8° in India-Feb 2008

Dal 06.02.2008

Obiettivi:
Attività sanitaria che si realizzerà attraverso lo svolgimento delle visite mediche e la somministrazione gratutita di medicinali, verifica ed aggiornamento delle schede dei bambini per il progetto Jeevan di adozione a distanza, distribuzione di beni di prima necessità.

Partecipanti:
Medici: Dr. Giorgio Martini – medicina generale; D.ssa Maria Ludovica D'afflitto, Dr.Norberto Dalloni, Dr. Massimo Lupi, – pediatri
Volontari: Giovanni Farnocchia, Roberto Ricci, Elisabetta Sarti, Antonio Zei

DIARIO GIORNALIERO


11 febbraio 2008
Oggi siamo tornati, come programmato, alla casa dei mendicanti di Kanjirappally per effettuare il camp sanitario. Alle nove in punto abbiamo iniziato le visite mediche con le postazioni ormai consolidate. Durante la mattinata abbiamo vissuto momenti veramente impegnativi quando si sono presentati alla nostra vista casi a dir poco drammatici:un bambino di tre anni di età, alto 67 centimetri e del peso di soli cinque chili!!! talmente minuto che all’apparenza sembrava d’aver davanti un neonato di circa tre mesi di vita. Impossibile da immaginare; pensiamo che le foto possano solo in minima parte far percepire la nostra angoscia per questa realtà di vita. Non si tratta di denutrizione bensì di una patologia clinica molto grave: un importante deficit dell’ormone della crescita;
una giovane donna di trentaquattro anni affetta da insufficienza renale cronica conseguenza di una grave malattia autoimmune, con necrosi asettica bilaterale della testa del femore, deambulante soltanto grazie a sostegno di due accompagnatori; per entrambi i pazienti, bisognosi di terapie troppo complesse e costose per la nostra associazione umanitaria, ci siamo ripromessi di fare tutto il possibile affinché possano venire a curarsi in Italia. Non sarà semplice organizzare tali eventi sia dal lato amministrativo, per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie all’espatrio di queste persone e i loro accompagnatori, sia dal lato sanitario al fine di ospitarli nelle strutture sanitarie Italiane, non ultimo il problema del coordinamento logistico. HHPP con i suoi volontari e con il suo personale direttivo ogni volta sembra voglia intraprendere una nuova sfida per portare avanti con  forza il suo sogno umanitario nel mondo! I casi che si sono presentati oggi sono talmente complessi che ci sembra più agevole gestirli in Italia, dove troveranno strutture sanitarie altamente specializzate, piuttosto  che pensare di trovare una soluzione adeguata in India. La giornata è proseguita con un susseguirsi di richieste economiche per il sostegno di importanti interventi terapeutici (chemioterapie, interventi chirurgici, cecità di origine cerebrale per una bimba di 8 mesi di vita, trapianto renale, ecc) alle quali non abbiamo ovviamente potuto far fronte, trovandoci, pur a malincuore, a dover negare qualsiasi supporto economico a tali pazienti. Dopo la fine delle visite mediche, insieme alla nostra interprete infermiera Sr. Mariamma, siamo andati a visitare l’ospedale civile di Kanjirappally. Di nuovo abbiamo provato quella sensazione straziante che ti schiaccia lo stomaco e che in questi giorni di missione sembra non voglia lasciarci mai. La sporcizia, l’abbandono, la miseria, la povertà estrema, la desolazione, l’avvilimento e la rassegnazione erano ovunque e la facevano da padrone. Sembrava di vivere in un film dell’orrore! Muri dei reparti senza più intonaco, stanze stracolme di pseudo-letti rugginosi, con pezzi di gommapiuma putrida al posto dei materassi, pazienti ammassati, uno accanto all’altro, strumenti sanitari arrugginiti, guanti di gomma “monouso” lavati e stesi ad asciugare in un angolo del fatiscente pronto soccorso, come calzini in attesa di essere riutilizzati. Pazienti ammassati in due o tre su un’unica brandina all’aperto, riparati soltanto da un tetto fatto di vecchie tegole o rugginose coperture in metallo. Viene da pensare come sia possibile che questi poveri degenti possano trarre un minimo beneficio da una qualsiasi cura rimanendo sotto il caldo sole dell’equatore alternato a rovesci piovosi allucinanti in ambienti talmente insalubri e non idonei neppure come ricovero per animali!
La rassegnazione di queste povere persone si leggeva nei loro occhi e la percepivamo pienamente tutti noi al passaggio nelle pseudo-camerate: nessuno che abbia dato segnali di insofferenza alla vista di questi occidentali che con obiettiva curiosità ma profonda interna commiserazione e condivisione, attraversavano questi loro “rioni infernali”. Fortunatamente il ritorno all’Assisi Baby Sadan è stata l’occasione per rinfrancare, almeno in parte, il nostro spirito oggi così immensamente e completamente devastato da tanta povertà; tutti noi siamo diventati parafulmini umani di un affetto sincero e illimitato di questi orfanelli, dal momento che ognuno di noi ne teneva in braccio  almeno tre. Pur fisicamente ed emotivamente provati, ritrovarsi a sera intorno ad un tavolo per scrivere questo diario, ognuno con la consapevolezza di aver dato il meglio di se, ci ricarica di entusiasmo emotivo e forza fisica per intraprendere l’indomani con ancora più vigore e voglia di lottare per chi non ha alcuna speranza per il proprio domani! Qui India a Voi Italia… e la missione continua.