8° in India-Feb 2008

Dal 06.02.2008

Obiettivi:
Attività sanitaria che si realizzerà attraverso lo svolgimento delle visite mediche e la somministrazione gratutita di medicinali, verifica ed aggiornamento delle schede dei bambini per il progetto Jeevan di adozione a distanza, distribuzione di beni di prima necessità.

Partecipanti:
Medici: Dr. Giorgio Martini – medicina generale; D.ssa Maria Ludovica D'afflitto, Dr.Norberto Dalloni, Dr. Massimo Lupi, – pediatri
Volontari: Giovanni Farnocchia, Roberto Ricci, Elisabetta Sarti, Antonio Zei

DIARIO GIORNALIERO


13 Febbraio 2008
La giornata è iniziata con il commiato dagli orfani dell’Assisi Baby Sadan; alle 7,30 erano già tutti ben svegli e pronti a sommergerci di baci ed abbracci per salutare con il loro caloroso affetto la nostra partenza. Potete immaginare la commozione quando tutti insieme con le loro piccole manine  hanno salutato le nostre auto e ci hanno accompagnati con i loro sguardi pieni d’amore lungo la strada in mezzo alla piantagione di caucciù. Il viaggio verso la casa dei mendicanti è stato insolitamente silenzioso: nessuno aveva il benché minimo desiderio di parlare, ripensando nel suo cuore a tutti i momenti di affettuosa condivisione vissuta in questi giorni di soggiorno in terra indiana con questi 78 angioletti. Oggi ultimo giorno di visite alla casa dei medicanti. Solito incredibile affollamento di derelitti alla ricerca di un aiuto sanitario, dal più importante al più banale, ma sempre per loro essenziale. Anche oggi numerosi casi di dolori alle articolazioni e ai muscoli come residuo della febbre virale tropicale Chikungunya del Giugno-Luglio 2007, che ha portato a morte un numero considerevole di persone, e che ha reso invalidi al lavoro tanti di loro. Abbiamo ricontrollato i malati più gravi ai quali avevamo prescritto gli accertamenti più disparati, e presi accordi per i futuri importanti interventi chirurgici. Alle 15,30 terminate le visite, conteggiate con le Suore le spese programmate e con il Farmacista l’ammontare economico delle confezioni di medicinali indiani che ci sono serviti in questi giorni, siamo partiti alla volta di Cochin. In questa occasione i viaggiatori italiani erano solamente sette e non otto come all’arrivo, perché la Dottoressa Ludovica è rimasta ancora all’Assisi Baby Sadan per ulteriori 10 giorni. Colmi di commozione sono stati i saluti con tutti i nostri amici e collaboratori  di questi giorni, con le Suore che tanto ci sono state vicine e ci hanno aiutato, e con la nostra cara Dottoressa, nuovo acquisto della famiglia “medica” di H.H.P.P., che ha dato tutta la sua alta professionalità e umanità al servizio del comune scopo umanitario.Terminati i saluti, via lungo le strade indiane verso Cochin, sede dell’aeroporto internazionale da dove, l’indomani mattina, alzandoci alle ore 4 e 45, partiremo per l’Italia.
Al termine della missione, ecco come di consueto le impressioni a caldo dei partecipanti stessi, i neofiti ed i veterani.

LUDOVICA
Un’esperienza assolutamente sconvolgente che ci fa rendere conto di quanto bisogno c’è di cure, assistenza e soprattutto denaro per far fronte a queste esigenze. Questa è per me la prima missione, ma sicuramente sono disposta a farne altre per portare almeno un po’ di conforto, oltre all’aiuto medico di cui sono capace.

ELISABETTA
Ci sono posti il cui richiamo è irresistibile, posti in cui tornare sembra la cosa più naturale del mondo; posti dove una volta arrivato rimani sospeso tra terra e cielo, il tempo si ferma e tu hai modo di ascoltarti e di ascoltare tutto l’amore che riesci a dare e a ricevere… è incredibile come tutto questo riesca ancora a sorprendermi. Ci sono occhi, nomi, sorrisi, abbracci, che rimangono scolpiti nella parte più profonda del cuore, indelebili!Tutto questo sono per me le magnifiche oasi verdi dell’Assisi Baby Sadan e di tutti gli altri orfanotrofi dove torno già da tre anni. Come ogni oasi però tutto intorno… il deserto; un deserto di povertà, di situazioni disperate. Difficile lasciarsi scivolare addosso un bambino di 5 chili che a maggio compierà tre anni oppure un “ospedale” per il quale non riesco nemmeno a trovare degli aggettivi sufficientemente chiari per descrivere l’angoscia che suscitava oppure le storie infinitamente tristi dei bambini in adozione. Anche questa volta quindi sentimenti contrastanti che cerco di acquietare pensando che una bambina che per mancanza di soldi attende dal 2004 di essere operata al cuore, rischiando la vita ogni giorno, fra poco potrà stare meglio. Forse per l’India abbiamo fatto poco o niente, ma sicuramente per la piccola abbiamo fatto tanto, così come per le altre persone per cui H.H.P.P si è impegnata a sostenere interventi, accertamenti, cure. Anche se la nostalgia è già forte torno in Italia soddisfatta per il lavoro svolto e per il gruppo con cui sono stata veramente bene. Grazie a tutti.

GIOVANNI
Certamente le impressioni sulla missione non possono essere che positive; gli otto giorni trascorsi con i miei otto compagni di avventura, dei quali solo due conosciuti, vissuti in condizioni climatiche pessime (caldo e umidità altissima) con una intensità per me inconsueta essendo abituato a lavorare con ritmi molto più blandi, sono volati via lasciando però dietro di loro un meraviglioso senso di appagamento e di felicità per quello che abbiamo compiuto, tali da far passare in secondo piano la stanchezza ed i notevoli disagi affrontati durante la missione. La gioia dei bambini che ci hanno accolto ogni volta con canti e balli, la felicità per i piccoli regali che avevamo portato loro (palloni, penne, pupazzetti) e la grande e assoluta riconoscenza che riuscivamo a leggere nei loro volti per quello che stavamo facendo, sono cose che non hanno prezzo, che nessun piacere al mondo potrà mai superare e da sole bastano a ripagare tutti i sacrifici che ci è costata questa missione. Ci siamo portati via dall’India questo grande bagaglio di sensazioni, di sentimenti positivi che ci aiuterà ad affrontare nuovamente il tran-tran della nostra quotidianità con i tutti quegli scogli  e intoppi che si interpongono davanti a noi. Oltre a ciò è forte anche la consapevolezza di aver fatto molto dal punto di vista sanitario; le tante visite effettuate, le medicine e le vitamine dispensate ai tanti bisognosi che ogni giorno incontravamo sicuramente serviranno a salvare qualche vita umana o perlomeno ad alleviare la sofferenza di molte persone. Pur essendo un novizio in questa associazione, vorrei concludere esprimendo un appello a tutti gli uomini di buona volontà che hanno, come me, avuto fino ad oggi motivi di riluttanza, timori per l’ignoto che li aspettava; l’invito è di abbandonare tutte le loro paure dedicando un po’ della propria vita agli altri, ai nostri fratelli che hanno avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mondo (ma siamo sicuri che sia in fondo quella sbagliata?) ed entrare a far parte di quella schiera di persone, sempre però ancora troppo insufficiente, che si battono quotidianamente affinché si possa realizzare in un futuro (spero non troppo lontano), il principio cardine su cui si basa la Dichiarazione dei Diritti Umani che è anche la frase di apertura del nostro sito e sta li, come un ammonimento per noi: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza". Perché i sacrifici operati saranno sempre ricompensati da una gioia immensa per aver fatto del bene ad un proprio fratello; ma affinché ciò si possa realizzare dobbiamo sforzarci di vivere non solo la settimana durante la quale facciamo la missione, ma tutti i giorni della nostra vita rifacendosi sempre ai principi di  amore, rispetto per la libertà e soprattutto di solidarietà per i più bisognosi.

ROBERTO

Da un anno desideravo provare l’esperienza di un viaggio diverso, avevo avuto modo di seguire sul sito della H.H.P.P. le missioni precedenti e quando Antonio, a dicembre, mi ha lanciato l’amo, non ho avuto alcuna esitazione ad abboccare, e senza pensare di avvisare alcuno, gli ho detto un netto sì . E’ stata una sfida con me stesso … e non solo. Ora mentre mi trovo sll’aereo che mi riporta in Italia, devo dire che forse, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito non utile ma indispensabile. Questa esperienza mi ha toccato veramente come non avrei mai immaginato. Nello stesso tempo sono rimasto sconvolto per lo stato in cui oggi, anno 2008, vivono o meglio … muoiono, esseri umani. Credo che questa esperienza debba essere vissuta almeno una volta da tutti. Sono sicuro che renderebbe il mondo migliore ! Un grazie lo devo al gruppo che per tutto il periodo è stato veramente eccezionale. A troppa gente ho detto arrivederci, e già mi mancano tanto…

NORBERTO
Da tempo pensavo ad una “missione” medica come ad una esperienza professionale ed umana importante. Aver avuto l’opportunità di effettuarla in India con l’H.H.P.P. Onlus, che da anni vi opera con straordinari risultati, mi ha consentito di dare un piccolo aiuto medico alle tante persone che ho incontrato, ma, certamente, mi ha arricchito di un’umanità singolare, che gli sguardi di tutti e soprattutto dei bambini, mi ha fatto conoscere.  Col tempo da questa esperienza, saprò trarre significativi insegnamenti che so mi saranno utilissimi, anche per la prossima missione…

MASSIMO
Questa è stata la mia seconda missione con l’ H.H.P.P. Se nella prima c’era stata la novità per questo tipo di esperienza, in questa c’è stata maggior consapevolezza e quindi anche maggiore intensità. C’è poco da dire,sono davvero esperienze belle. Faticose, ma belle. Te ne rendi conto quando vieni via, quando te ne torni a casa. Ho cercato di dare il massimo come medico e come uomo, consapevole che anche una piccola cosa, un piccolo aiuto, può avere un grande significato in chi lo riceve. Rimane l’amarezza e direi proprio la tristezza nel vedere quanti esseri umani siano sprovvisti dell’assistenza più elementare. Ma qui il discorso sarebbe lungo e, probabilmente, senza risposta. Perchè esistono queste cose ? Ad oggi non riesco a darmi nessun tipo di risposta. Per ora cerco e spero cercherò sempre, di dare il mio piccolo contributo. E basta. A volte anche un semplice sorriso può essere più importante di tante medicine. Ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di fare questa bellissima missione.

ANTONIO
Un nostro compagno di viaggio, alla sua prima esperienza, il secondo giorno di missione ha detto esplicitamente che tutto ciò che si presentava davanti a noi, sembrava impossibile esistesse, dovevamo per forza essere dentro un film! Non poteva essere vero tutto ciò! Non può esistere tanta dignitosa disperazione in una parte del mondo ancora oggi che siamo nel 2008! Questo purtroppo non è un gioco, non è un film, ma vita, vita vera ed ogni volta che torniamo in missione nei paesi più poveri del mondo, dove HHPP opera, ci scontriamo sempre con realtà agghiaccianti e così toccanti che ci sembrano quasi surreali… eppure sono vere! Ancora una volta abbiamo cercato, con tutte le nostre forze, di aiutare quante più persone possibile. Abbiamo portato aiuti sanitari ed umanitari, abbiamo stretto mani, abbracciato bambini, distribuito sorrisi e amore con tutto l’affetto che potevamo e con tutta la nostra energia. In cambio abbiamo ricevuto mille e mille volte tanto. La nostra è una piccola Associazione rispetto alle grandi Istituzioni mondiali, ma nel nostro piccolo ci sforziamo di fare sempre di più,  ogni volta! Madre Teresa di Calcutta diceva che non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare, bisogna fare anche cose piccole, ma con grande amore. E tutti noi che abbiamo partecipato attivamente e direttamente a questa esperienza abbiamo messo ogni nostro umano sforzo a disposizione degli ultimi, affinché, fosse possibile, almeno in parte, alleviare le loro sofferenze. Mai come in questa occasione mi era capitato di “fare i conti” con patologie cliniche veramente gravi. Bambini e adulti affetti da sindromi particolarmente rare, che si possono incontrare dalle nostre parti soltanto sui libri di medicina. E allora come non sforzarci ancora di più, affinché questi poveri pazienti siano portati in Italia dove potranno trovare personale medico altamente qualificato in grado di curare, se non completamente almeno in larga parte le loro malattie, al fine di permettere loro di vivere una vita migliore. Sarebbe impensabile non farlo! Cosa dire poi dei bambini dell’Assisi Baby Sadan e di tutti quelli incontrati negli altri orfanotrofi? E’ stato un po’ come tornare a casa, quella seconda casa lontana, ma al contempo così vicina da sentirla sempre presente, ogni giorno, in una parte del mio cuore. Ho rivisto i loro occhi… quante parole sanno dire. Ho risentito i loro abbracci… quanto calore danno. Ho di nuovo incontrato i loro sorrisi,,, quanta emozione infondono. Averli visti dopo tre anni, così cresciuti, così in buona salute, non ha che colmato di gioia il mio cuore e nessuna parola, nessun aggettivo, può esprimere pienamente quanto sia per me stato emozionante incontrarli di nuovo e quanto sia stato difficile “lasciarli” di nuovo alla nostra partenza, con la promessa però di tornare presto! Vorrei poi dire grazie a tutti coloro che hanno, in qualunque modo, contribuito alla realizzazione di questa splendida missione, ai miei compagni di lavoro, ognuno indispensabile nella propria funzione, che hanno lavorato duramente, senza sosta e senza limite affinché la missione riuscisse nel migliore dei modi. Amici ormai da vecchia data e amici nuovi, insieme un gruppo di lavoro stupendo, affiatato, instancabile, veramente felice  di vivere pienamente questa esperienza. Infine un grazie alla mia famiglia e sopratutto a Michela, che certo avrebbe voluto essere con me in India anche questa volta; con la sua forza e con il suo sostegno mi ha spinto a dare il massimo ogni giorno e se possibile ancora di più, perché  ognuno di noi non deve aver paura di avere il coraggio di aiutare chi soffre.

DR GEORGE
Si potrebbe pensare che per una persona come me che è alla sua 10° missione targata H.H.P.P., la partenza per un nuovo intervento sanitario ed umanitario nei paesi più poveri del mondo, sia diventata un’esperienza acquisita, senza tutto quell’entusiasmo  e quella eccitazione che caratterizza l’inizio di una nuova avventura di vita per chi intraprende per la prima volta questa strada. Credetemi dal più profondo del cuore se vi dico che non è così ! Può apparire incredibile, ma tutte le volte la partenza è ricchissima di apprensione ed ansia, lo svolgersi della missione vera e propria è carico di intensità emotive mai provate prima, ed il ritorno è sempre pieno di struggente nostalgia per tutti i saluti che sono stato obbligato a fare. Questa ennesima missione in India è stata sicuramente la più faticosa dal lato fisico, dato il caldo umido inclemente ed opprimente di questi giorni, ed ancor più dal lato emotivo, visti i casi gravissimi sanitari che si sono presentati ai miei occhi. Anche questa volta ho cercato di dare tutto me stesso e, se possibile, anche di più per aiutare tutti coloro che si sono rivolti a noi in cerca di un aiuto. Purtroppo a tutti non ho, non abbiamo, potuto dire di sì, e me dolgo molto, ma ahimè la realtà della nostra piccola Associazione non ci permette per ora di operare a grandi livelli numerici. Il dover negare un aiuto che la persona che ti sta davanti vede essenziale per la propria esistenza, è uno strazio per il cuore, ma anche un grande stimolo per continuare nel far progredire la realtà della nostra comune H.H.P.P. per permetterci di poter aiutare sempre più poveri che si rivolgono a noi. Anche questa volta si è ripetuta l’esperienza “miracolosa” dell’unità di intenti dei miei fantastici 7 compagni di viaggio: i nuovi adepti che conoscevo non certo in modo approfondito, anche questa volta si sono manifestati come persone fantastiche che mai si sono tirate indietro ad una qualsiasi fatica, mai hanno detto di no ad una qualsiasi iniziativa, mai hanno anteposto la loro stanchezza alle necessità che balzavano ai nostri occhi ogni momento delle nostre lunghe giornate. Il fraterno amico Antonio è stata la colonna portante ed l’insostituibile aiuto per tutto quanto è stato possibile realizzare; la dolcissima e sensibilissima Elisabetta la fonte e la dimostrazione di quell’amore per i bambini ed in generale verso tutte le persone sofferenti che,se condiviso da molti, farebbe certamente migliorare questo nostro mondo egoistico; il caro Dr Massimo, riflessivo ed irruente al momento giusto, apprezzato amico e professionista nella missione brasiliana, ha riconfermato ed ampliata la stima umana e professionale che ho nei suoi confronti; il sensibilissimo Giovanni, che con i suoi silenzi ricolmi di grande condivisione e partecipazione alle tragiche realtà delle popolazioni indiane, mi ha fatto scoprire in lui, che già conoscevo da anni, una persona di altissima umanità e voglia di fare, che spero di avere ancora accanto a me in missione tante altre volte; l’eclettica Dottoressa Ludovica, donna e professionista che mi ha stimolato un sentimento di grande stima e ammirazione per tutto quello che lei sa, che sono certo sarà un sostegno sicuro per l’H.H.P.P. ; l’ironico e riflessivo Dr Norberto, anche lui nuovo collaboratore medico attivo dell’Associazione, che ha dispensato grande professionalità nelle visite ai bambini ed agli adulti, e che con le sue barzellette ha rallegrato i nostri momenti più difficili di questi duri giorni di missione; lo spumeggiante e vulcanico Roberto, vera rivelazione di umanità e sincera e profonda partecipazione di questa missione, che ho visto enormenete coinvolto e turbato dallo scenario indiano e sul quale sono certo di poter contare molte altre volte accanto a me nella realizzazione del comune “sogno umanitario dalla Valdinievole del mondo”. Un ringraziamento finale a  tutti coloro che, in qualsiasi maniera, hanno contribuito alla buona riuscita di questa missione, alle nostre Suore Francescane che ci sono state vicine nella nostra opera come interpreti sensibili e ci hanno fatto sentire sempre a casa nostra, alla mia cara Beatrice che instancabilmente e amorevolmente mi sostiene in questa mia opera. Giorno dopo giorno, rientrando alle nostre case ed alla nostra realtà di vita occidentale, i ricordi cominceranno ad affievolirsi, i volti delle persone incontrate diventeranno meno nitidi nei nostri ricordi, ma sempre rimarranno impressi nei nostri cuori gli occhioni neri ricolmi di affetto di tutti quei bellissimi bambini che abbiamo incontrato, e la consapevolezza di aver regalato loro anche per poco tempo un momento di gioia strappando un sorriso sincero, è senza dubbio il premio più grande che ogni partecipante a questa VIII Missione di H.H.P.P. in India porterà sempre nel proprio cuore.