1° in Senegal-Nov 2009

Dal 05.11.2009

Obiettivi:
Conoscere la realtà in cui vivono gli abitanti delle periferie più povere delle città di Dakar e di Touba e per apprendere le loro necessità, sia sanitarie che di vita quotidiana al fine di programmare al meglio l'erogazione di futuri aiuti di primaria necessità; effettuare incontri istituzionali volti a intraprendere accordi per la gestione logistica degli aiuti.

Partecipanti:
Membro del Coordinamento Associazioni Senegalesi in Toscana (C.A.S.TO.): Dia Papa Demba
Medico Generico: Martini Giorgio
Farmacista: Spagnolo Cinzia
Volontari: Fantozzi Rita, Trinci Paolo, Ricci Roberto

Periodo:
dal 5 al 11 novembre 2009

DIARIO GIORNALIERO


Giovedì 5 Novembre 2009
E’ trascorso poco più di un mese dall’ultima missione in India ed ecco che H.H.P.P. è di nuovo in partenza per un’altra esperienza sanitaria ed umanitaria.
Questa volta la destinazione rappresenta una nuova avventura per l’associazione: ritorniamo in Africa, dopo il Kenya, per esplorare la possibilità di operare fattivamente nella Repubblica del Senegal.
Dopo più di un anno dai primi contatti con i rappresentanti della Comunità Senegalese in Toscana di Pontedera, eccoci finalmente giunti alla partenza. Giorni e giorni di preparativi per portare con noi la maggior quantità possibile di materiale sanitario ed umanitario indirizzato soprattutto ad alleviare le difficoltà dei bambini locali e destinato a regalare loro un sorriso in una realtà che rende loro tanto difficile vivere una serena fanciullezza.
Nel primo pomeriggio ritrovo dei 6 volontari in partenza presso il Garage Olimpia di Montecatini Terme da dove l’amico Maurizio Vannelli ancora una volta ci accompagnerà al nostro aereo a Bologna. Anche in questa occasione la Ditta Sedoni Autonoleggi di Pistoia ci ha fornito gratuitamente il minibus per il viaggio, e di ciò dobbiamo ringraziare sentitamente il Sig. Sedoni per la propria sensibilità e vicinanza a H.H.P.P.
Posizionate le 12 consuete supervaligie più i vari bagagli a mano, la Farmacista Cinzia Spagnolo, il Dottor Giorgio Martini ed i volontari Rita Fantozzi, Roberto Ricci e Paolo Trinci, insieme al rappresentante del CASTO (Coordinamento Associazioni Senegalesi in Toscana ) Sig. Dia Papa, dopo i saluti di rito ai familiari ed amici presenti alla partenza, sono partiti senza indugio verso Bologna. Tempo meteorologico accettabile ed arrivo all’aeroporto Marconi in perfetto orario; check-in velocissimo e senza intoppi burocratici e di peso, ed alle 19,45 siamo partiti con l’aereo della Royal Air Maroc destinazione intermedia Casablanca per poi volare verso Dakar. Nel silenzio ovattato dell’aereo ognuno dei volontari avrà il cuore sicuramente colmo di gioia per la nuova avventura di solidarietà che sta vivendo e che porterà aiuto ad altri diseredati, dopo tutti quelli che H.H.P.P. ha sostenuto e sta sostenendo da quasi 7 anni dalla sua nascita.



Venerdì 6 Novembre 2009
Dopo lo scalo in orario a Casablanca, ed un reimbarco in ritardo di circa 1 ora per la lentezza esasperante del personale di cabina, non capaci di gestire correttamente i posti assegnati, siamo arrivati alle 03,00 a Dakar. Fortunatamente tutte le valigie sono arrivate, ma non abbiamo trovato ad aspettarci il Senatore Massthiam, non abbiamo evitato la caotica fila, anzi ci siamo affrontati tutto il popolo dei portabagagli che aspettava solo noi bianconi per produrre qualche spicciolo di lavoro.
Il buon Papa era sparito alla ricerca degli “agganci” non arrivati e le nostre valigie colme di materiale quantomeno insolito hanno rischiato di essere vivisezionate, ma l’uniforme H.H.P.P. si è gloriosamente imposta ed i doganieri hanno subìto il fascino della divisa.
Passati indenni ai non troppo approfonditi controlli, secondo voi, nostri affezionati lettori, con quali mezzi di trasporto avremo portato le vie le nostre 12 maxivalige + 8 bagagli a mano? Non con un camion o un piccolo pullman, ma con 5 normali taxi.
Circa alle ore 04,30 siamo partiti verso la destinazione del nostro luogo di soggiorno che sapevamo essere un albergo. I taxi si sono fermati davanti ad una palazzina in pessime condizioni di manutenzione ed il responsabile è venuto a spiegarci che quella era la casa di accoglienza degli ospiti del Comune di Medina, della città di Dakar.
Eravamo troppo stanchi per replicare a dovere, anche e soprattutto quando ci hanno detto che le stanze a noi destinate si trovavano al 3° piano senza ascensore e che quindi dovevamo portare da noi le valigie a mano per le scale (gli autisti si erano volatilizzati nella buia notte senegalese).
Facendo buon viso a cattivo gioco, ci siamo sistemati nelle 3 camere matrimoniali messe a nostra disposizione; a sorpresa i 3 bagni erano tutti sprovvisti di asciugamani, di carta igienica e di saponette. Papa ha dormito su di un divano, Cinzia da sola, e le coppie Rita e Paolo e Roberto e il Dr George nei letti a due piazze. Erano circa le ore 5,45 quando quasi tutti si sono sdraiati nei propri letti, per rialzarsi alle 8,30.
Appena abbiano incontrato Papa che nel frattempo era andato a comprarci i croissant per la nostra colazione a secco, abbiamo fatto le nostre sentite rimostranze per l’accomodamento, tanto sentite che alla fine è arrivato il famoso Senatore e ci hanno trasferiti in un Albergo vero e proprio, 3 stelle senegalesi, inclassificabile in Europa.
La giornata si è consumata in incontri istituzionali con i rappresentanti del Comune di Medina, i Medici responsabili delle varie strutture che abbiamo visitato (n 3) e ci siamo fatti un’idea di cosa poter fare in questa realtà, aiutando i più poveri.
La giornata, anche se era iniziata molto presto, si è esaurita lentamente nel caotico traffico cittadino e velocemente è arrivata sera tanto che abbiamo corso il rischio di non potere ritirare lo stock di medicinali prenotati dall’Italia per il pronto soccorso dell’Ospedale di Touba, dove andremo lunedì mattina.
Andiamo a letto molto stanchi ma molto soddisfatti di quanto abbiamo appreso su questa nuova realtà che H.H.P.P. cercherà di aiutare al massimo.



Sabato 7 Novembre2009
Sveglia di buon ora per rispettare l’appuntamento con un organizzazione che si occupa dei diritti dell’infanzia con l’incontro al centro che accoglie i bambini delle strade della periferia.
In questa struttura vengono tenuti occupati con lavori manuali molti bambini sordomuti, ex o tuttora
dediti alla droga, comunque appartenenti a famiglie inesistenti da un punto di vista del coinvolgimento sociale. Dopo questo breve incontro, ha avuto inizio il programma odierno che prevedeva le visite a diverse scuole delle cosiddette banlieus ( quartieri periferici ultra degradati) alla periferia di Dakar, che recentemente hanno subito allagamenti di gravi proporzioni, tali da rendere inagibili situazioni abitative e non solo. La realtà, pur nella tragicità comune di case ancora completamente allagate dopo un mese dalla fine delle piogge, si è presentata a noi sotto due diversi aspetti: nella prima scuola un gruppo di donne ha preso in mano la situazione  per far fronte a ciò che le istituzione mai avevano intrapreso, maggiormente in questa ultima tragica situazione. Si sono costituite in una sorta di mutuo soccorso e con un piccolo contributo economico frutto di autotassazione hanno ripristinato la scuola allagata, riverniciata e  soprattutto si sono dotate di una idrovora per aspirare l’acqua dall’interno delle case. Il comune, in questa situazione, ha stanziato fondi per litri e litri di benzina, ma le motopompe sono rimaste silenziose perché solo poche gocce del prezioso liquido sono veramente arrivate a chi ne aveva bisogno. H.H.P.P. ha riempito immediatamente due taniche di benzina da litri venti donandole a questa coraggiosa comunità.
Caramelle, giocattoli, vestiti,  palloncini, cappellini e quant’altro portato dall’Italia è stato distribuito ai piccoli presenti per la gioia loro e delle proprie madri.
Per contro, nella seconda visita, in una zona della periferia che fino a poco tempo fa era semplicemente campagna e che in questi ultimi anni è cresciuta smisuratamente per il sopraggiungere di migliaia e migliaia di persone col sogno del miraggio cittadino, un numero considerevole di persone vive in ambienti malsani ed in promiscuità con animali più o meno da cortile e senza la benché minima volontà di migliorare la situazione. Bambini sporchi, malvestiti che sono stati capaci solo di spintonarsi fra di loro ed assalire noi volontari come cavallette per accaparrarsi un regalo od una penna che comunque erano destinati solo a loro. Anche Papa, la nostra guida senegalese, ad un certo punto ha ritenuto di farci rientrare perché la cosa non appariva più gestibile. Scoraggiati ma cedendo di fronte alla dura realtà ci siamo incamminati verso la nostra auto con i bambini aggrappati materialmente a noi, durante il cammino ed all’auto quando eravamo in marcia. Il nostro allontanarsi è stato accompagnato dalle loro grida continue di :- Argent!!!! Argent!!!.  Rattristati da questa esperienza siamo rientrati in albergo programmando per domani l’incontro con Padre Pier Franceso e la successiva visita dei villaggi a nord verso il celeberrimo Lac Rose ( Lago Rosa).
Qui siamo nella melma senegalese  a voi asciutta Italia!



Domenica 8 Novembre 2009
Questa mattina il primo tuffo nella realtà senegalese l’abbiamo avuto nella locale “patisserie” , l’equivalente del nostro “ Pellegrini di Montecatini” , con un’abbondante colazione a base di croissants e altre delizie africane alla frutta e cioccolato, accompagnate da fresche spremute d’arancia e cafè au lait. Rifocillati, siamo partiti alla volta della Parrocchia di S:Maria Immacolata, dove abbiamo incontrato Padre Pierfrancesco insieme al quale abbiamo gettato le basi per una possibile futura missione sanitaria nella località di Koungheul, al confine con lo Stato del Gambia. Abbiamo presenziato alla Santa Messa, al termine della quale siamo partiti verso la nostra mèta domenicale: i poveri villaggi nei pressi del Lago Rosa, famoso a livello internazionale quale punto di arrivo in passato del mitico rally Parigi-Dakar.
Ci aspettava un amico fraterno della nostra guida Papa, famoso venditore di oggetti di antiquariato africano, che ci ha accompagnati in un piccolo villaggio  che sembrava adatto ai nostri scopi umanitari.
Ci siamo sistemati all’ombra dell’unico grande albero presente nell’unica piazza tra le numerose misere abitazioni. Lì abbiamo aperto le nostre valigie colme di ogni ben di Dio, ed iniziato a preparare palloncini e a distribuire i regali ai bambini.
La nostra vantata organizzazione nella distribuzione è andata a farsi benedire ben presto, sopraffatta dalla esagerata e disordinata affluenza di bambini e mamme, tutti avidi di accaparrarsi qualsiasi cosa estraessimo dalle nostre valigie. Roberto, Paolo e il Dr George a ciclo continuo gonfiavano palloncini d’ogni sorta, ma le mani protese dei piccoli superavano ogni record di velocità. Cinzia inondava la piazza di bolle di sapone, nel vano tentativo di distrarre i bambini; Rita addolciva gli astanti distribuendo caramelle e chupa-chups. Anche Papa, nonostante la sua autorità, non è riuscito ad evitare che l’ondata umana più simile a delle cavallette, ci circondasse fino a metterci letteralmente con le spalle al muro. Tutto ciò ci ha creato un grosso disagio obbligandoci a ripiegare nostro malgrado prima del programmato. Per consegnare i vestitini con serenità, ci siamo “rifugiati” nella casa di una figura rappresentativa locale, la moglie del capo villaggio; lei ha preso in carico tutto quanto, impegnandosi a ridistribuirlo equamente ai più bisognosi.
Dopo pranzo, relax sulle amache per Roberto e il Dr George, e nelle famose calde acque salate del Lago Rosa (che per le abbondanti piogge si presentava di un colore marroncino e schiumoso) per Cinzia, Rita e Paolo.
Prima del rientro Rita e Roberto non hanno voluto rinunciare all’avventura sulle dune; perciò sono saliti in groppa a due scalcinati dromedari (pieni di zecche!) che li hanno  scorrazzati fino all’Oceano Atlantico; i nostri volontari riferiscono che alla sommità della duna, si è presentata ai loro occhi uno spettacolo inimmaginabile: la visione del deserto che si perde nell’oceano.
Durante la strada del ritorno, breve sosta a casa della sorella di Papa, e qui finalmente con tranquillità abbiamo potuto goderci l’attenzione dei bambini del quartiere presenti e consegnare loro gli ultimi regali rimasti.
Tuffati di nuovo nel caotico traffico di Dakar nell’orario di punta per il rientro serale, ci siamo intrattenuti con canti ed inni italiani e senegalesi. Il meglio di noi però è venuto fuori quando, in occasione di una sosta forzata per gonfiare i pneumatici, abbiamo inscenato una coreografia sulle note del mitico Geghe-Gè di Rita Pavone. Siamo stati così coinvolgenti da travolgere nella danza anche lo stesso gommista  oltre ai residenti .
Certo questa H.H.P.P. è una vera forza …
Domani  partenza ore 06,00 destinazione Touba.
Perciò buonanotte a tutti dal caldo Senegal !     



Lunedì 9 Novembre 2009
La giornata odierna è iniziata ufficialmente alle ore 5,15 a.m. quando le sveglie dei volontari H.H.P.P. hanno iniziato a suonare. In realtà la notte era stata molto agitata dal momento che, essendo andati a letto solo dopo mezzanotte ( avendo cercato invano di inviare in Italia il diario di domenica) il timore di cadere in un sonno troppo profondo ci aveva impedito di goderci il meritato riposo.
Abbiamo caricato su due fuoristrada i medicinali acquistati dal deposito della farmacia Nazionale di Dakar e gli strumenti sanitari portati dall’Italia e destinati al Pronto Soccorso dell’Ospedale Matlaboul Fau Zedini (“la chiave del paradiso”) di Touba, finanziato integralmente dalla comunità Senegalese residente in Italia.
Partenza alle 06,00 a.m. con il cielo ovviamente buio ma con la strada già molto affollata da uno sciame di persone che si accingevano ad andare al lavoro.
Finalmente dopo 5 ore di viaggio in uno spettacolo della natura ricco di alberi di baobab a perdita d’occhio e piantagioni di Karkadè ( bissap ), autarchici fiori dai quali si ricava un infuso simil-caffè di uno straordinario color rosso porpora.
L’orizzonte sterminato non interrotto da alcun rilievo topografico ci ha pazientemente accompagnato per tutto il tragitto.
La città santa di Touba, capitale dei Murid, si è presentata ai nostri occhi con una selva di minareti dominati dall’alta torre religiosa della grande Moschea.
Accolti dai rappresentanti della comunità locale, siamo andati all’Ospedale, mèta della nostra azione sanitaria.
Qui, nella sala delle conferenze, i responsabili tecnici, politici e religiosi della struttura sanitaria hanno tenuto una conferenza stampa, illustrando la situazione del complesso fin dalla sua nascita. Anche il Dr George, invitato a parlare, con il suo scolastico francese restaurato per l’occasione, ha motivato lo scopo e i fini della presenza di H.H.P.P. anche in terra senegalese.
Terminata la conferenza, ripresa da radio e tv per la diffusione nazionale e satellitare, è iniziata la visita vera e propria nei vari reparti. Il Dr George, nella “ sordiana “ veste del Prof Dott Guido Tersilli, insieme al Direttore Sanitario, al Tesoriere, al Senatore, alle autorità religiose, ai Primari, ai Medici, agli Infermieri e con l’essenziale costante presenza dei volontari dell’Associazione, esplorava stanza per stanza i vari padiglioni ricevendo dai rispettivi responsabili richieste di apparecchiature e materiale sanitario di consumo di vario genere. Roberto nella veste di Segretario Ufficiale, prendeva accuratamente nota di ogni richiesta. Al termine, consegna ufficiale di tutto il materiale, foto di rito e saluti istituzionali.
L’ impressioni che hanno ricevuto i volontari di H.H.P.P.  di questo ospedale che ha solo quattro anni di vita, è di una decente struttura sanitaria dal lato organizzativo inserito in un contesto strutturale apparentemente pluri decennale. Porte interne arrugginite alla base, muri con la vernice esfoliata, mattonelle crepate od assenti, apparecchiature sanitarie comprate nuove quattro anni fa ma obsolete già prima della consegna, ma il nostro cuore umanitario ha ripreso a batter forte vedendo l’entusiasmo sincero del personale operante, molto giovane tanto che il dottore più anziano ha la veneranda età di quarantasei anni.
Dopo il pranzo, iniziato alle ore 16.30, via di corsa per non perdere l’appuntamento con la massima autorità religiosa di Touba, il Kaliff dei Murid, l’equivalente a Sua Santità il Papa per la religione cattolica, da lui stesso richiesto nei nostri confronti. Intanto, appena arrivati,ci è stato riferito che il Kaliff era occupato ed al suo posto sarebbe stato presente il fratello nella veste di Segretario Personale (il Camerlengo della situazione). Ci siamo rispettosamente tolti le scarpe prima di entrare nel luogo deputato all’incontro, le donne si sono coperte “il petto el crine” e tutti insieme ci siamo accomodati su dei caldissimi divani di pelle ( umana?) in un ambiente di circa metri 3 per 4 dove erano presenti esattamente ventiquattro persone! Caldo soffocante, dopo ripetute attese di cinque minuti in cinque minuti, dopo un’ora esatta abbiamo deciso di declinare l’invito anche se molto prestigioso. La dignità personale è un valore che qualsiasi religione deve rispettare ( Dr. George). Dopo questa esperienza siamo rimontati in macchina ed essendo già arrivati all’imbrunire ci è stata impedita anche la visita alla grande moschea. Ancora in sei sul fuoristrada con Paolo appollaiato in bauliera al posto dell’alano, con la guida non troppo spericolata del nostro autista Papa lungo una strada super accidentata ci siamo fermati per una veloce cena a Thiès a circa settanta kilometri da Dakar.
Molto stanchi andiamo a letto in attesa della giornata “doppia” di domani.
Dal caldissimo Senegal a voi Italia



Martedì 10 Novembre 2009
Uno splendente caldo sole senegalese ha inondato le nostre camere fin dal primo mattino ed i volontari di H.H.P.P. , dopo la faticosa giornata trascorsa a Touba, si sono concessi il risveglio e la subitanea colazione alle 8,30. Subito dopo sono partiti per fare visita al Villaggio Artigianale di Soumbedioune, una struttura situata lungo il mare con una miriade di negozietti e vicoli intersecanti fra loro dove una moltitudine di venditori e di artigiani lavoranti dal vivo, produce, promuove e vende direttamente i propri prodotti. E’ stato un continuo di richiami in un italiano storpiato dalle inflessioni dialettali dei tanti immigrati in Italia, un essere fisicamente tirati per i vestiti per convincerci ad entrare in quei minuscoli negozi per cercare di farci comprare qualcosa di artigianato locale e non. Ci siamo divertiti a interpretare al massimo la tradizione senegalese della contrattazione, per cui un prodotto che inizialmente ha avuto richiesto un prezzo di acquisto di 50 € è stato poi venduto per  1 €!! Ognuno di noi ha riportato a casa un piccolo ricordo della realtà di vita che ci ha sconvolto in questa breve missione conoscitiva di H.H.P.P. nella terra del Re Leone. Terminati gli acquisti siamo andati velocemente all’imbarcadero del porto di Dakar da dove abbiamo preso il traghetto per andare all’isola di Gorè, il piccolo appezzamento di terra a poche miglia dalla costa, da dove partivano le navi dei negrieri cariche di schiavi africani destinati alle Americhe. Ambiente veramente unico e suggestivo, dove abbiamo pranzato in un piccolo decente ristorante lungo il mare, subendo anche qui il solito assalto di venditori ambulanti che volevano venderci di tutto. Alla fine del pranzo, mentre stavamo aspettando il caffè, ecco avvicinarsi alcune donne con l’intenzione di venderci delle collane locali. Roberto ne ha acquistate una certa quantità per fare proselitismo dell’Associazione fra i propri clienti, e mentre lui stava contrattando sul prezzo di acquisto, ecco avvicinarsi una donna di circa 25 anni ( che ci ha detto poi di chiamarsi Amina ) nel classico vestitone tradizionale che nascondeva, neanche tanto, una rilevante prominenza a livello addominale. Il duro Paolo, anche se per niente interessato all’acquisto delle varie collane, appena notato ciò, le ha dato una cifra in denaro, senza voler nessuna merce in cambio, “per il bimbo che porti in pancia“ ! La ragazza ha sorriso, ha annuito ed ha preso “l’argent”. Il cuore duro del Dr George, notata questa scena e colpito anche lui dall’aspetto chiaramente gravido della ragazza, le ha dato la ragguardevole somma di 2 $ US per il bimbo, anche lui senza niente in cambio. La ragazza ha ripetuto la stessa scena di prima, e mentre i sentimenti di tutti gli altri volontari che avevano preso parte alla scena raggiungevano l’apice della solidarietà, ecco che un movimento brusco di Amina fa rilevare che sotto il vestito non c’era la prominenza di una gravidanza, ma un bel marsupio atto a raccogliere i soldi guadagnati nella giornata. La scena è stata talmente da “scherzi a parte” la ragazza è stata subito dopo talmente simpatica da accaparrasi la simpatia di tutti noi , tanto che al ritorno sul battello, ci ha raccontato la propria vita, ci ha detto di avere due bambini e di vivere con loro nella banlieu di Pikine; ha lasciato a Paolo il proprio numero di telefono “cellulare” per chiamarla quando torneremo la prossima volta. Il tutto è stato talmente spontaneo e coinvolgente che invece di farci arrabbiare pesantemente, ci ha regalato un momento di spontanea serenità.
Non altrettanto possiamo dire dell’esperienza del pomeriggio, quando siamo andati all’appuntamento fissato con il Sindaco della Municipalità di Mèdina , il nostro partner per le prossime missioni sanitarie di H.H.P.P. in Senegal.
Nella sala consiliare con il Sindaco ed almeno altre 15 persone funzionari con le cariche più varie, abbiamo ancora una volta toccato con mano quanto in Africa sia superpesante la burocrazia e la prepotenza della politica che vuole solo fare in modo di apparire per poi accaparrarsi tutto il merito di quanto di positivo è stato realizzato. Saluti e ringraziamenti da parte di tutti con discorsi kilometrici , buone intenzioni proferite da parte di tutti , ascolto con attenzione del discorso del Dr George che ha ribadito che l’Associazione H.H.P.P. non è né lo Stato Italiano, né lo Stato Senegalese, né una banca, per cui ha bisogno di un partner affidabile per poter venire ad effettuare le proprie missioni sanitarie in loco. Tutti i notabili politici e religiosi annuivano ed al termine foto di rito e firma di un protocollo di intesa fra il Comune di Mèdina e il nostro amico Dia Papa, rappresentante del CASTO ( Coordinamento Attività Senegalesi in Toscana). Fin qui tutto come da copione, ma quando finita la cerimonia ufficiale ci siamo intrattenuti con la Dr.ssa Amy ML KANE - Responsabile dell’Ospedale Pubblico di Mèdina e con il giovane Dr  Moustapha GUEYE Direttore dell’Ospedale della Fondazione Elisabeth Diouf, sono state confermate le nostre preoccupazioni. La Dottoressa con un filo di voce , per non farsi sentire dagli astanti, ci ha detto di essere molto preoccupata, di non credere affatto che sarà possibile che possa ricevere alcun aiuto perché in questa terra i politici fanno progetti faraonici(per poter raccogliere voti alle elezioni) e poi non mettono in pratica nulla. Alla nostra raassicurazione che al nostro ritorno noi andremo a lavorare nel suo Ospedale con i vari Medici e Volontari e inizieremo anche in Senegal quello che di sanitario già abbiamo fatto nel resto del mondo, si è un po’ rassicurata, ma non troppo. E’ stato veramente commovente quando al termine della consegna dei regali da parte del Sindaco a tutti noi, il Dr George ha regalato alla Dottoressa un apparecchio della pressione e un fonendoscopio ed al giovane Dottore un fonendoscopio ed una scatola di termometri al mercurio. Tutti e due non stavano più nella pelle per i doni ricevuti e la Dottoressa ci ha detto che stava tuttora lavorando in Ospedale senza un apparecchio della pressione affidabile. Gli occhi le si sono ricolmati di gioia e noi tutti siamo stati molto felici di ciò. Quando poi abbiamo scaricato dalla macchina le due valigie con i medicinali e il materiale sanitario di consumo che avevamo portato al seguito, la gioia dei due Sanitari ha toccato il culmine ! Vedere il loro entusiasmo spontaneo e completo per quelle scatole di farmaci importantissimi per poter aiutare i loro pazienti e che abitualmente non possono elargire, non avendoli a disposizione, è stato un momento umanitariamente molto coinvolgente. La difficoltà è sorta quando il Vice Sindaco, il Dr Bacabar KANE  ha chiesto di sistemare tutto il materiale nel proprio studio, che lo avrebbe fatto controllare da una apposita commissione sanitaria del Comune, per poi distribuirlo. La Dottoressa e il Dottore sono ripiombati nello sgomento più completo, ma questa volta, con il coraggio dato loro dalla nostra presenza, si sono rivolti a noi e tutti siamo andati dal Vice Sindaco, ci siamo fatti pubblicamente e ufficialmente promettere che tutti i farmaci sarebbero stati suddivisi fra loro due sanitari, ed abbiamo fatto a conferma di ciò una documentazione fotografica con tutti i partecipanti e le medicine. Siamo rimasti d’accordo che fra qualche giorno ci sentiremo con loro via e-mail per avere la conferma che tutto sia andato come programmato.
Al termine di questo diplomatico - estenuante pomeriggio, siamo tornati in albergo, per cenare , mettere insieme tutte le nostre cose da portare in Italia e prepararci per la partenza alle ore 01,00 di domani 11 Novembre 2009.
Momentaneamente la nostra avventura in Senegal si ferma qui , e con molta gioia si torna in Italia !       



Mercoledì 11 Novembre 2009
Il viaggio aereo di ritorno è stato apparentemente molto più breve di quello dell’andata forse, o meglio sicuramente, perché i 6 missionari targati H.H.P.P. erano talmente stanchi delle emozioni intense e delle frenetiche giornate trascorse in terra senegalese, che le due tratte aeree necessarie a tornare a casa, sono trascorse in un dormiveglia continuo di tutti loro.
Alle 12,20 dopo la scalo a Casablanca come era avvenuto all’andata, siamo arrivati alla nostra mèta definitiva di Bologna dove ci aspettava il solito mitico amico Maurizio che con il consueto minibus messo generosamente a disposizione anche per il ritorno dalla Ditta Sedoni di Pistoia, ci ha accompagnati alla mèta finale della conclusione di questa avventura in terra africana.
Arrivo regolare e saluti affettuosi per tutti dai rispettivi familiari venuti a riprenderci per portarci a casa, ed eccoci, come sempre accade al ritorno dalle missioni di H.H.P.P., a registrare sul diario quotidiano le impressioni dei partecipanti:

CINZIA
Dopo quasi due anni dalla Missione in Kenya, ecco di nuovo l’AFRICA, il SENEGAL, con i suoi colori, la sua natura; paese mèta di opulente turismo, ma per noi ben altro …
Questa volta lo scenario è stato il caos ed il degrado della città di Dakar, con le sue periferie ( banlieux ) più che degradate, con la realtà dei Marabù che hanno in mano l’educazione dei giovani, peccato che sia l’educazione all’ACCATTONAGGIO.
Eh sì !!! qui è una realtà; i giovani trascorrono un periodo della loro vita in piccole comunità sotto la guida di giovani Marabù che, oltre al Corano, mettono in mano dei bimbi le ciotoline per chiedere l’elemosina lungo le strade. NO COMMENT !
Meno caotica la città Santa di Touba, luogo di “ privazioni “ : qui non si beve, non si fuma, non si balla, non si ascolta musica, e chissà cos’altro “ NON SI FA “.
Come al solito è stato un bel gruppo, per me tutti nuovi compagni a parte il Dr George con il quale ho già piacevolmente condiviso 4 missioni. Ognuno di loro è servito a condire in modo diverso questa esperienza e a dare diversi sapori a questo viaggio, compresa la nostra guida senegalese, Papa, che ci ha fatto ben comprendere molte realtà di questo paese.
L’Africa ha sempre un grande fascino come grandi sono i Baobab e colori forti come forte è il colore dei fiori di Karcadè.
Grazie naturalmente alla mia famiglia che come al solito mi supporta e mi spinge in queste iniziative.
Vera TOUBAB (bianca) che spera di tornare presto in Africa.

PAOLO
Senegal 5-11 Novembre 2009 : missione esplorativa
Di positivo ho conosciuto due persone da guinnes: Cinzia e Roberto, la prima per attenzione e sagacia, il secondo per la comunicativa che va oltre ogni lingua.
Per il resto la missione ha confermato le mie opinioni. Sì ! Opinioni sul Senegal ed i senegalesi, opinioni sul Dr George e sulla mia Rita.
E’ imbarazzante per noi europei vedere adulti che pur avendo comportamenti da XIX secolo molto diversi dai nostri, vivono una loro superiorità illusoria. Adulti che giocano a fare i politici, non realizzando niente per la “ polis “ ma bensì coprendosi di parole e parole che come un bozzolo li racchiude lontano dal mondo reale. Questo bozzolo non produce alcuna farfalla né nient’altro di piacevole. Ha prodotto una casta con grandi auto ed uffici dalle porte imbottite; tutto ciò gli abitanti di Piguine non l’avranno mai, e questa è solo la disparità della vita, ma non lo capiranno mai, tanta è la distanza “ materiale “.
Le distanze ? Vedere un Senatore della Repubblica prostrarsi fisicamente al cospetto del Gran Marabù, vedere i Dottori di Ospedali temere gli amministrativi, i burocrati, i religiosi, i politici, quasi non capissero che la Sanità sono loro, l’Ospedale sono loro che si confrontano direttamente col paziente e con i problemi quotidiani.
Distanza fra  bambini e fetide scuole craniche e scuole private ben pulite e organizzate.
Distanza fra l’Italia e il Senegal.
P.S. La mia opinione sul Dr George non cambia: è un uomo d’altri tempi, signore nell’anima e nell’aspetto.
P.S. del P.S. Forza Liberia !

PAPA
E’ volato troppo in fretta il tempo; non sembra che siamo stati una settimana per me che ero abituato a fare molti viaggi nell’ambito della Cooperazione.
Questa volta ho fatto una cosa molto diversa, un’esperienza nuova ma molto ricca, dove ho potuto collaborare con un gruppo speciale.
Il nostro viaggio mi ha fatto scoprire una faccia del mio paese che ho potuto approfondire per la prima volta; insieme al gruppo abbiamo condiviso gioia e difficoltà con la cittadinanza dei posti in cui siamo stati e la cosa che ho notato e che leggevo negli occhi della gente era una luce di speranza. Ma purtroppo ho potuto notare la difficoltà burocratica che penalizza la mia Africa.
Questa missione è stata una goccia d’acqua nell’oceano ma ha creato un nuovo ponte fra l’Italia e il Senegal, fra H.H.P.P. e i Medici Senegalesi, ma soprattutto fra uomini e donne; per me è stato un arricchimento sul cosa vuol dire dare una mano senza sentirsi superiore.
Abbiamo seminato una pianta e dobbiamo annaffiarla per farla crescere.
Ringrazio H.H.P.P. per l’esperienza bella che ho potuto condividere con loro.

RITA
Pescia 11.11.09
Sono contenta dell’ H.H.P.P. che mi è apparsa adeguata alle esigenze: la nostra Associazione è duttile, al contrario delle istituzioni senegalesi; ma il Senegal comprende anche i giovani Dottori di Touba, la dolcissima Dottoressa di Mèdina e l’altro giovane Medico della Fondazione: tutti loro fanno ben sperare !!!
Per me che ero stata nel sud rurale del Senegal, le banlieu così povere e degradate mi hanno aperto una finestra su di un paese più bisognoso che mai.
Ma collaborare con questi politici è difficile, quasi ostile. Solo il Dr George può sopportare situazioni così avverse senza farsi vincere dalla rabbia, ma lasciandosi dominare solo dal suo spirito umanitario.
Grazie a tutti i componenti di questa missione. Ho due nuovi amici, Cinzia e Roberto, con i quali sono stata ottimamente!

ROBERTO
Anche questa missione purtroppo volge al termine come tutte le cose belle della vita.
Questa per me è stata la terza e quello che mi sento di dire è che nella vita tutti dovrebbero provare a fare un’esperienza simile. Dico simile, perché ogni missione è unica, diversa, indimenticabile. Ti permette di capire meglio la tua vita, di apprezzare quello che hai e di aprirti agli altri. Forse nella scelta di affrontare una missione e lasciare la famiglia un pizzico di egoismo c’è, ma è ampiamente giustificato dalla generosità che ognuno di noi riesce ad esprimere in queste occasioni dove tutto si fa senza pretendere e desiderare niente in cambio, se non la felicità delle persone con le quali vieni a contatto in questa realtà.
Ho condiviso tutto ciò con degli amici stupendi; non sto a nominarli tutti perché i loro nomi sono già stati riportati più volte in questo diario. Amici, che con l’eccezione del "GURU" Dr George, ho incontrato per la prima volta e che fin dal primo giorno me li sono sentiti amici da sempre. Grazie ragazzi!
Questa ricarica di energia che mi avete trasmesso, resterà dentro di me fino alla prossima missione.
Non sono ancora arrivato e già penso a Gennaio, alla "Liberia". Non mi sarà mica davvero venuto il mal d’Africa?

DR GEORGE
Tutte le volte che giungo al termine di una missione umanitaria mille e più mille sono i sentimenti che affollano il mio cuore, sostenuti dalle forti immagini di reale vita miserevole che anche questa volta ho dovuto conoscere. Orgogliosamente mi sento di affermare che anche questa volta H.H.P.P. ha svolto a pieno il compito prefisso, e tutti gli sforzi profusi per cercare la possibilità di poter aiutare il maggior numero possibile di questi sfortunati abbandonati da tutto e da tutti; sono fermamente convinto che in un prossimo futuro tutti gli sforzi per superare oggi le difficoltà incontrate, daranno la possibilità ai fortunati protagonisti delle missioni operative di vedere realizzato il nostro comune desiderio di solidarietà. Ovviamente tutto ciò è stato possibile solo attraverso la condivisione di obiettivi comuni con il nostro amico senegalese, l’entusiasta Papa che tanto si prodiga per far sì che i propri connazionali in Patria possano godere  di un miglioramento delle proprie condizioni di vita, così come lo stato per lui qui in Italia. Ed ai miei favolosi e fantastici amici umanitari voglio dire grazie, grazie, mille volte grazie per tutta quella carica che solo il loro sincero e disinteressato sentimento ha saputo infondere. Insieme a loro e a tutti quelli che in futuro spero vogliano condividere questa fantastica esperienza, sono certo che potremmo realizzare qualcosa di veramente importante per chi ha tanto bisogno di aiuto. Grazie anche per tutto quello che avete dato a me; solo la vostra costante vicinanza ha permesso di poter affrontare e cercare di risolvere i numerosi e variegati ostacoli che si sono frapposti alla nostra opera. La famiglia umanitaria di H.H.P.P. cresce costantemente grazie a voi, alla vostra esperienza ed al vostro importante esempio. Ci siamo stancati tanto fisicamente, abbiamo avuto momenti di difficoltà seria nel tentativo di dialogare con chi cercava di raggiungere ben altri scopi dalla nostra presenza in loco, ma come avete visto il condividere un obiettivo comune è la forza per superare tutti gli ostacoli. E la gioia sincera negli occhi dei due Medici di Mèdina è stata sicuramente per tutti noi il più bel dono che questa missione ci abbia potuto elargire.
Ancora tanto resta da fare, ancora tante realtà vecchie e nuove attendono il nostro comune entusiasmo, e solo il desiderio di tutti di vedere sempre di più realizzato per il modo il SOGNO UMANITARIO DALLA VALDINIEVOLE NEL MONDO è il bel dono che queste missioni ogni volta regalano a noi.
Un ultimo ringraziamento a tutti coloro che con aiuti grandi o piccoli sono vicini alla nostra comune Associazione con l’augurio per tutti noi di vedere sempre più numerosi i sorrisi nei volti dei bambini che incontriamo ogni volta.