Obiettivi:
Attività sanitaria che si realizzerà attraverso lo svolgimento delle visite mediche e la somministrazione gratutita di medicinali, verifica ed aggiornamento delle schede dei bambini per il progetto Jeevan di adozione a distanza, distribuzione di beni di prima necessità.
Partecipanti:
Medici: Dr. Giorgio Martini – medicina generale; D.ssa Maria Ludovica D'afflitto, Dr.Norberto Dalloni, Dr. Massimo Lupi, – pediatri
Volontari: Giovanni Farnocchia, Roberto Ricci, Elisabetta Sarti, Antonio Zei
6 Febbraio 2008
Alle 5,45 esatte nelle case degli 8 volontari in partenza per la 8° Missione di H.H.P.P. in India sono risuonati i trilli delle varie svegliette più o meno elettroniche e tutti sono balzati immediatamente giù dal proprio letto. Dopo l’ultima notte trascorsa nelle proprie case in attesa della partenza, era arrivato il momento tanto atteso da tutti, dai “veterani” Elisabetta, Antonio,Massimo e Dr George e dai “neofiti”, alla prima missione sanitaria-umanitaria Ludovica,Giovanni,Norberto e Roberto. Purtroppo all’ultimo momento abbiamo “perduto per strada” un nono componente della compagnia che per impegni improrogabili ha dovuto rinunciare alla partenza, ma sicuramente attendiamo Stefano ad una prossima missione. Al ritrovo alle 6.45 in Pzza della Stazione a Montecatini Terme, abbiamo avuto il piacere di conoscere una nuova compagna di viaggio alla quale abbiamo volentieri dato un passaggio fino a Roma ed esattamente una giovane indiana di 28 anni di età di nome Beency, badante da circa 1 anno presso una famiglia di Buggiano, e che torna dopo 15 mesi a casa propria. Nel fare la sua conoscenza abbiamo saputo che nell’occasione del ritorno in India, conoscerà finalmente di persona il futuro marito che sposerà il 18 di questo mese di febbraio, e che fino ad oggi ha visto solo in fotografia (formato tessera); classico matrimonio organizzato dalle rispettive famiglie di origine nella più vera tradizione del paese di Ghandi, e che, incredibilmente per la nostra mentalità occidentale, rende superfelice la piccola Beency; eccoci già proiettati nella realtà fisica e mentale del grande paese della tolleranza e della meditazione Viaggio perfetto con i 2 piccoli autobus 9 posti noleggiati, arrivo a Roma in orario svizzero, check-in supertollerante da parte dei funzionari della Kuwait Airlines che ci ha permesso di imbarcare tutte le 16 valigie portate con noi e contenenti tanti medicinali e tanti, tanti regali per i bambini che incontreremo durante i prossimi giorni. Pur partiti con ritardo di 1 ora da Roma, l’arrivo a Kuwait City è avvenuto in perfetto orario ed altrettanto la partenza per Cochin. Nel montare sull’aereo che da lì a poco avrebbe iniziato la trasvolata verso l’India, l’eclettico e vulcanico Roberto, avendo notato che sia la Businnes Class che la Superior Class erano completamente vuote, tanto ha fatto con il responsabile di cabina da farci sedere tutti comodamente nelle poltrone superaccoglienti riservate a chi aveva pagato il doppio della cifra per il biglietto. L’addetto non voluto neanche 1 €uro di “mazzetta” ed allora, il sempre prontamente presente Roberto,gli ha promesso l’ospitalità di un fine settimana a Montecatini, cosa che sembra aver fatto molto piacere al nostro nuovo amico arabo. Chissà se questa conoscenza sarà utile per tutti i componenti delle missioni di H.H.P.P. nei prossimi viaggi ? Chi vivrà le prossime realtà di missione con la nostra Associazione Umanitaria, vedrà ! Sono le ore 24,55 ora locale, quando ci lasciamo prendere dalla stanchezza che abbiamo accumulato da stamattina, ci accomodiamo in queste fantastiche, morbide e comodissime poltrone di 1° classe e … ci riposiamo pensando a ciò che di bellissimo ci attende nei giorni prossimi. Dal cielo sopra il Kuwait, un grande affettuoso saluto alle nostre amate famiglie.
7 Febbraio 2008
All’arrivo a Cochin, dove le Suore erano puntualmente ad attenderci da più di un’ora, l’impatto con la realtà indiana ha dato l’impressione ai novizi di H.H.P.P. di vivere un film da protagonisti. Ecco che oggi tutto quello che era immaginario ed irreale, è stato toccato con mano. Dopo aver caricato i quintali di materiale sanitario e non, trasportato dall’Italia a bordo di un pulman 20 posti noleggiato per l’occasione da Sr Elisabetta, abbiamo fatto tappa all’Orfanotrofio di Kottayam. La gioia di conoscere per alcuni e rivedere per altri le 37 “bambine” dai 10 ai 15 anni di età, ci ha così emozionati, che a stento sono state, e non da tutti, trattenute le lacrime. Tutte le bambine sono state visitate e aggiornate le loro schede di adozione a distanza, dopo di che ci siamo a lungo intrattenuti con loro consegnando ad ognuna i molti regali portati dall’Italia. Dopo il pasto consumato al ristorante Arcadia del fratello di Sr Elisabetta, siamo partiti alla volta di Panacepally dove siamo arrivati dopo circa 2 ore. Qui l’emozione ha raggiunto i massimi livelli : i 74 piccoli ospiti dell’Assisi Baby Sadan hanno letteralmente travolto con il loro entusiasmo e coinvolgente affetto tutti gli 8 volontari che si sono trovati ognuno con almeno 2 bimbi in braccio. Caramelle per tutti assieme ad una doverosa dose di carezze e di coccole; anche qui il sentimento ha fatto fibrillare il cuore di tutti noi. Nel tardo pomeriggio trasferimento nella vicina Casa dei Mendicanti, che sarà il nostro quartier generale per le visite mediche ambulatoriali dei prossimi giorni. Dopo aver sistemato tutte le medicine necessarie, consumato la prima completa cena indiana nell’Orfanotrofio Assisi, aver spedito ai nostri amici italiani questo diario , stanchi nel fisico ma forti nel nostro spirito, consapevoli dell’importanza di ciò che abbiamo iniziato oggi e che porteremo a compimento nei prossimi giorni, ci apprestiamo a goderci il meritato riposo dopo quasi 36 ore di attività ininterrotta. Qui India a voi Italia !
8 Febbraio 2008
Questa mattina, dopo una veloce colazione, siamo partiti alla volta della casa dei mendicanti, gestita sempre dalle nostre Suore Francescane, dove abbiamo iniziato il camp sanitario vero e proprio. I dottori Ludovica, Norberto, Massimo e Dr George si sono posizionati in un unico grande ambiente suddiviso alla meno peggio in 4 “ studi medici” con dei paraventi, Giovanni e Roberto ai computer in un altro locale dediti alla registrazione dei dati sanitari, Elisabetta e Antonio nella farmacia improvvisata a consegnare farmaci, effettuare medicazioni e quanto altro di necessario. Già dai primi pazienti visitati, è balzata ai nostri occhi la realtà molto grave anche dal lato sanitario di queste povere persone; tra le varie patologie oltre ai numerosi gozzi più o meno voluminosi, dolori diffusi residuati dopo l’epidemia di febbre tropicale Chikungunya del Giugno-Luglio 2007, gastralgie più o meno gravi anche dai troppi farmaci antidolorifici assunti, molti casi hanno necessitato della nostra più viva attenzione sotto il profilo sanitario e umanitario. Per un uomo di 55 anni affetto da una diffusa calcolosi renale inducente una progressiva insufficienza funzionale, molto povero e non in grado di pagarsi l’intervento chirurgico necessario, con anche a carico una figlia gravemente disabile a causa dei postumi di una meningite; per una donna di 48 anni affetta da osteocondroma (tumore) alla spalla destra, necessitante di intervento chirurgico ma anch’essa facente parte di una famiglia poverissima e con a carico una figlia disabile; per un uomo di 49 anni con gravi ernie del disco a livello cervicale che gli impediscono i movimenti delle braccia e arrecano gravi vertigini che ostacolano lo svolgimento del lavoro di autista, nonché padre di famiglia, ci siamo impegnati ad assicurare la copertura finanziaria necessaria per poter effettuare i più opportuni interventi chirurgici. Durante la mattinata è giunto alla nostra osservazione un ragazzo di 14 anni di età anagrafica, ma di 7 – 8 di aspetto, ammalato fin dalla primissima infanzia di una grave forma di reumatismo non meglio definito, trattato in tutti questi anni con cortisone ad alte dosi e farmaci immunosoppressori (per intendersi quelli adoperati per i trapianti di organi) . Tali farmaci hanno sommato i propri gravi effetti collaterali alle gravi alterazioni articolari della malattia stessa, causando un arresto totale della crescita, sia di statura che degli organi sessuali. Tutti e tre i nostri Pediatri, anche se con una notevole esperienza professionale alle spalle, sono rimasti tristemente impressionati nel vedere un caso così particolare : faccia inespressiva e gonfia come una luna piena, addome enorme per l’accumulo di grasso flaccido contrastante la magrezza degli arti inferiori causata da atrofia della muscolatura, incapace -quando disteso- di mettersi seduto autonomamente, con un’andatura incerta e goffa come il suo modo di interagire con gli altri. Vista la gravità del caso e le difficoltà che un’adeguata condotta terapeutica comporta, ritenendo necessaria una diagnosi approfondita della malattia ed una ancora più necessaria disintossicazione dai farmaci con i loro devastanti effetti collaterali, abbiamo proposto alla madre di valutare la possibilità che il ragazzo venga curato in Italia. Faremo tutto ciò che è in nostro potere affinché questo possa avvenire ! Come se questo non avesse sufficientemente emozionato i nostri volontari, poco dopo si è presentata una ragazza di 24 anni, gravemente claudicante che si aiutava nella deambulazione con due appoggi in legno. Tutto ciò era causato da una grave forma di artrite reumatoide deformante che ha reso precaria la stazione eretta. A complicare la malattia è sopraggiunto il quasi completo blocco delle articolazioni di entrambe le ginocchia. Le Suore, conoscendo a fondo la misera realtà economica della famiglia, avendo gli specialisti locali chiesto una cifra spropositata per i vari interventi chirurgici di protesi, ci hanno caldamente invitato ad intervenire nell’aiuto materiale. Anche in questo caso, ci adopereremo per sollecitare i nostri locali dirigenti sanitari,molto sensibili a livello regionale, sperando che sia possibile portare a buon fine le pratiche burocratiche del passaporto e del relativo visto per l’Italia. In attesa di tutto ciò, per continuare ad assicurare la costosa terapia quotidiana, l’associazione propone un’ adozione sanitaria collettiva alla stessa quota personale prevista nella normale adozione a distanza. Se pensate che questi casi abbiano esaurito la nostra “incredibile” giornata lavorativa, siete in errore ! Infatti alla fine della giornata abbiamo incontrato una giovane e bella ragazza di 30 anni, in precedenza apprezzata estetista, che a seguito della tristemente famosa febbre Chikungunya, presentava perdita di parte delle dita della mano sin (come si vede nelle persone colpite da lebbra) a causa di focolai multipli di encefalite che provocavano anche una forma di emiparesi. Una analoga e forse più grave condizione l’abbiamo riscontrata in un uomo di 63 anni, che a seguito di un morso di serpente ad un piede ha nel corso di 25 anni dall’evento subito un danno irreversibile alla ghiandola ipofisi, quella che regola le più importanti funzioni dell’organismo. Terminate le 169 visite mediche odierne, rientrati in orfanotrofio, ci siamo rinfrancati lo spirito con un bagno d’amore con i nostri piccoli ai quali abbiamo donato un gustoso gelato per festeggiare l’ 11° compleanno di uno di loro, Akshai Raj. Distrutti dall’intensa giornata piena di pesanti emozioni, allietati dalla visione di un cartone animato con i bimbi, rivolgendo il nostro pensiero ai cari lontani, salutiamo con affetto tutti i nostri sostenitori. Stiamo lavorando tutti con un’energia, una forza ed un entusiasmo incredibile perché ciò non è un gioco ma è vita per persone disperate! Noi ci siamo e questo è solo l’inizio!!! Qui India a Voi Italia.
9 febbraio 2008
Questa mattina dopo una veloce colazione siamo partiti tutti alla volta dell’orfanotrofio Bethlehem Balabhavan. Soltanto un anno fa questa struttura era assolutamente fatiscente, con il soffitto dell’istituto fatto di lamiera, senza intonaco sui muri interni e privo dei materassi sui lettini di legno marcio dove dormivano gli ospiti! Oggi abbiamo riscontrato che l’adozione a distanza ha permesso di controsoffittare tutta la struttura, intonacare i muri e acquistare letti nuovi nonché banchi dove i ragazzi possono studiare. Purtroppo c’è ancora molto da fare tanto è vero che dormono in 26 nella stessa stanza in cui fanno anche scuola. Il poco che significa molto! Dopo il benvenuto, ci siamo come al solito suddivisi in tre gruppi con i pediatri e il dr. George che effettuavano le visite mediche, Giovanni e Roberto che aggiornavano il data base sanitario, Elisabetta e Antonio dediti alle foto e agli aggiornamenti per le adozioni a distanza. Tra i 26 ragazzi abbiamo ritrovato il giovane Sudeesh operato al cuore grazie al contributo della nostra Associazione, oggi visitato dal Dr. Norberto che ha potuto riscontrare le buone condizioni di salute del ragazzo. Abbiamo consegnato a tutti i soliti gadgets e al direttore dell’istituto una confezione di vitamine e paracetamalo per ogni giovane ospite al fine di poterlo utilizzare in caso di necessità. Questa è la prassi che abbiamo deciso di adottare durante tutta la missione, donando tali farmaci ad ogni bambino visitato oltre che a quelli presenti in tutti gli orfanotrofi gestiti dalla nostra Associazione. Può apparire come un aiuto banale lasciare una confezione di tachipirina e di vitamine ad ogni bambino o ragazzo incontrato, ma se pensiamo che al contrario della nostra realtà, i ragazzi locali si trascinano la febbre elevata anche per quindici giorni senza potersi curare, subendo quasi sempre gravi conseguenze di ciò, diventa comprensibile l’enorme importanza di tale gesto. HHPP ha voluto far questo con un enorme sforzo finanziario considerando che i bambini a cui verranno donati tali farmaci saranno diverse centinaia. Dopo i soliti saluti emozionanti, siamo partiti alla volta dell’orfanotrofio San Jos Balabhavan. Qui ci aspettavano ben 64 ragazzi che ci hanno accolto col calore di sempre! Bagno di folla per tutti e di nuovo all’opera come di consueto. Stessi gruppi di lavoro, stessa procedura consolidata. Abbiamo riscontrato con gioia che tutti godono di ottima salute, è stato veramente un piacere intrattenerci con loro consegnando anche in questa occasione giocattoli, penne, pennarelli, gadgets vari ed alla fine la nostra animatrice clown Elisabetta li ha entusiasmati con la sua creatività nei palloncini. Rientrati all’Assisi Baby Sadan per un veloce pranzo, dopo meno di 40 minuti siamo ripartiti per recarci ad un nuovo orfanotrofio S.H. Balica Bhavan. 28 giovani ragazze ci hanno accolto con canti e fiori facendoci per l’ennesima volta struggere dall’emozione. E pensare che neppure ci conoscevano! Qui i nostri medici hanno purtroppo riscontrato veramente tanti casi di cefalea probabilmente facilitata da problemi psicologici, in quanto queste adolescenti si rendono conto della loro drammatica situazione di orfane o di abbandono da parte delle loro famiglie! Pensare a questo non può che angosciare tutti noi che abbiamo letto nei loro occhi tanta malinconia, sconforto, e infelicità. Abbiamo cercato con tutto noi stessi con i nostri giochi, i regali, le magliette e le bandane donate ad ognuna di loro, i palloni, penne, pennarelli, gadgets, i nostri canti, e soprattutto con il nostro entusiasmo di sollevare, almeno per qualche istante il loro stato d’animo. Siamo molto contenti di esserci riusciti ed abbiamo promesso di rivederci al più presto!!! Rientrati di nuovo all’Assisi Baby Sadan, i nostri pediatri hanno effettuato circa 60 visite ai bambini mentre Dr. Giorge, Roberto, Giovanni e Antonio, insieme a Sr. Elisabetta si sono recati a fare shopping!!! Ma non sapete per chi??? Per i nostri ragazzi!!! Abbiamo comprato ben 13 mountain bikes per i più grandi. Palloni da calcio e da volley per i più piccoli e un mega frigorifero con tanto di congelatore per l’istituto Assisi. Infine un lettore Divx per permettere ai bambini di vedere gli oltre 30 film che abbiamo portato dall’Italia già dallo scorso anno. Giornata lunghissima, caldissima, umidissima ma altamente produttiva e di enorme soddisfazione perché la riconoscenza che abbiamo ricevuto da tutti indistintamente, e le manifestazioni di affetto anche da persone che ci hanno incontrato per la prima volta, hanno cancellato ogni nostra umana stanchezza, rafforzando la nostra volontà di operare ancora più di ieri e meno di domani.Qui India a Voi Italia … …e la missione continua!
10 Febbraio 2008
Seconda giornata dedicata interamente alla visita degli orfanotrofi gestiti da HHPP. Sveglia un’ora prima del solito e Santa Messa presso l’Assisi Baby Sadan. Dopo colazione siamo partiti per Asha Kiran un istituto che ospita esclusivamente bambini e ragazze positive all’AIDS. I nostri medici hanno effettuato la visita ad ognuno di loro riscontrando un quadro ormai cronicizzato di malattia. Abbiamo constatato con piacere che lo stato del Kerala fornisce gratuitamente a questo tipo di ammalati la costosa terapia farmacologica. Fra i dieci bambini e le cinque donne ospiti, una ragazza di sedici anni ha toccato profondamente il nostro cuore: orfana della madre morta subito dopo la sua nascita di AIDS, dopo aver subito un tentativo di omicidio con una coltellata da parte della matrigna, dopo essere stata abbandonata su un treno in partenza dall’Andhra Pradesh verso il sud dell’India, trovata dalla polizia ferita ed in stato confusionale è stata accompagnata in ospedale e successivamente, dopo essere stata trovata affetta da AIDS affidata all’Asha Kiran. I suoi occhioni tristi ed impauriti hanno sciolto i nostri cuori ed il sorriso che siamo riusciti a strapparle con il nostro affetto, le nostre attenzioni e i nostri piccoli regali, ci hanno riempito di gioia. Qui ci è stato presentato il capo responsabile di tutti gli orfanotrofi del Kerala, che sono 1.320 per un totale di oltre 100.000 bambini ospitati!!!! Sua Beatitudine (essendo un prelato di religione ortodossa), ci ha ringraziato calorosamente per il nostro lavoro sanitario e impegno umanitario a favore dei bambini orfani, accompagnandoci in seguito ad un altro orfanotrofio, P.M.G.M. Bhala Bavan di cui è il fondatore. Trentasei ragazzi ospiti di questo istituto sono stati visitati come di consueto dal nostro personale medico, e per loro sono state aggiornate anche le schede del progetto Jeevan di adozione a distanza. Subito dopo pranzo abbiamo visitato l’orfanotrofio Bethalahem Ashrum dove trentatre piccoli bambini e bambine ci hanno ricevuto con il solito affetto che sempre ci accoglie. Qui la povertà sia della struttura che la semplicità delle suore si possono toccare veramente con mano. I bambini, al riscontro medico, presentavano numerose patologie tra cui gozzi tiroidei sospetti, un possibile caso di ipotiroidismo, una donna apparentemente molto depressa con somatizzazioni molteplici. Sotto un tempesta equatoriale, ci siamo alla fine avviati verso l’ultimo nostro orfanotrofio il Marthoma Balica Bhavan dove sono ospiti trentasei ragazze di un età variabile dai 10 ai 16 anni. In questa struttura, i nostri medici hanno lavorato alla luce delle torce elettriche, in un’atmosfera veramente surreale, da super emergenza, in quanto il temporale era veramente di un’intensità “monsonica” tanto è vero che in pochi minuti le strade si sono trasformate in piccoli torrenti di fango ed acqua. A differenza degli altri istituti visitati nella giornata, qui l’allegria ha fatto da padrona. Le fanciulle ci hanno accolto con gioiose danze e canti, con sorrisi radiosi, ricaricando ognuno di noi di una forte umanitaria energia. Ha colpito tutti una ragazza “dagli occhi verdi” (fisionomia singolare nella realtà indiana) con un’aria dolcissima. Qui Elisabetta si è espressa dando il meglio di se e della sua clown terapia, con canzoni e balli che hanno coinvolto assolutamente tutte le ragazze, compresa Ashamol che festeggiava il suo tredicesimo compleanno. Incredibile come queste ragazze ripetessero all’istante le parole delle canzoni che Elisabetta cantava in italiano.
Inutile ricordare che anche oggi sono stati donati ad ogni ragazzo confezioni di vitamine e paracetamolo per il nostro progetto di sostegno sanitario nonché i regali portati dall’Italia o comprati sul posto. Rientro alla base alle 21,30. Domani si ritorna alla casa dei mendicanti dove ci aspettano almeno 250 persone che vengono a farsi visitare da villaggi lontani, con grandi sacrifici, e questo non può che motivarci sempre più a portare avanti con forza la nostra missione. Qui India a Voi Italia…… e la missione continua!
11 febbraio 2008
Oggi siamo tornati, come programmato, alla casa dei mendicanti di Kanjirappally per effettuare il camp sanitario. Alle nove in punto abbiamo iniziato le visite mediche con le postazioni ormai consolidate. Durante la mattinata abbiamo vissuto momenti veramente impegnativi quando si sono presentati alla nostra vista casi a dir poco drammatici:un bambino di tre anni di età, alto 67 centimetri e del peso di soli cinque chili!!! talmente minuto che all’apparenza sembrava d’aver davanti un neonato di circa tre mesi di vita. Impossibile da immaginare; pensiamo che le foto possano solo in minima parte far percepire la nostra angoscia per questa realtà di vita. Non si tratta di denutrizione bensì di una patologia clinica molto grave: un importante deficit dell’ormone della crescita;
una giovane donna di trentaquattro anni affetta da insufficienza renale cronica conseguenza di una grave malattia autoimmune, con necrosi asettica bilaterale della testa del femore, deambulante soltanto grazie a sostegno di due accompagnatori; per entrambi i pazienti, bisognosi di terapie troppo complesse e costose per la nostra associazione umanitaria, ci siamo ripromessi di fare tutto il possibile affinché possano venire a curarsi in Italia. Non sarà semplice organizzare tali eventi sia dal lato amministrativo, per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie all’espatrio di queste persone e i loro accompagnatori, sia dal lato sanitario al fine di ospitarli nelle strutture sanitarie Italiane, non ultimo il problema del coordinamento logistico. HHPP con i suoi volontari e con il suo personale direttivo ogni volta sembra voglia intraprendere una nuova sfida per portare avanti con forza il suo sogno umanitario nel mondo! I casi che si sono presentati oggi sono talmente complessi che ci sembra più agevole gestirli in Italia, dove troveranno strutture sanitarie altamente specializzate, piuttosto che pensare di trovare una soluzione adeguata in India. La giornata è proseguita con un susseguirsi di richieste economiche per il sostegno di importanti interventi terapeutici (chemioterapie, interventi chirurgici, cecità di origine cerebrale per una bimba di 8 mesi di vita, trapianto renale, ecc) alle quali non abbiamo ovviamente potuto far fronte, trovandoci, pur a malincuore, a dover negare qualsiasi supporto economico a tali pazienti. Dopo la fine delle visite mediche, insieme alla nostra interprete infermiera Sr. Mariamma, siamo andati a visitare l’ospedale civile di Kanjirappally. Di nuovo abbiamo provato quella sensazione straziante che ti schiaccia lo stomaco e che in questi giorni di missione sembra non voglia lasciarci mai. La sporcizia, l’abbandono, la miseria, la povertà estrema, la desolazione, l’avvilimento e la rassegnazione erano ovunque e la facevano da padrone. Sembrava di vivere in un film dell’orrore! Muri dei reparti senza più intonaco, stanze stracolme di pseudo-letti rugginosi, con pezzi di gommapiuma putrida al posto dei materassi, pazienti ammassati, uno accanto all’altro, strumenti sanitari arrugginiti, guanti di gomma “monouso” lavati e stesi ad asciugare in un angolo del fatiscente pronto soccorso, come calzini in attesa di essere riutilizzati. Pazienti ammassati in due o tre su un’unica brandina all’aperto, riparati soltanto da un tetto fatto di vecchie tegole o rugginose coperture in metallo. Viene da pensare come sia possibile che questi poveri degenti possano trarre un minimo beneficio da una qualsiasi cura rimanendo sotto il caldo sole dell’equatore alternato a rovesci piovosi allucinanti in ambienti talmente insalubri e non idonei neppure come ricovero per animali!
La rassegnazione di queste povere persone si leggeva nei loro occhi e la percepivamo pienamente tutti noi al passaggio nelle pseudo-camerate: nessuno che abbia dato segnali di insofferenza alla vista di questi occidentali che con obiettiva curiosità ma profonda interna commiserazione e condivisione, attraversavano questi loro “rioni infernali”. Fortunatamente il ritorno all’Assisi Baby Sadan è stata l’occasione per rinfrancare, almeno in parte, il nostro spirito oggi così immensamente e completamente devastato da tanta povertà; tutti noi siamo diventati parafulmini umani di un affetto sincero e illimitato di questi orfanelli, dal momento che ognuno di noi ne teneva in braccio almeno tre. Pur fisicamente ed emotivamente provati, ritrovarsi a sera intorno ad un tavolo per scrivere questo diario, ognuno con la consapevolezza di aver dato il meglio di se, ci ricarica di entusiasmo emotivo e forza fisica per intraprendere l’indomani con ancora più vigore e voglia di lottare per chi non ha alcuna speranza per il proprio domani! Qui India a Voi Italia… e la missione continua.
12 febbraio 2008
Penultimo giorno di missione. La stanchezza incombe sul nostro fisico e la malinconia domina il nostro cuore. Giornata dedicata interamente alle visite presso la casa dei mendicanti dove è stato il solito susseguirsi di casi pietosi, disperati, gravissimi. Due rappresentativi fra tutti una bambina di cinque anni di età affetta fin dalla nascita da un grave forma di “pentalogia di Fallot” (cardiopatia congenita letale nella maggior parte dei casi in tenera età). La madre della piccola infatti raccontava episodi di grave difficoltà respiratoria nei primi due anni di vita; fortunatamente tali disturbi si sono affievoliti con il tempo e, la piccola paziente, è giunta all’osservazione del Dott. Massimo in stabili condizioni fisiche, nonostante la persistenza della gravissima patologia. Per dare alla piccola una speranza di vita non dominata dalla malattia, HHPP si è subito attivata per fare gli accertamenti necessari atti a permettere in un prossimo futuro il necessario intervento cardiochirurgico.
Una donna di 52 anni gravemente ipovedente a causa di una cataratta bilaterale che ha chiesto il nostro aiuto per fare l’intervento chirurgico di almeno un occhio. Incredibile ma vero l’operazione che permetterà una vita di nuovo accettabile di questa povera donna costerà la “favolosa” cifra di 6.000 rupie cioè 106,19 euro!!! Incredibile ma questa è la realtà! Terminate le visite mediche ci siamo recati in centro a Ponkunnam in un grande magazzino dove abbiamo comprato abbigliamento completo per tutti i nostri 78 bambini dell’ Assisi Baby Sadan. Alla fine abbiamo letteralmente riempito tutto il bagagliaio della nostra Jeep nonché due tuc tuc (motor-rikshow). Stasera bagno di folla e di emozioni alla cena di arrivederci fatta insieme a tutti i bambini nel grande atrio interno del nostro istituto. Canti, balli e danze tipiche indiane da parte dei bambini, lacrime più o meno velate da parte nostra.
Ogni giorno che passa ci rendiamo conto di quanto il nostro seppur piccolo aiuto risulti essenziale per queste povere persone. E già pensiamo alla tristezza di domani ma il nostro cuore è rinfrancato dalla certezza del nostro prossimo ritorno! Qui India a Voi Italia… per domani… la missione continua
13 Febbraio 2008
La giornata è iniziata con il commiato dagli orfani dell’Assisi Baby Sadan; alle 7,30 erano già tutti ben svegli e pronti a sommergerci di baci ed abbracci per salutare con il loro caloroso affetto la nostra partenza. Potete immaginare la commozione quando tutti insieme con le loro piccole manine hanno salutato le nostre auto e ci hanno accompagnati con i loro sguardi pieni d’amore lungo la strada in mezzo alla piantagione di caucciù. Il viaggio verso la casa dei mendicanti è stato insolitamente silenzioso: nessuno aveva il benché minimo desiderio di parlare, ripensando nel suo cuore a tutti i momenti di affettuosa condivisione vissuta in questi giorni di soggiorno in terra indiana con questi 78 angioletti. Oggi ultimo giorno di visite alla casa dei medicanti. Solito incredibile affollamento di derelitti alla ricerca di un aiuto sanitario, dal più importante al più banale, ma sempre per loro essenziale. Anche oggi numerosi casi di dolori alle articolazioni e ai muscoli come residuo della febbre virale tropicale Chikungunya del Giugno-Luglio 2007, che ha portato a morte un numero considerevole di persone, e che ha reso invalidi al lavoro tanti di loro. Abbiamo ricontrollato i malati più gravi ai quali avevamo prescritto gli accertamenti più disparati, e presi accordi per i futuri importanti interventi chirurgici. Alle 15,30 terminate le visite, conteggiate con le Suore le spese programmate e con il Farmacista l’ammontare economico delle confezioni di medicinali indiani che ci sono serviti in questi giorni, siamo partiti alla volta di Cochin. In questa occasione i viaggiatori italiani erano solamente sette e non otto come all’arrivo, perché la Dottoressa Ludovica è rimasta ancora all’Assisi Baby Sadan per ulteriori 10 giorni. Colmi di commozione sono stati i saluti con tutti i nostri amici e collaboratori di questi giorni, con le Suore che tanto ci sono state vicine e ci hanno aiutato, e con la nostra cara Dottoressa, nuovo acquisto della famiglia “medica” di H.H.P.P., che ha dato tutta la sua alta professionalità e umanità al servizio del comune scopo umanitario.Terminati i saluti, via lungo le strade indiane verso Cochin, sede dell’aeroporto internazionale da dove, l’indomani mattina, alzandoci alle ore 4 e 45, partiremo per l’Italia.
Al termine della missione, ecco come di consueto le impressioni a caldo dei partecipanti stessi, i neofiti ed i veterani.
LUDOVICA
Un’esperienza assolutamente sconvolgente che ci fa rendere conto di quanto bisogno c’è di cure, assistenza e soprattutto denaro per far fronte a queste esigenze. Questa è per me la prima missione, ma sicuramente sono disposta a farne altre per portare almeno un po’ di conforto, oltre all’aiuto medico di cui sono capace.
ELISABETTA
Ci sono posti il cui richiamo è irresistibile, posti in cui tornare sembra la cosa più naturale del mondo; posti dove una volta arrivato rimani sospeso tra terra e cielo, il tempo si ferma e tu hai modo di ascoltarti e di ascoltare tutto l’amore che riesci a dare e a ricevere… è incredibile come tutto questo riesca ancora a sorprendermi. Ci sono occhi, nomi, sorrisi, abbracci, che rimangono scolpiti nella parte più profonda del cuore, indelebili!Tutto questo sono per me le magnifiche oasi verdi dell’Assisi Baby Sadan e di tutti gli altri orfanotrofi dove torno già da tre anni. Come ogni oasi però tutto intorno… il deserto; un deserto di povertà, di situazioni disperate. Difficile lasciarsi scivolare addosso un bambino di 5 chili che a maggio compierà tre anni oppure un “ospedale” per il quale non riesco nemmeno a trovare degli aggettivi sufficientemente chiari per descrivere l’angoscia che suscitava oppure le storie infinitamente tristi dei bambini in adozione. Anche questa volta quindi sentimenti contrastanti che cerco di acquietare pensando che una bambina che per mancanza di soldi attende dal 2004 di essere operata al cuore, rischiando la vita ogni giorno, fra poco potrà stare meglio. Forse per l’India abbiamo fatto poco o niente, ma sicuramente per la piccola abbiamo fatto tanto, così come per le altre persone per cui H.H.P.P si è impegnata a sostenere interventi, accertamenti, cure. Anche se la nostalgia è già forte torno in Italia soddisfatta per il lavoro svolto e per il gruppo con cui sono stata veramente bene. Grazie a tutti.
GIOVANNI
Certamente le impressioni sulla missione non possono essere che positive; gli otto giorni trascorsi con i miei otto compagni di avventura, dei quali solo due conosciuti, vissuti in condizioni climatiche pessime (caldo e umidità altissima) con una intensità per me inconsueta essendo abituato a lavorare con ritmi molto più blandi, sono volati via lasciando però dietro di loro un meraviglioso senso di appagamento e di felicità per quello che abbiamo compiuto, tali da far passare in secondo piano la stanchezza ed i notevoli disagi affrontati durante la missione. La gioia dei bambini che ci hanno accolto ogni volta con canti e balli, la felicità per i piccoli regali che avevamo portato loro (palloni, penne, pupazzetti) e la grande e assoluta riconoscenza che riuscivamo a leggere nei loro volti per quello che stavamo facendo, sono cose che non hanno prezzo, che nessun piacere al mondo potrà mai superare e da sole bastano a ripagare tutti i sacrifici che ci è costata questa missione. Ci siamo portati via dall’India questo grande bagaglio di sensazioni, di sentimenti positivi che ci aiuterà ad affrontare nuovamente il tran-tran della nostra quotidianità con i tutti quegli scogli e intoppi che si interpongono davanti a noi. Oltre a ciò è forte anche la consapevolezza di aver fatto molto dal punto di vista sanitario; le tante visite effettuate, le medicine e le vitamine dispensate ai tanti bisognosi che ogni giorno incontravamo sicuramente serviranno a salvare qualche vita umana o perlomeno ad alleviare la sofferenza di molte persone. Pur essendo un novizio in questa associazione, vorrei concludere esprimendo un appello a tutti gli uomini di buona volontà che hanno, come me, avuto fino ad oggi motivi di riluttanza, timori per l’ignoto che li aspettava; l’invito è di abbandonare tutte le loro paure dedicando un po’ della propria vita agli altri, ai nostri fratelli che hanno avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mondo (ma siamo sicuri che sia in fondo quella sbagliata?) ed entrare a far parte di quella schiera di persone, sempre però ancora troppo insufficiente, che si battono quotidianamente affinché si possa realizzare in un futuro (spero non troppo lontano), il principio cardine su cui si basa la Dichiarazione dei Diritti Umani che è anche la frase di apertura del nostro sito e sta li, come un ammonimento per noi: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza". Perché i sacrifici operati saranno sempre ricompensati da una gioia immensa per aver fatto del bene ad un proprio fratello; ma affinché ciò si possa realizzare dobbiamo sforzarci di vivere non solo la settimana durante la quale facciamo la missione, ma tutti i giorni della nostra vita rifacendosi sempre ai principi di amore, rispetto per la libertà e soprattutto di solidarietà per i più bisognosi.
ROBERTO
Da un anno desideravo provare l’esperienza di un viaggio diverso, avevo avuto modo di seguire sul sito della H.H.P.P. le missioni precedenti e quando Antonio, a dicembre, mi ha lanciato l’amo, non ho avuto alcuna esitazione ad abboccare, e senza pensare di avvisare alcuno, gli ho detto un netto sì . E’ stata una sfida con me stesso … e non solo. Ora mentre mi trovo sll’aereo che mi riporta in Italia, devo dire che forse, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito non utile ma indispensabile. Questa esperienza mi ha toccato veramente come non avrei mai immaginato. Nello stesso tempo sono rimasto sconvolto per lo stato in cui oggi, anno 2008, vivono o meglio … muoiono, esseri umani. Credo che questa esperienza debba essere vissuta almeno una volta da tutti. Sono sicuro che renderebbe il mondo migliore ! Un grazie lo devo al gruppo che per tutto il periodo è stato veramente eccezionale. A troppa gente ho detto arrivederci, e già mi mancano tanto…
NORBERTO
Da tempo pensavo ad una “missione” medica come ad una esperienza professionale ed umana importante. Aver avuto l’opportunità di effettuarla in India con l’H.H.P.P. Onlus, che da anni vi opera con straordinari risultati, mi ha consentito di dare un piccolo aiuto medico alle tante persone che ho incontrato, ma, certamente, mi ha arricchito di un’umanità singolare, che gli sguardi di tutti e soprattutto dei bambini, mi ha fatto conoscere. Col tempo da questa esperienza, saprò trarre significativi insegnamenti che so mi saranno utilissimi, anche per la prossima missione…
MASSIMO
Questa è stata la mia seconda missione con l’ H.H.P.P. Se nella prima c’era stata la novità per questo tipo di esperienza, in questa c’è stata maggior consapevolezza e quindi anche maggiore intensità. C’è poco da dire,sono davvero esperienze belle. Faticose, ma belle. Te ne rendi conto quando vieni via, quando te ne torni a casa. Ho cercato di dare il massimo come medico e come uomo, consapevole che anche una piccola cosa, un piccolo aiuto, può avere un grande significato in chi lo riceve. Rimane l’amarezza e direi proprio la tristezza nel vedere quanti esseri umani siano sprovvisti dell’assistenza più elementare. Ma qui il discorso sarebbe lungo e, probabilmente, senza risposta. Perchè esistono queste cose ? Ad oggi non riesco a darmi nessun tipo di risposta. Per ora cerco e spero cercherò sempre, di dare il mio piccolo contributo. E basta. A volte anche un semplice sorriso può essere più importante di tante medicine. Ringrazio Dio per avermi dato l’opportunità di fare questa bellissima missione.
ANTONIO
Un nostro compagno di viaggio, alla sua prima esperienza, il secondo giorno di missione ha detto esplicitamente che tutto ciò che si presentava davanti a noi, sembrava impossibile esistesse, dovevamo per forza essere dentro un film! Non poteva essere vero tutto ciò! Non può esistere tanta dignitosa disperazione in una parte del mondo ancora oggi che siamo nel 2008! Questo purtroppo non è un gioco, non è un film, ma vita, vita vera ed ogni volta che torniamo in missione nei paesi più poveri del mondo, dove HHPP opera, ci scontriamo sempre con realtà agghiaccianti e così toccanti che ci sembrano quasi surreali… eppure sono vere! Ancora una volta abbiamo cercato, con tutte le nostre forze, di aiutare quante più persone possibile. Abbiamo portato aiuti sanitari ed umanitari, abbiamo stretto mani, abbracciato bambini, distribuito sorrisi e amore con tutto l’affetto che potevamo e con tutta la nostra energia. In cambio abbiamo ricevuto mille e mille volte tanto. La nostra è una piccola Associazione rispetto alle grandi Istituzioni mondiali, ma nel nostro piccolo ci sforziamo di fare sempre di più, ogni volta! Madre Teresa di Calcutta diceva che non importa quanto si da, ma quanto amore si mette nel dare, bisogna fare anche cose piccole, ma con grande amore. E tutti noi che abbiamo partecipato attivamente e direttamente a questa esperienza abbiamo messo ogni nostro umano sforzo a disposizione degli ultimi, affinché, fosse possibile, almeno in parte, alleviare le loro sofferenze. Mai come in questa occasione mi era capitato di “fare i conti” con patologie cliniche veramente gravi. Bambini e adulti affetti da sindromi particolarmente rare, che si possono incontrare dalle nostre parti soltanto sui libri di medicina. E allora come non sforzarci ancora di più, affinché questi poveri pazienti siano portati in Italia dove potranno trovare personale medico altamente qualificato in grado di curare, se non completamente almeno in larga parte le loro malattie, al fine di permettere loro di vivere una vita migliore. Sarebbe impensabile non farlo! Cosa dire poi dei bambini dell’Assisi Baby Sadan e di tutti quelli incontrati negli altri orfanotrofi? E’ stato un po’ come tornare a casa, quella seconda casa lontana, ma al contempo così vicina da sentirla sempre presente, ogni giorno, in una parte del mio cuore. Ho rivisto i loro occhi… quante parole sanno dire. Ho risentito i loro abbracci… quanto calore danno. Ho di nuovo incontrato i loro sorrisi,,, quanta emozione infondono. Averli visti dopo tre anni, così cresciuti, così in buona salute, non ha che colmato di gioia il mio cuore e nessuna parola, nessun aggettivo, può esprimere pienamente quanto sia per me stato emozionante incontrarli di nuovo e quanto sia stato difficile “lasciarli” di nuovo alla nostra partenza, con la promessa però di tornare presto! Vorrei poi dire grazie a tutti coloro che hanno, in qualunque modo, contribuito alla realizzazione di questa splendida missione, ai miei compagni di lavoro, ognuno indispensabile nella propria funzione, che hanno lavorato duramente, senza sosta e senza limite affinché la missione riuscisse nel migliore dei modi. Amici ormai da vecchia data e amici nuovi, insieme un gruppo di lavoro stupendo, affiatato, instancabile, veramente felice di vivere pienamente questa esperienza. Infine un grazie alla mia famiglia e sopratutto a Michela, che certo avrebbe voluto essere con me in India anche questa volta; con la sua forza e con il suo sostegno mi ha spinto a dare il massimo ogni giorno e se possibile ancora di più, perché ognuno di noi non deve aver paura di avere il coraggio di aiutare chi soffre.
DR GEORGE
Si potrebbe pensare che per una persona come me che è alla sua 10° missione targata H.H.P.P., la partenza per un nuovo intervento sanitario ed umanitario nei paesi più poveri del mondo, sia diventata un’esperienza acquisita, senza tutto quell’entusiasmo e quella eccitazione che caratterizza l’inizio di una nuova avventura di vita per chi intraprende per la prima volta questa strada. Credetemi dal più profondo del cuore se vi dico che non è così ! Può apparire incredibile, ma tutte le volte la partenza è ricchissima di apprensione ed ansia, lo svolgersi della missione vera e propria è carico di intensità emotive mai provate prima, ed il ritorno è sempre pieno di struggente nostalgia per tutti i saluti che sono stato obbligato a fare. Questa ennesima missione in India è stata sicuramente la più faticosa dal lato fisico, dato il caldo umido inclemente ed opprimente di questi giorni, ed ancor più dal lato emotivo, visti i casi gravissimi sanitari che si sono presentati ai miei occhi. Anche questa volta ho cercato di dare tutto me stesso e, se possibile, anche di più per aiutare tutti coloro che si sono rivolti a noi in cerca di un aiuto. Purtroppo a tutti non ho, non abbiamo, potuto dire di sì, e me dolgo molto, ma ahimè la realtà della nostra piccola Associazione non ci permette per ora di operare a grandi livelli numerici. Il dover negare un aiuto che la persona che ti sta davanti vede essenziale per la propria esistenza, è uno strazio per il cuore, ma anche un grande stimolo per continuare nel far progredire la realtà della nostra comune H.H.P.P. per permetterci di poter aiutare sempre più poveri che si rivolgono a noi. Anche questa volta si è ripetuta l’esperienza “miracolosa” dell’unità di intenti dei miei fantastici 7 compagni di viaggio: i nuovi adepti che conoscevo non certo in modo approfondito, anche questa volta si sono manifestati come persone fantastiche che mai si sono tirate indietro ad una qualsiasi fatica, mai hanno detto di no ad una qualsiasi iniziativa, mai hanno anteposto la loro stanchezza alle necessità che balzavano ai nostri occhi ogni momento delle nostre lunghe giornate. Il fraterno amico Antonio è stata la colonna portante ed l’insostituibile aiuto per tutto quanto è stato possibile realizzare; la dolcissima e sensibilissima Elisabetta la fonte e la dimostrazione di quell’amore per i bambini ed in generale verso tutte le persone sofferenti che,se condiviso da molti, farebbe certamente migliorare questo nostro mondo egoistico; il caro Dr Massimo, riflessivo ed irruente al momento giusto, apprezzato amico e professionista nella missione brasiliana, ha riconfermato ed ampliata la stima umana e professionale che ho nei suoi confronti; il sensibilissimo Giovanni, che con i suoi silenzi ricolmi di grande condivisione e partecipazione alle tragiche realtà delle popolazioni indiane, mi ha fatto scoprire in lui, che già conoscevo da anni, una persona di altissima umanità e voglia di fare, che spero di avere ancora accanto a me in missione tante altre volte; l’eclettica Dottoressa Ludovica, donna e professionista che mi ha stimolato un sentimento di grande stima e ammirazione per tutto quello che lei sa, che sono certo sarà un sostegno sicuro per l’H.H.P.P. ; l’ironico e riflessivo Dr Norberto, anche lui nuovo collaboratore medico attivo dell’Associazione, che ha dispensato grande professionalità nelle visite ai bambini ed agli adulti, e che con le sue barzellette ha rallegrato i nostri momenti più difficili di questi duri giorni di missione; lo spumeggiante e vulcanico Roberto, vera rivelazione di umanità e sincera e profonda partecipazione di questa missione, che ho visto enormenete coinvolto e turbato dallo scenario indiano e sul quale sono certo di poter contare molte altre volte accanto a me nella realizzazione del comune “sogno umanitario dalla Valdinievole del mondo”. Un ringraziamento finale a tutti coloro che, in qualsiasi maniera, hanno contribuito alla buona riuscita di questa missione, alle nostre Suore Francescane che ci sono state vicine nella nostra opera come interpreti sensibili e ci hanno fatto sentire sempre a casa nostra, alla mia cara Beatrice che instancabilmente e amorevolmente mi sostiene in questa mia opera. Giorno dopo giorno, rientrando alle nostre case ed alla nostra realtà di vita occidentale, i ricordi cominceranno ad affievolirsi, i volti delle persone incontrate diventeranno meno nitidi nei nostri ricordi, ma sempre rimarranno impressi nei nostri cuori gli occhioni neri ricolmi di affetto di tutti quei bellissimi bambini che abbiamo incontrato, e la consapevolezza di aver regalato loro anche per poco tempo un momento di gioia strappando un sorriso sincero, è senza dubbio il premio più grande che ogni partecipante a questa VIII Missione di H.H.P.P. in India porterà sempre nel proprio cuore.