-9 ore di autobus o camion, con una spesa tra viaggio e ospedale non sostenibile dai genitori. Abbiamo quindi deciso di aiutarli economicamente affinché il ragazzo possa togliere quel gesso. Nel frattempo Marco è leggermente migliorato, la febbre è diminuita e si è  alimentato…speriamo che le cose procedano nel migliore dei modi. Intorno alle  20 terminiamo con i pazienti e ci organizziamo con i farmaci necessari per domani mattina, quando partiremo alle 7 in punto per un villaggio dal nome impronunciabile, a circa 2 ore di auto da qui, a 4.300 metri di altitudine, dove forse ci aspetta la neve e tanta gente disperata. Mentre sto scrivendo il diario giornaliero, Pietro, Alessandra e Paolo sono andati a fare una passeggiata a piedi di circa mezz’ora fino all’ospedale, per portare qualcosa da mangiare alla madre di Marco, perché il marito è tornato a casa lasciando senza cena la moglie; l’ospedale non fornisce neppure i pasti ai degenti. Qui Perù a voi Italia.

29 Agosto
Stamani alle ore 7 partenza per Occaccahua; dopo circa un’ora di strada bianca ci inoltriamo in un sentiero appena tracciato che si perde a vista d’occhio nella puna. Ci vuole un’altra ora per raggiungere il villaggio  che conta circa 300 persone. Bello è il paesaggio, anche se tutto color ocra, per l’erba secca; molti sono i greggi che incontriamo di cavalli, mucche , pecore e lama. Il villaggio è posto a circa 4.300 metri di altitudine e gli abitanti vivono di pastorizia e coltivazione di patate. L’aria è molto fredda e dentro l’ambulatorio lo è ancora di più. Questo è posto all’interno di un piccolo dispensario statale, dove si trova una donna, neppure infermiera, che distribuisce i pochi farmaci a disposizione, naturalmente a pagamento. Visitiamo molti bambini, come al solito, scalzi e con vestiti tutti stracciati, ma curiosi ed allegri. Le donne indossano  dalle 4 alle 6 gonne, tutte fermate con legature varie e in ultimo con una fascia colorata che termina  con cintoli vari: in conclusione per farle spogliare occorrono circa 10 minuti! Nella pausa del pranzo, offerto dal comitato del villaggio, abbiamo avuto la fortuna di assistere alla celebrazione di un matrimonio e al battesimo di 5 bambini. Spettacolari i colori degli abiti! La temperatura è di circa 19° C al sole, mentre all’ombra ed in ambulatorio ci sono circa 8° C; nonostante ciò, molti, specie bambini, viaggiano scalzi  o con miseri sandali di gomma. Anche oggi abbiamo visto un bambino con gravi problemi di nutrizione: la mamma ha poco latte e il bimbo, dell’età di 5 mesi, non aveva certo un aspetto florido! Una donna  in gravidanza è venuta a farsi visitare per sapere quanto tempo mancava al parto, visto che aveva intenzione di far nascere il bambino all’ospedale!? A questo proposito, vorrei poter farvi vedere dove le donne aspettano il momento del parto: una casupola, vicino all’ospedale, con il tetto di paglia, muri  di fango e pavimento di terra!  (e poi gli odori ….). La Rosa, la nostra interprete, oggi ha sofferto il “soroche”, il mal di montagna, per cui il nostro lavoro è andato un po’ più a rilento. Terminiamo l’ambulatorio nel tardo pomeriggio, dopo aver visto circa 80 persone. Nel tragitto di ritorno ci fermiamo lungo la strada a visitare, sul sedile posteriore del pick-up, una donna di 68 anni che si è fatta circa 2 ore di cammino su un sentiero appena praticabile, nonostante i suoi numerosi acciacchi. Avvicinandoci a Tambobamba abbiamo riempito il cassone del pick-up di persone che stanno raggiungendo il paese da tutte le parti della provincia per partecipare ai festeggiamenti dei prossimi giorni. All’arrivo ci sta aspettando la dottoressa dell’ospedale per dirci che Marco oggi si è un po’ alimentato, anche se continua ad avere diarrea e domani mattina alle 8,30 ci aspetta per fare insieme un programma, speriamo di recupero. Qui Perù a voi Italia.

30 Agosto
Sveglia ad ora un po’ più tarda, colazione e…. poi all’ospedale per vedere le condizioni di Marco. La dott.ssa Franca insieme con la dott.ssa Silvia, responsabile dell’ospedale, hanno concordato le cure per i prossimi giorni ed il piano di alimentazione futura, se tutto andrà per il meglio. La dott.ssa Silvia ha voluto chiedere consiglio su altri tre casi particolari, ricoverati in ospedale, ai quali abbiamo somministrato i nostri farmaci. Ci ha inoltre chiesto se possiamo contribuire all’acquisto di un pulsiossimetro digitale e di un apparecchio per  aerosolterapia, non presente in ospedale. Infatti molti ricoverati sono bambini affetti da  broncopolmoniti, che guariscono con molta difficoltà con i  cocktails di antibiotici presenti in ospedale, da noi in uso 25 anni fa. Dopo aver fatto alcune altre visite, per pazienti capitati in ospedale senza alcuna prenotazione, ci rechiamo in paese, dove per tutto il giorno saremo di guardia per le emergenze che potrebbero capitare in questa giornata di festa grande; assistiamo così anche alla sfilata per la ricorrenza del 44° anniversario della fondazione della provincia di Cotabambas, con capoluogo Tambobamba. In ultimo, a tarda sera ci siamo fermati a comperare alcuni vestitini e i pannoloni per Marco, che se Dio vuole sembra continua ad   alimentarsi.

31 Agosto
Sveglia alle 7, colazione veloce ed ancora ospedale. Da Cuzco, il dott. Warthon, contattato da noi alcuni giorni or sono,  ci fa sapere che ha preso l’appuntamento per fare un elettroencefalogramma al bambino, di circa 12 anni, probabilmente affetto da epilessia, che fino alla nostra venuta, nessun dottore ha mai visto e quindi mai curato. Perdiamo alcune ore a cercarlo, perché oggi, festa,  la scuola è chiusa. Dopo aver girovagato invano, anche fuori dal paese, in strade malpraticabili, apprendiamo, dalla sua maestra, trovata per caso, che in paese ci sono i suoi fratelli. Alla fine, dopo averlo rintracciato, gli abbiamo comunicato che domani mattina, alle 5,30 deve partire per Cuzco, per fare l’esame. Naturalmente abbiamo dovuto pagare il viaggio, a lui e al babbo; quando torneremo a Cuzco, salderemo il conto per l’esame: non ci siamo fidati a dare i soldi al padre perché alcolizzato cronico. All’ospedale si presenta anche una famiglia, di ritorno da Cuzco, dove la donna ha dato alla luce due gemellini. Ci chiedono un passaggio per il loro villaggio, Asacasi, distante 2 ore di pick-up, perché hanno saputo che domani andremo lì, a fare ambulatorio. Ad una semplice occhiata ci rendiamo conto che la mamma è molto pallida, per cui istintivamente le chiediamo se ha latte bastante per i 2 bambini. Ci risponde in quechua, scotendo la testa: ci siamo spaventati!! Nel pomeriggio assistiamo alla corrida locale (incruenta), ospiti dell’alcalde (non abbiamo potuto rifiutare). Nell’arena si presentano vari tori e  toreri improvvisati, alcuni un po’ brilli ed in ultimo, tradizione della regione, un falchetto, legato sul dorso del toro per farlo infuriare (nessuno è riuscito a catturare il  condor). Qui Perù a voi Italia.

1 Settembre

Sveglia di buon’ora; alle 6,30 siamo all’ospedale ad aspettare, come da accordi, medici ed infermieri che ci accompagneranno al villaggio di Asacasi. La mattinata parte un po’ maluccio, infatti l’ultimo  di loro arriva alle ore 8!. Nel frattempo il nostro autista, andato a fare il pieno ha messo petrolio invece del gasolio, per cui il nostro mezzo sarà inutilizzabile per le prossime ore; rimediamo facendoci prestare il pick-up delle suore. Infine, alle ore 8,30 riusciamo a partire. Ci arrampichiamo su una strada, stretta e tortuosa, che , attraversando piccoli agglomerati di case porta in alto, in una ampia prateria piena di animali, dove è posto il villaggio di Asacasi, a 3.900 metri di altitudine. Il paese, di circa 250 abitanti,  è composto da varie casupole riunite intorno ad una poverissima chiesa. Al nostro arrivo, molte sono le persone che si stanno prenotando per la visita e le medicine gratis; ci mettiamo subito all’opera visitando molte persone, ancor di più il dott. Tullio, che non ha problemi di lingua, conoscendo perfettamente il quechua, mentre una altrettanto mole di lavoro svolge il dott. Henry, togliendo una infinità di denti a grandi e piccini (ogni dente estratto ci costerà circa 5 Sol = 1,25 centesimi di euro): nessuno, grande o piccino può permettersi di curarli! Alle 13,30 ci concediamo un’oretta di riposo e mangiamo un delizioso  brodo, con un pezzo di gallina lessa, sotto un bel sole, a sedere su alcuni sassi. Ora il sole sta splendendo alto e caldo, ma dopo una mezz’oretta dalla ripresa del lavoro, si scatena una grandinata che in pochi minuti imbianca tutto. Terminiamo le nostre visite alle ore 16,30, dopo aver visto varie persone con dolori vari, gastrite, un bambino con probabile epilessia ed  una donna da operare per ernia ombelicale (ambedue saranno inviati nei prossimi giorni a Cuzco, a nostre spese per gli accertamenti e gli interventi necessari); moltissime persone, tra cui tantissimi ragazzi, presentano parassitosi intestinale: l’acqua delle 2 fontane del paese non è infatti trattata (speriamo bene per il nostro stomaco, infatti a queste altezze, l’acqua bolle a meno di 100°). Quello che ci  fa più piacere è che quasi tutte le persone che abbiamo visto in questo villaggio, come nel precedente, si rivolgono ad un medico per la prima volta!? E’ ormai buio da 2 ore quando, stanchissimi, torniamo alla base. Rapida cena e a letto presto: domani ci aspettano altri 2 villaggi, distanti circa un’ora da Tambobamba. Qui Perù a voi Italia.
Las Bambas: Oggi è un giorno speciale per Tambobamba e per tutta la provincia; non per l’anniversario della fondazione della città , né per la corrida e per le centinaia di campesinos arrivati da tutti i 44 villaggi e dalle campagne circostanti. Nonostante i grandi preparativi quella che si respira non è solo aria di festa:  è arrivato da Lima un altro camion di poliziotti (qui viaggiano così) e si sono aggiunti ai centotrenta arrivati in questi giorni. Auto governative vanno e vengono da Lima, un grande elicottero sta sorvolando questo paesino: una cosa insolita considerando che è uno dei più poveri e remoti del sud America. È stato scoperto, proprio sotto questo suolo, uno dei più ricchi giacimenti minerari del mondo e proprio oggi verrà aperta la busta che ci dirà l’azienda vincitrice dell’ appalto per l’estrazione. Questo vuol dire centinaia di milioni di dollari riversati in questa regione. Per noi esterni questo potrebbe sembrare un vantaggio enorme per la popolazione: la grande miniera porterebbe infrastrutture, mezzi di comunicazione, strade e ricchezza. Ma questo è un paese povero, tradito dalla storia con una dirigenza corrotta come le speranze di questa gente. Quindi i fondi stanziati dalla ditta per le popolazioni della regione come condizioni per l’appalto verrebbero persi negli uffici, a Lima, Cuzco e chissà dove mentre i contadini e i pastori si vedrebbero espropriare le proprie terre. A chi rimane la terra e un pascolo per il bestiame vedrebbe svalutata completamente i prodotti del loro lavoro perché invendibili su  un mercato che è cambiato di colpo e che  non li ha aspettati. Sarebbe un vero disastro per l’ economia di sussistenza di questa regione.la popolazione della sierra passerà dalla povertà grave alla miseria totale e dove la gente aveva sempre qualcosa da mangiare si passerà probabilmente alla fame. Questo non è solo pessimismo ma la chiara e lucida coscienza politica dei campesinos che,  per quanto analfabeti, hanno subito la  corruzione del loro paese.
I contadini sono furenti e non sono stati capaci di trattare con le autorità. Ormai, con l’apertura della busta sarà tutto deciso e sono possibili manifestazioni e proteste nella cittadina. Il parroco ci ha invitato alla cautela, perché le nostre facce bianche possono essere viste come “gringos”.

2 Settembre

Stamani alle ore 5,50 una musichetta caratteristica ci sveglia tutti, in particolare il Dott. Pietro:oggi è il suo compleanno. Partenza  ore 8,30 per Punapampa, un piccolo villaggio a circa un’ora e un quarto di pick-up. Con noi padre Luigi, romano, che pensiamo non scorderà questa giornata. All’arrivo troviamo solo delle case sparse con tetti di paglia e una piccola scuola. Ci accoglie il maestro con i suoi piccoli allievi, ma di pazienti neanche l’ombra; dopo circa mezz’ora di attesa  cominciano ad arrivare uomini e donne, in certi momenti in piccole processioni: alle 12 c’e il campo di fronte alla scuola pieno di gente, uomini, donne e tantissimi bambini. Anche in questo paese la situazione igienica non cambia: le case hanno i pavimenti di terra battuta e le pareti, fatte di fango, non sono neppure imbiancate; gli animali da cortile (polli, maialini, cavie..) abitano liberamente in casa e lasciano escrementi ovunque, così come le persone. I bambini camminano scalzi o con sandali di gomma consumati; le persone non si lavano quasi mai, specialmente in inverno e gli abiti, logori e stracciati, sono rigidi da quanto sono sporchi. In questo contesto c’è un’incidenza altissima di parassitosi intestinale e di patologia respiratoria (sopratutto nei bambini) dovuta al freddo e alla mancanza di infissi alle case: al di là di questa “routine” non sono  mancati i casi particolari: una lesione del plesso brachiale sinistro e conseguente paralisi del braccio in un uomo di 35 anni circa, una bambina down con un grosso lipoma della parete addominale, con la mamma in lacrime per la paura che la figlia abbia un tumore maligno … Le più banali lesioni cutanee, non trattate, diventano grosse ulcerazioni, talvolta profonde un centimetro e purulente; ma un caso ci colpisce in maniera particolare: si tratta  di una bambina di 11 anni che  viene da noi accompagnata dal maestro di scuola. La bambina non parla ed ha un volto totalmente inespressivo; Aydee, questo è il suo nome, fino a due mesi fa non aveva  nessun tipo di problema, fin a quando in un incidente stradale, il padre è morto e la madre è ancora ricoverata all’ospedale di Cuzco per la frattura di 2 vertebre e conseguente paralisi. Da un giorno all’altro la bambina si è trovata sola a tirare avanti la casa e ad accudire i due fratellini, di 4 e 7 anni, ricevendo solo un piccolo aiuto alimentare da uno zio. Al ritorno a Tambobamba parliamo di questo caso con le suore per trovare loro una sistemazione e soprattutto per cercare di recuperare il trauma psicologico  della piccola  Aydee. Come al solito troviamo disponibilità e impegno da parte delle sorelle, che ci hanno offerto il loro appoggio per cercare di fronteggiare la situazione, impegnandoci, da parte nostra a concorrere alla situazione. Anche oggi la giornata lavorativa non si è conclusa nella puna come previsto, ma in ospedale: Marco migliora molto lentamente ed è pallido per cui abbiamo deciso di fare una piccola trasfusione di sangue, dalla nostra donatrice Alessandra, al bambino. Nei prossimi giorni speriamo di vedere buoni risultati. l dottor Pietro oggi ha trascorso, oggi, un compleanno che non dimenticherà: non sono mancate torte e candeline a sorpresa da parte dei padri agostiniani e delle suore. Imperterriti continuiamo, come tutte le sere precedenti, a scrivere questo diario, nella speranza, che prima o poi riusciremo a spedirlo, in paese esiste un solo telefono che funziona a singhiozzo. Qui Perù  a voi Italia.

3 Settembre
Sveglia di buon’ora per raggiungere l’ultimo villaggio della spedizione: Chouccheca. Il percorso è di soli circa 35 km, ma impieghiamo più di un’ora. All’arrivo, piccola sorpresa: la strada termina un po’ lontana dal villaggio, per cui, a 4.000 metri di altitudine, ci sobbarchiamo una piccola discesa  di circa 100 metri ed una rapida salita di circa 300 metri, per raggiungere il locale dispensario, posto dentro il recinto della chiesa, ricostruita circa due anni fa; naturalmente tutto è costruito in “adobes”, mattoni fatti a mano con fango e paglia. Accanto al dispensario stanno costruendo il tetto in paglia di una casa, per cui per alcuni minuti, ci mescoliamo in mezzo a tutti gli abitanti del paese, uomini e donne  che, tutti insieme, stanno collaborando alla costruzione. Alcuni di noi si arrischiano anche a bere un po’ di “chiccha“, da un corno di mucca (bevanda locale, fatta facendo fermentare il mais, prima masticato dalle donne). Sistemati i nostri computer, alle ore 11 iniziamo il lavoro, che salvo una mezzora di interruzione per pranzo, si protrae fino al tramonto, alle ore 17,30. Come al solito moltissime sono le persone che visitiamo; curiamo tantissimi bambini, a classi intere, che arrivano per raccontarci del loro mal di stomaco e della loro cefalea, dovuto a parassiti presenti nell’acqua che bevono,  non  disinfettata e non  fatta bollire. Ai maestri del paese consegniamo anche la successiva dose da fare tra circa 4-5 mesi, tempo in cui tutti i ragazzi si saranno infettati di nuovo. Tra i casi particolari della giornata, segnaliamo, una bambina di 3 anni con displasia dell’anca, un’altra con agenesia di alcune dita di un piede, con anche piedi torti, e vari casi di verruche, poste a decine su mani e piedi. Facciamo anche un piccolo intervento, asportando un dito soprannumerario in un piede di  una bambina di circa 7 anni. E’ ormai buio, quando, stanchi più del solito,  con le rimanenze delle nostre medicine, affrontiamo il tragitto di ritorno al pick-up, in mezzo a mandrie di pecore, cavalli e di mucche, che stanno facendo ritorno agli stazzi, posti accanto alle case del paese. Domani mattina, giorno di lavoro in ospedale, ci alzeremo un po’ più tardi. Qui Perù a voi Italia

4 Settembre
Mattinata non molto stressante, siamo in ospedale a vedere vari pazienti  nuovi ed alcuni a cui avevamo detto di ritornare. Molto bene va il ragazzo dell’osteomielite a cui sono bastate poche iniezioni per guarire. Dopo pranzo torniamo in ospedale per saldare tutte le nostre pendenze: in totale abbiamo speso per medicine (oltre a quelle portate dall’Italia), per esami, per ricoveri…. 2.000 soles, pari a circa 500 €. Ad una certa ora veniamo raggiunti dai medici dell’ospedale (dott. Silvia, dott. Henry, dott. Tullio….) ed alcuni amministratori, tutti venuti a salutarci, a darci un’ attestato di benemerenza e un piccolo regalo (un cappello peruviano). Siamo veramente emozionati.In tarda serata tutti in riunione, i componenti della associazione, i padri, le suore, per risolvere gli ultimi problemi e per dare inizio al progetto SUYAY = speranza, un fondo cioè che permetta a suore e padri, soprattutto alla suora infermiera, Silvia, di poter aiutare le persone più bisognose, nel campo sanitario. Un’ultima buona notizia non guasta, Marco, stasera, ha preso il suo latte con molta voracità, ci ha perfino sorriso.

5 Settembre
Il lavoro è ormai terminato, partiamo di buon’ora per raggiungere Cuzco; sul cassone del pick-up, oltre alle nostre valigie, portiamo anche un malato, appena liberato dalla locale prigione e che deve raggiungere il più presto possibile l’ospedale di Cuzco per gravi problemi epatici (ieri erano venuti i poliziotti a chiedercelo): A Cuzco saremo ospiti, a cena, dal dott. Warthon, che ci ha tanto aiutato per la realizzazione di questa missione umanitaria e nella pratica quotidiana, prendendoci gli appuntamenti per le consulenze specialistiche che abbiamo effettuato in questi giorni. Deliziosa è la cena preparata dalla moglie, specialità peruviane, naturalmente! E’ il primo giorno di un lungo viaggio di ritorno; arriveremo a Roma mercoledì in tarda serata Qui Perù a voi Italia.
Risultati del "'progetto di salute integrale", costruito per la prima volta tra operatori italiani e peruviani, con l'appoggio delle autorita' religiose e civili, per portare un minimo di salute alle persone piu' povere del paese, in modo gratuito, con visite e medicinali.
 
Medici partecipanti: 2 italiani, 2 peruviani ed 1 dentista
Assistenti ed infermieri: 3 italiani e 2 peruviani
Giorni di lavoro in ospedale: 3
Giorni di pronto soccorso: 2
Giorni di visite ai villaggi: 4
Pazienti visitati dai medici italiani: 945
Pazienti visitati dai medici peruviani: 520
Pazienti controllati dal medico dentista: 230 con oltre 80 estrazioni.

Patologie più frequentemente riscontrate: parassitosi intestinale (per inquinamento dell’acqua: non potabilizzata), affezioni respiratorie ( specie nei bambini, anche con forme gravi), infezioni urinarie, cataratta, lombalgie (tutti portano molti pesi), ferite e traumi complicati …………

Donazioni:
- all’ospedale: 2 pinze per dentista, 1 elettrocardiografo, 4 sfigmomanometri, 1 apparecchio per aerosol, 2 otoscopi
- alle suore: 1 computer portatile, 1 sfigmomanometro, apparecchio per glicemia, termometri digitali.
- al dott. E. Warthon Quintana primario anestesista a Cuzco: vaporizzatore per alotano (gas anestetico)

Ringraziamenti: Un particolare ringraziamento ai due studenti Alessandra e Paolo di medicina che hanno fatto parte della missione, che hanno lavorato senza stancarsi mai, pur se talvolta non in perfette condizioni fisiche.    Ringraziamo anche Maria Rosa, anche lei instancabile (sempre la prima ad alzarsi la mattina), per l’indispensabile apporto nel parlare lo spagnolo; a lei chiediamo, per il prossimo anno, di imparare il quechua. Ringraziamo anche la Associazione Misericordia di S. Lucia di Uzzano per la concessione del pulmino che ci ha permesso di raggiungere l’aeroporto di Roma, e di portare con noi un notevole volume di medicinali. Ringraziamo inoltre tutti: i padri agostiniani (Domingo, Venturo, Lizardo…), le suore (Nancy, Lucia, Norma, Silvia, Zulmar), i medici dell’ospedale e tutti i dipendenti, per l’aiuto dato, per la pazienza dimostrata e per l’amicizia che ci hanno dato. Non manchiamo neppure di ringraziare tutti Voi per l’aiuto ed i contributi dati perché questa missione umanitaria, dalla Valdinievole, in Perù potesse realizzarsi. Un piccolo saluto anche agli altri membri dell’Associazione, che ci hanno molto aiutato nei preparativi e che, non sono venuti con noi

Grazie! ...ed arrivederci a gennaio 2005, l’India ci aspetta di nuovo!