Obiettivi:
Visite mediche con base nelle missioni di Rakwaro e Macalder gestite dalle Suore di Carità dell'Immacolata Concezione di Ivrea
Partecipanti:
Medici: Dr.ssa Gigliola Del Ponte, pediatra - D.ssa Silvia Triulzi, ginecologa
Volontari: Elisabetta Sarti, Eleonora Bartolini, Alessio Pollastrini, Sandro Bucchianeri
Domenica, 29 luglio 2007
Sveglia all’alba del 28 per i quattro volontari Elisabetta Sarti, Eleonora Bartolini, Alessio Pollastrini e Sandro Bucchianeri; inizia così la prima missione operativa in Kenya di H.H.P.P onlus. Partenza prevista per le 6:15 da Montecatini Terme e, nonostante la levataccia, riusciamo ad essere in macchina alla volta di Roma con pochissimi minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Il viaggio non è dei più riposanti: partenza dall’aeroporto di Fiumicino, scalo al Cairo e Nairobi dove ci aspetta il volo interno per Kisumu. Dopo diverse ore di aereo e quasi altrettante di attesa tra un volo e l’altro, alle 9:00 del 29 luglio (ora di Nairobi), finalmente, arriviamo (quasi) a destinazione. Quasi, perché in realtà ci vogliono ancora circa due ore di macchina per arrivare a Rakwaro, sede della missione di cui fanno parte Suor Rosaria e Suor Clara che, come da programma, sono già all’aeroporto di Kisumu ad aspettarci quando noi scendiamo dall’aereo. Carichiamo tutto sul furgone e siamo pronti all’ultima tappa del viaggio di andata, ma prima ci addentriamo per le vie di Kisumu per fare rifornimento di tutto ciò che è necessario per la missione e per partecipare alla messa nella cattedrale. Messa davvero particolare per noi europei, visto che non solo è ricca di canti molto belli, ma anche di balli davvero pittoreschi. Un veloce passaggio dal caratteristico mercato coperto e quello un po’ meno veloce in un grande supermercato, dove compriamo quaderni, matite e altre cose utili ai bambini delle 3 missioni che visiteremo (Rakwaro, Macalder, Kadem) e agli altri che saranno visitati in questi giorni. All’arrivo alla missione (questa volta siamo davvero a destinazione) facciamo conoscenza delle due dottoresse, la pediatra Gigiona Del Ponte e la ginecologa Silvia Triulzi di Verbania che, partendo da Milano, hanno viaggiato con voli diversi dai nostri e sono arrivate a Rakwaro poco prima di noi. Inoltre vengono ad accoglierci tutte le altre suore e le ragazze che sono nella missione per prendere i voti. La stanchezza è davvero tanta, quindi dopo i saluti e gli abbracci, ci concediamo una meritata doccia prima di ritrovarci tutti insieme per la cena. Prima di andare a letto visitiamo il piccolo ospedale gestito dalle suore, ci fa da guida Suor Margaret, infermiera ostetrica, che ci porta a vedere le partorienti ricoverate e la sala parto oltre alle altre stanze che da domani useremo per le visite. La stanchezza, ma soprattutto il sonno, ormai hanno preso il sopravvento e , visto che ci attendono due settimane davvero intense, è giunto il momento di spegnere la luce e riposare. Usiku Muenma (buona notte).
Lunedì, 30 luglio 2007
Svegliati alle 7:30 dalle gioiose urla dei bimbi che giocando aspettavano di andare a scuola, ci siamo preparati in fretta e furia per assistere all’alza bandiera che viene eseguito nel cortile. Colazione veloce nella sala da pranzo delle suore, con marmellate di papaia e cedro ed eccoci pronti per iniziare la prima giornata di lavoro. Raggiungiamo l’ambulatorio dove troviamo ad attenderci già una fila di pazienti. Le dottoresse Silvia e Gigliola iniziano le visite con Suor Clara anche per cominciare a capire come muoversi. Alessio e Sandro alla postazione Pc registrano le schede dei pazienti, mentre Elisabetta e Eleonora sono fuori a misurare altezza e peso delle persone in arrivo. La giornata è stata intensa e i 94 pazienti visitati erano affetti soprattutto da malaria ed Herpes Zoster che presupponeva alle spalle una patologia ben più importante che è l’ AIDS. A questo proposito la popolazione non vuole eseguire il test per paura di essere isolata dalla comunità, come frequentemente avviene con i pazienti con certezza di diagnosi, nonostante questo dia l’opportunità di ricevere gratuitamente le cure dal governo. Tutti casi di malaria sono stati diagnosticati in breve tempo, grazie alla presenza in ambulatorio di un bravissimo tecnico di laboratorio che con l’aiuto di un’infermiera eseguiva i prelievi e dopo pochi minuti leggeva il referto. Suor Clara, indispensabile perché conosce le patologie locali, ma anche la lingua Swahili e il dialetto locale Luo, è come una mamma per i pazienti che accudisce amorevolmente. La giornata è stata talmente vorticosa che a parte un breve intervallo per il pranzo, è continuata fino alle ore 17:00. Per fortuna che la lunga attesa dei pazienti e dei loro bimbi è stata allietata dai giochi e dai palloncini fatti da Elisabetta ed Eleonora. Verso le 15:30 la Dottoressa Silvia ha assistito al primo parto della nostra missione, un bel bimbo di 3,900 Kg è nato con gran rapidità e si è fatto subito sentire con un pianto vigoroso. Dopo questa giornata stressante, una breve corsa fra le strade sterrate del vicino villaggio ci ha ritemprato lo spirito ed ha fatto divertire i locali al nostro passaggio, compresi i bimbi che ci hanno accompagnato correndo fino alla scuola dove alloggiamo. Purtroppo al ritorno la mancanza di elettricità ci è costata una doccia gelata. Crediamo che la buona cena preparata dalle suore con piatto locale a base di banane e spezzatino, sia un ottimo epilogo della nostra prima giornata.
Martedì, 31 Luglio 2007
Stamattina il suono della sveglia alle ore 7.00 si è confuso con le voci festanti dei bambini che si preparavano per andare in gita di fine anno scolastico. Usciti dalle nostre camere abbiamo trovato schierato un piccolo plotoncino marciante, eccitato per la novità, incamminarsi verso il pullman, che lo avrebbe portato per la prima volta nella sua vita nella cittadina Kisumu. Dopo la colazione iniziamo anche noi la nostra giornata; oggi c’è meno folla davanti all’ambulatorio e questo ci fa subito osservare quanto le abitudini dei pazienti siano uguali in tutto il mondo…il lunedì gli ambulatori sono sovraffollati, mentre nei giorni successivi l’affluenza cala! La giornata è comunque intensa (sono stati visitati 44 pazienti) soprattutto per la particolarità dei casi riscontrati che hanno richiesto un maggiore impegno da parte delle due dottoresse. Il piccolo Gidion di soli 5 mesi è giunto al nostro ambulatorio molto sofferente, con un addome acuto e talmente disidratato e collassato che non è stato possibile prendere una vena per idratarlo; Suor Clara ha attivato subito l’ospedale più vicino per accogliere il bambino parlando con il frate italiano chirurgo che lo dirige. Purtroppo non abbiamo avuto ancora notizie del suo ricovero e speriamo di averle al più presto. Inoltre Dorine, una bambina di 9 anni, è arrivata accompagnata dal padre lamentando un dolore alla schiena: affetta da osteomielite dovrà subire lunghe cure ed un intervento chirurgico che H.H.P.P. si è subito impegnata a seguire con il tramite delle Suore di Rakwaro. Per fortuna la mattinata si è conclusa con un bel parto di una ragazza di 17 anni a cui Silvia ha assistito; è nato un bel bambino di 3,4 chili di nome Onyango. La madre, al primo parto, ha mostrato la sua felicità e riconoscenza abbracciando la nostra Dott.ssa. Nel pomeriggio le visite sono proseguite senza “grossi problemi”, se non si considerano un grosso problema i pazienti che, malati di AIDS, non vogliono fare i test diagnostici e quindi vengono curati soltanto per le malattie intercorrenti (Herpes Zoster, TBC, malattie infettive, etc.). Come il giorno precedente, contemporaneamente alle visite si sono svolti i giochi con i bambini della scuola e dei villaggi vicini: palloncini, caramelle e tante corse per catturare le magiche bolle di sapone. Le visite sono terminate giusto in tempo per evitare di trovarsi nel bel mezzo di un tipico temporale africano: 20 minuti di pioggia molto intensa con tuoni e fulmini!!! Senza luce e senza acqua calda, quindi doccia fredda!, per fortuna poi ci attendeva una buona cena con piatto africano Nyoyo a base di fagioli, mais e arachidi. Adesso vi diamo la buonanotte perchè la giornata è stata lunga. Qui Kenya, a voi Italia
Mercoledì, 1 Agosto 2007
Anche stamani solita sveglia con i canti festosi dei bambini che entrano a scuola… comincia così una nuova giornata di lavoro. Oggi l’attività sanitaria si svolge in due gruppi: Silvia e Suor Clara eseguono le visite nel consueto ambulatorio mentre Alessio e Sandro, a loro supporto, prendono altezza e peso dei pazienti e registrano le schede sanitarie. Nell’asilo adiacente Gigliola, con l’aiuto di Suor Rosaria, Eleonora e Elisabetta, comincia ad effettuare i controlli sui bambini delle tre classi della Iraide Primary School; le classi sono numerose e, nonostante i ritmi sostenuti della nostra pediatra, sono ancora molti i bambini a dover essere visitati. Alla fine della giornata si contano complessivamente 73 visite. I bimbi della scuola sono risultati ben nutriti e in buona salute, ad eccezione di alcuni casi di strabismo e malocclusione dentaria. Sicuramente la patologia ricorrente è la micosi del cuoio capelluto e della pelle. Per questo i bambini torneranno domani in ambulatorio con i genitori per ricevere le medicine necessarie. Fra tutti questi piccoli pazienti sostanzialmente sani, spiccava Lizy, 6 anni, oltre che per le cattive condizione igieniche, anche per il suo grave stato di denutrizione. Le suore ci hanno poi spiegato che è orfana di entrambi i genitori ed è affidata alla nonna che si occupa poco di lei. Insieme a Suor Rosaria ci siamo ripromessi di assicurarle maggiori cure sia attraverso il progetto di adozioni a distanza, sia facendole trascorrere l’intera giornata nella struttura delle suore dove sicuramente sarà tenuta pulita, nutrita e curata. In ambulatorio le patologie riscontrate si alternano sempre fra malaria e Herpes Zoster. Oltre a questi, un giovane paziente di 25 anni è giunto alla nostra osservazione in scadute condizioni con una sospetta TBC polmonare, probabilmente dovuta alla immunodepressione ; era stato ricoverato 15 giorni in un ospedale pubblico dove era stata eseguita una lastra del torace e dimesso senza terapia. E’ stata somministrata una massiccia terapia antibiotica e verrà ricontrollato tra una settimana. Fra una visita e l’altra abbiamo potuto inoltre constatare il “cambio della luna”: ci sono stati ben 4 parti tutti con bei bimbi nati rapidamente. Terminata l’attività medica, tutti in gruppo abbiamo accompagnato Suor Clara al variopinto mercato di Rongo e , dopo alcune spese di frutta, verdura e pesce Terapia, abbiamo lasciato gli zaini e le macchine fotografiche nel pulmino e, con le nostre scarpette da ginnastica, siamo rientrati “agilmente” alla missione dopo circa un’oretta di corsa… e siamo a 1.300 mt … e sul più bello, ovviamente, il solito acquazzone serale! Ad attenderci come sempre una buona cenetta con le nostre premurose sorelle. Stasera abbiamo saputo che il piccolo Gidion non è stato mai portato dalla mamma all’ospedale e quindi, probabilmente, non ci andrà mai più… a niente sono servite le nostre raccomandazioni e la nostra offerta di accollarci tutte le spese necessarie. E’ proprio vero che al mondo non tutti diamo lo stesso valore alle cose… neppure quando parliamo di “Vita”. E’ con tanta amarezza che stasera vi salutiamo. Qui Kenya, a voi Italia.
Giovedì, 2 Agosto 2007
Sono le 4:30 quando suona la sveglia dei sei giovani volontari! Ad attenderci un lungo viaggio verso la Ol’Kalou Disabled Children’s Home, gestita dalle Piccole Figlie di St. Joseph. La “levataccia” viene subito compensata dal meraviglioso paesaggio che si presenta ai nostri occhi: una splendida alba dal rosso ricco di sfumature, immense distese verdi di Thè dove spiccano gli abiti colorati dei numerosi operati che stanno già provvedendo alla raccolta e macchie di verde più intenso formati da gruppi di acacie. E ancora oltre, attraverso valli coltivate con grano e piante di caffè fino a superare la linea dell’equatore… in questo viaggio dentro il Kenya, tutti noi fantastichiamo sulle orme di film noti come “La mia Africa” o “Sognando l’Africa”, ma non dimentichiamo il perché siamo qui! All’arrivo al centro, ci aspettano 13 bambini, abitanti nei pressi di Rakwaro, che hanno subito operazioni ortopediche e che alloggiano nella struttura per svolgere la fisioterapia necessaria… li andiamo a prendere per riportarli a casa per la pausa estiva. Soprattutto questa si rivela un’ottima opportunità per prendere contatti con Suor Stefania che potrà seguire Dorine, la bambina affetta da osteomielite incontrata 2 giorni fa a Rakwaro. Prima di rimontare sul pulmino per il lungo viaggio, abbiamo visitato l’intero centro: le palestre per la riabilitazione, il laboratori dove vengono costruiti i tutori, le scarpe ortopediche e le protesi, le sale gessi. Il centro è a supporto di un ospedale, appena distante, gestito dalle stesse suore dove, una volta l’anno una equipe di ortopedici del Gaslini di Genova si reca per effettuare interventi chirurgici (quest’anno in soli 15 giorni hanno eseguito 102 interventi). A completare la struttura i tanti dormitori per i 200 bambini ospitati durante tutto il periodo necessario alla loro riabilitazione, l’enorme mensa che ospita anche gli ulteriori 100 che frequentano l’ambiente solo di giorno e le aule per le classi che vanno dall’asilo alla ottava classe primaria ( che corrisponde alla nostra terza media). Dopo la visita abbiamo preso accordi con Suor Stefania per il ricovero di Dorine che potrà avvenire non appena il centro riprenderà la sua attività dopo la pausa estiva, nei primi giorni di settembre. Il lungo rientro nel nostro pulmino a 14 posti è stato allietato dagli allegri canti dei 13 bambini che si sono aggiunti a noi. A notte inoltrata, stanchi per il viaggio, vi diamo la buona notte. Qui Kenya, a voi Italia.
Venerdì, 3 agosto 2007
Questa mattina il nostro risveglio è stato, finalmente, salutato da un caldo sole africano. I bambini giocano in attesa della cerimonia dell’alza bandiera che sarà l’ultima prima dell’inizio del mese di vacanza, visto che oggi è l’ultimo giorno di scuola. Come abbiamo già fatto mercoledì anche oggi ci dividiamo in due gruppi senza cambiare le formazioni… squadra che vince non si cambia. A scuola la dottoressa Gigliola visita i 37 bambini che non aveva ancora controllato. Anche oggi i bimbi sono risultati sostanzialmente sani ad eccezione dei soliti strabismi malocclusioni e infezioni cutanee e del cuoio capelluto. Anche il personale docente ha richiesto di essere visitato, così, a fine mattinata, tutti gli insegnanti hanno avuto il loro checkup. In ambulatorio le visite sono state oggi 42 e, oltre le patologie gia riscontrate nei giorni scorsi, sono da segnalare due pazienti con anemie gravi, ai quali è stato raccomandato il trasferimento in ospedale e un caso che ci ha particolarmente colpito: ad una ragazza di 17 anni, che si è presentata in divisa scolastica, è stata diagnosticata una sospetta lebbra. Ad impressionarci non è stata solo la malattia in se, che non avevamo ancora incontrato in questi giorni, ma anche il fatto che la giovane, non appena a conoscenza del problema, è scoppiata a piangere; le suore ci hanno poi spiegato che i genitori erano morti per la stessa malattia. Risper, sarà trasferita a Kadem dove, le stesse suore di carità dell’immacolata concezione, gestiscono un lebbrosario. Terminate le visite, Suor Rosaria ci ha accompagnato alla scuola primaria di Rare, già visitata dalla nostra associazione nel marzo di quest’anno. L’impatto per tutti noi è stato a dir poco scioccante, viste le pessime condizioni di quella che è difficile definire struttura. Non vi stiamo a descrivere di nuovo le sue condizioni, visti i racconti particolareggiati che sicuramente avrete già letto sul diario della precedente missione, comunque ci siamo attivati con un costruttore locale per avere in brevissimo tempo un preventivo della ristrutturazione ( o meglio… “nuova costruzione”) delle classi. Rientrando a casa, diversi bambini, che già conoscevamo, si sono pian piano uniti a noi formando così un allegro gruppo che cantando e ballando ci ha accompagnato fino all’ingresso: è stato difficile separarci da loro…solo la pioggia ci ha obbligato a farlo! Qui Kenya, a voi Italia.
Sabato, 4 agosto 2007
Come previsto, stamani partenza alle 8.00 con la jeep di Suor Rosaria per recarsi nelle due missioni che si trovano in una zona del Kenya al confine con la Tanzania: Macalder e Kadem. Sicuramente è una regione più arida e più povera rispetto a quella dove siamo ospitati. La prima tappa dista 70 Km da Rakwaro, di cui gli ultimi 30 sono su una strada completamente immersa nella natura africana e ciò implica che anche le sue condizioni sono tipicamente africane…terra rossa più o meno battuta contornata da grosse buche fangose lasciate dal temporale di stanotte. L’arrivo a Macalder vede subito impegnate le due dottoresse ad effettuare le visite ai piccoli pazienti della Baby Home: bambini da 0 a 3 anni, orfani dei genitori o abbandonati che vengono accuditi dalle suore fin tanto che la famiglia non può nuovamente prendersi cura di loro. A darci una mano, abbiamo trovato due volontarie italiane di Varese, Chiara e Anna che passeranno un mese ad aiutare le Suore. Dal controllo è risultato che la maggior parte di questi ultimi ha un ritardo nello sviluppo per le malattie e la malnutrizione pregresse, alcuni probabilmente positivi per AIDS, anche se non sono ancora stati completati gli esami. Fra di loro vi è una prematura che al momento della visita pesa 1,9 kg arrivata all’istituto il 13 luglio senza conoscere la data di nascita. I più grandicelli sono in buone condizioni di salute e sicuramente ben nutriti. Dopo un buonissimo pranzo cucinatoci da Suor Lucia, esperta cuoca, ci dirigiamo verso la seconda tappa: Kadem. Qui le suore gestiscono un lebbrosario e tubercolosario, oltre ad un dispensario e un asilo che stanno ingrandendo. Ricoverata nel lebbrosario incontriamo Risper, la ragazza con sospetta lebbra presentatasi ieri all’ambulatorio di Rakwaro: la diagnosi è confermata; cerchiamo di mostrarle i progressi che può fare curandosi, Suor Rosaria cerca di tranquillizzarla ma la ragazza è molto preoccupata e triste. Ci rincuora sapere che ha già cominciato le cure e in circa due/tre mesi i bubboni sul viso spariranno e piano piano potrà ritrovare il sorriso. Nel reparto a fianco si trovano i pazienti affetti da TBC che sicuramente associano anche AIDS, fra questi abbiamo incontrato un ragazzo di 20 anni allo stadio terminale…indescrivibile la tenerezza con cui la madre si prendeva cura di lui e la “serenità” con cui ha salutato quando ci ha visto. Il cuore si stringe, ma non possiamo rimanere e prima di rientrare a Rakwaro salutiamo Suor Enrica e le altre sorelle di Kadem. Lasciamo così il confine della Tanzania per rientrare a casa. Dopo la solita squisita cena un fine giornata a sorpresa ci attende… i tamburi cominciano a suonare: sono i ragazzi dei villaggi vicini che ogni fine settimana si riuniscono nei locali della parrocchia per fare catechismo e assistere alla messa domenicale. Ne seguiamo il ritmo e siamo travolti da musiche e danze e da un bellissimo spettacolo improvvisato dai ragazzi appositamente per noi. Qui Kenya a voi Italia.
Domenica, 5 agosto 2007
Domenica: giorno di festa…la differenza si nota già dalle campane che stamani suonano ben due volte, alle 6.30 e alle 7.30. Ci rechiamo in cucina per una colazione veloce; la messa comincia più o meno alle 8 e non vogliamo arrivare in ritardo. Come ci avevano già preannunciato le suore, l’orario è molto indicativo quindi abbiamo tutto il tempo per ascoltare qualche preghiera prima che la funzione religiosa cominci. La partecipazione della gente ci ha molto colpito: tutti i presenti cantano e “ballano” creando un’atmosfera allegra, ma c’è anche molto rispetto…in diverse trance abbiamo infatti notato che i ritardatari per entrare in chiesa aspettano sempre un canto per non interrompere la cerimonia. Dopo un’oretta (in tutto la messa è durata circa due ore!) la chiesa era già gremita di gente ed eravamo tutti ammassati sulle panche; è stato un bel momento di contatto con la popolazione, ed anche allo “scambio del segno di pace” è stato simpatico vedere tutte le persone venirci a cercare anche se lontane pur di darci la mano. Al termine della cerimonia, un bagno di bambini con bolle di sapone, caramelle e giochi e poi pranzo domenicale cucinato da tutte le nostre suore, anziché da Consolata come ogni giorno infrasettimanale. Nel pomeriggio il gruppo si è diviso: Alessio ha fatto un breve corso di computer alle giovani suore, Gigliola e Silvia, temerarie, sono andate a Homa Bay - sulle rive del lago Vittoria - col Matatu, il mezzo di trasporto locale, mentre Eleonora, Sandro e Elisabetta hanno allietato l’ormai affezionato sciame di bambini della zona, oltre ad attaccare i cartelli informativi dell’attività sanitaria di questa settimana. Dopo la cena, prima di andare a letto ci siamo dilettati a preparare la marmellata con la papaya che ci ha regalato ieri Suor Lucia. In attesa di una settimana intensa, vi diamo la buonanotte sotto il solito cielo nuvoloso. Qui Kenya, a voi Italia.
Lunedì, 6 Agosto 2007
Questa nuova settimana di lavoro è cominciata senza gli schiamazzi dei bambini….purtroppo dobbiamo abituarci alle fredde sveglie dei nostri cellulari perchè la scuola è chiusa e riapre solo a settembre; per fortuna almeno oggi c’è un caldo solicino a metterci di buon umore. Dopo colazione ci dirigiamo tutti insieme all’ambulatorio: terminate le visite ai bambini della Iraide Gambi School, Gigliola si posiziona per i check-up pediatrici in una stanza del dispensario insieme ad una delle ragazze di Suor Rosaria che l’aiuta nella lingua, mentre Silvia si divide fra l’ambulatorio e la maternità svolgendo le visite agli adulti con Suor Clara e alle future mamme con Suor Margareth. Dei rimanenti quattro, oggi Elisabetta ed Eleonora rimangono con le dottoresse per la misurazione dei pazienti e per la registrazione delle schede sanitarie, mentre Alessio e Sandro vengono reclutati da Suor Rosaria per il taglio della siepe che circonda la scuola. Le 72 visite scorrono tranquille; come sempre gli herpes e la malaria per gli adulti e le infezioni cutanee per i bambini fanno da padrone, ma non mancano nemmeno casi di sifilide, bronchiti ed infezioni ed ascessi a quali vengono praticate le medicazioni necessarie. Particolare “tenerezza” ha suscitato la visita che Gigliola si è trovata a dover effettuare su di una bambina di tre mesi, fortunatamente con nessun problema particolare, ma figlia di una mamma di appena 13 anni…effettivamente, visto che l’età pediatrica è da 0 a 14 anni, avrebbe potuto eseguire una visita su entrambe!!! Nel reparto maternità, Silvia ha constatato la positività di due donne al test HIV. Test che era già stato eseguito in un ospedale pubblico ma il cui risultato non era stato comunicato alle pazienti che tanto meno avevano ricevuto una terapia adeguata. Tale situazione ha richiesto un impegno da parte di Suor Margaret che ha dovuto spiegare a quali problemi andavano incontro loro e i loro bambini e quale terapia dovevano richiedere in ospedale. Il pomeriggio è terminato a Kisii dove, insieme a Suor Rosaria, ci siamo recati per alcune spese; ma guarda un po’…nel bel mezzo del mercato di frutta e verdura, all’aperto e fra le stradine terrose, siamo stati sorpresi da una pioggia battente che in pochi minuti ha creato fiumiciattoli e laghetti fangosi…ma dove siamo? In Africa o in Norvegia? Qualche km prima di arrivare alla missione, ci siamo fermati per fare una foto ad un piccolo mercatino che si svolgeva ad un bordo della strada. Suor Rosaria ha approfittato della sosta per ribadire a tutti quelli che si trovavano lì, della presenza alla missione di una pediatra e di una ginecologa e ha esortato la gente a sfruttare l’occasione ancora per questa settimana. Ecco, ora ci è venuto un vago complesso fantozziano: rientrati a casa ci hanno detto che a Rakwaro il sole ha brillato fino al tramonto, per la prima volta da quando siamo arrivati e noi non c’eravamo… In compenso la luce è mancata tutto il giorno e adesso che è tornata cogliamo l’attimo per fare una doccia calda, prima che ci ripensi e si spenga lo scaldabagno. Qui Kenya, a voi Italia.
Martedì, 7 Agosto 2007
Stamani sveglia multipla… ore 06:30 il vociare delle“aspiranti suore” che in questi giorni dormivano nella scuola e che di primo mattino sono partite per trasferirsi a Nairobi, ore 06:40 le campane della Chiesa, ore 07:00 il megafono dei fedeli della chiesa avventista del settimo giorno e poi finalmente, si fa per dire, il cellulare alle 07:30. Anche stamani per fortuna c’è un bellissimo sole e di nuvole, almeno per ora, non se ne vedono. Dopo la colazione ci siamo incamminati verso l’ambulatorio e appena varcato il cancello ci siamo trovati di fronte ad una fitta fila di persone che aspettavano di essere visitate. Sarà stato il risultato dell’annuncio di Suor Rosaria al mercato di Rakwaro di ieri? Chi lo sa… fatto sta che alla fine della giornata abbiamo effettuato 110 visite, di cui 72 a bambini. Fra i piccoli sostanzialmente la patologia ricorrente è stata la malaria infatti fra questi 32 sono risultati positivi al test, nonostante i sintomi fossero i più disparati: dal mal di pancia al vomito all’otite, al mal di testa. In particolare abbiamo incontrato un bambino di soli pochi mesi, affetto da malaria che manifestava clonie e tremori, il che faceva presupporre una forma cerebrale. Inoltre si sono presentati due piccoli pazienti affetti da kwashiorkoro, una forma di grave malnutrizione, manifestata con edemi, addome globoso e decolorazione dei capelli. Tra gli adulti , Silvia oggi, ha finalmente incontrato un uomo che, una volta saputo che l’herpes zoster spesso nasconde l’AIDS, ha deciso di andare all’ospedale ad effettuare il test. Finite le visite, mentre Elisabetta e Eleonora terminavano l’inserimento delle schede sanitarie sul computer, le dottoresse hanno fatto uno scambio culinario con le Suore: hanno insegnato loro a preparare il dato fatto in casa e la torta di ananas; a cena poi lo scambio si è concluso con una squisita zuppa di banane che tutti noi abbiamo imparato a cucinare… peccato che in Italia non si trovi il tipo di banana necessario per questa specialità. A tutti una buona notte dal “sapore” africano.
Mercoledì, 8 Agosto 2007
Pensate forse che la routine della sveglia alle 7.30 si ripeta anche oggi?…risposta esatta… NO!!! Oggi alle 6.30 circa, il sonno dei sei volontari è stato interrotto dallo squillo del cellulare di Elisabetta : Suor Rosaria chiedeva l’intervento di Silvia per un problema in sala parto. Una gravida, entrata ieri sera in travaglio, stamani ha presentato delle complicazioni tali, da richiederne il trasferimento urgente in Ospedale; con il fuori strada delle suore, trasformato per l’occasione in efficiente ambulanza, è stata così trasferita a Migori, dove con un taglio cesareo (effettuato con calma Africana) la mamma ha dato alla luce un bimbo. Al rientro delle due dottoresse dalla trasferta, dopo una veloce colazione, è iniziato il lavoro delle visite in ambulatorio; anche oggi l’affluenza è stata numerosa: complessivamente sono state visitate 87 persone. In mezzo alle malattie che ormai incontriamo tutti i giorni, ha particolarmente colpito il caso di un bambino di 13 anni, con un herpes zoster, positivo al test di AIDS, orfano di entrambi i genitori affetti dalla stessa malattia; è arrivato accompagnato dalla nonna, la quale chiedeva ai dottori di convincere il ragazzo a prendere la terapia che gli era stata prescritta all’ospedale. Un’altra nota da ricordare, ma questa volta per la sua positività, è stato l’incontro in ambulatorio con un bimbo di tre mesi, bello sano e che sorrideva anche ai musungo (uomini bianchi). Strano, perché non appena vedono il dottore, e per di più bianco, tutti i bei bimbi allegri si trasformano in tanti disperati! Sul finire della mattinata è anche arrivato un signore accompagnato dalle “due mogli” lamentando una malattia sessualmente trasmessa; oltre il malessere mostrato, effettivamente ci colpisce molto l’idea della poligamia che in noi suscita sempre un certo effetto. Per terminare la giornata ci siamo poi recati, come la scorsa settimana, al mercato di Rongo, questa volta non accompagnati da Suor Clara ma con il locale matatu…anche oggi un esplosione di colori e di “odori” tipici, un’immersione nella vita africana di tutti i giorni; il rientro a piedi ha reso i sei volontari uomini in cammino in mezzo al popolo che cammina! Anche stasera si è ricoverata una masai a termine di gravidanza…speriamo che la luna non giochi brutti scherzi e che aspetti domani mattina a farla partorire. UAGHENO ODHI MABER (Speriamo bene)
Giovedì, 9 Agosto 2007
La luna ci ha voluto bene e ci ha lasciato dormire fino al nostro orario usuale…niente chiamate inattese per parti notturni! Oggi è giornata di vaccinazioni al dispensario di Rakwaro: come in Italia, il governo garantisce a tutti i bambini il vaccino per TBC, poliomielite orale, difterite, tetano, pertosse, epatite B e haemophilus influentiae e ogni giovedì le suore portano avanti il programma. All’arrivo in ambulatorio siamo stati sorpresi dalle urla di Mark, un bambino che Suor Margareth stava medicando per un ascesso alla gamba; era molto sofferente ed impaurito, un po’ indecisi sul da farsi abbiamo tentato di distrarlo con le bolle di sapone e…come per magia ha smesso di piangere e, con un gran sorriso e la boccetta donata con la sorprendente soluzione ben stretta in mano, ci ha salutato dandoci appuntamento a domani per la nuova medicazione. Ritornando ai vaccini, la Dottoressa Gigliola, approfittando di questo appuntamento, ha colto l’occasione per controllare le condizioni generali dei piccoli pazienti: 50 sono i bambini accorsi e, fortunatamente, tutti in buona salute. Fra essi, infatti abbiamo riscontrato “solo” 7 casi di malaria e qualche bronchite, alcune otiti e un paio di bambini rachitici, ma per il resto i piccoli sono risultati tutti nella norma. Le visite agli adulti sono procedute più lentamente rispetto agli altri giorni; dei 20 pazienti visitati, ricordiamo in particolare una donna che si è presentata con una osteomielite alla mano talmente avanzata da rendere praticamente inesistente la falangetta e che è stata trasferita all’ospedale di Migori. Surreale poi l’incontro con una donna al sesto mese di gravidanza che, anche dopo aver sentito il battito fetale, ha continuato a sostenere di non essere incinta; abbiamo poi capito che la sua affermazione era dovuta al fatto che il marito era stato fuori per lavoro un anno. Quando al suo rientro ha trovato la moglie con la pancia “gonfia”, ha creduto che avesse una strana malattia e l’ha portata a fare degli accertamenti. Suor Margareth ha chiesto alla donna di poter parlare con entrambi per spiegare con calma al marito la situazione, ma quando è andata da loro erano già spariti. Mentre le due dottoresse eseguivano le visite e Eleonora e Sandro le supportavano nella loro attività, Alessio e Elisabetta si sono dedicati alla preparazione dell’unguento per le infezioni cutanee sotto la guida di Suor Clara e di Consolata: ben due secchi da 15 chili di vaselina liquefatta e miscelata ad un apposito disinfettante. Nel pomeriggio ci siamo poi recati a Tabaka alla cava di pietra saponaria, distante appena 18 km: l’intero paese è costellato di negozietti che producono e vendono statuette di ogni genere, presso i quali ci siamo informati sulle modalità per ordinare e importare in Italia un grosso quantitativo di oggetti; lo scopo è quello di raccogliere fondi per la missione delle Suore attraverso la vendita degli stessi nei mercatini solidali che l’Associazione periodicamente effettua. Stasera la cena è stata allietata dalla presenza dei padri Camilliani Don Giuseppe di Meru e Don Avi dell’ospedale di Tabaka che collaborano con le nostre Suore di Carità dell’Immacolata Concezione. Entrambi sono missionari da molto tempo in Africa ed è stato veramente interessante e piacevole ascoltare le loro esperienze, nonché prendere i contatti per eventuali future collaborazioni. Prima della fine della cena, Silvia ci ha abbandonato per andare ad assistere al terzo parto della giornata: tutti maschi, sani e nati senza complicazioni. Sotto un bel cielo stellato vi diamo appuntamento a domani. Qui Kenya, a voi Italia.
Venerdì, 10 agosto 2007
Questa mattina intorno alle 6.00, quando Suor Margareth si è recata nel reparto maternità ha sentito fuori degli stani rumori…affacciandosi ha intravisto la coda dei pazienti davanti all’ambulatorio che era già numerosa: circa una sessantina di bambini accompagnati dalle loro mamme erano già pronti per essere visitati dalle dottoresse. Alle 7.00 il nostro efficiente Alessio, insieme a Suor Margareth, aveva già distribuito i numeri e le schede ai più piccoli per creare una coda il più scorrevole possibile. Nell’arco della mattinata sono stati visti 26 adulti e ben 96 bambini; fra i piccoli, circa 40 erano affetti da malaria; inoltre si sono riscontrati alcuni casi di otite e bronchite, oltre alle infezioni cutanee e del cuoio capelluto. Tre i casi particolari: Felix, 4 anni, si è presentato, tra le altre cose, con una degenerazione maculare della retina per la quale gli è stata consigliata una visita specialistica, Roland con epilessia e Paul di 4 anni con piede torto. Quest’ultimo potrà essere portato insieme a Dorine, la bambina con osteomielite incontrata la scorsa settimana, all’ospedale di Ol’Kalou specializzato per gli interventi ortopedici; a fine agosto il bambino tornerà da Suor Clara insieme a entrambi i genitori (oggi era accompagnato soltanto dalla mamma) ai quali sarà meglio spiegato l’intervento e la successiva fisioterapia di cui necessita il bambino. Anche in questo caso, viste le condizioni di povertà della famiglia, H.H.P.P. si assumerà le relative spese. Grazie ai ritmi sostenuti delle due dottoresse e di Suor Clara le numerose visite sono terminate in tarda mattinata e nel pomeriggio più nessuno si è presentato in ambulatorio. Il gruppo ha così avuto modo di aiutare le suore nei piccoli, ma comunque necessari, lavori di casa. Preparandoci per l’ultima giornata di lavoro e iniziando a fare le valigie, vi auguriamo la buona notte. Qui Kenya a voi Italia.
Sabato, 11 agosto 2007
Anche questa mattina alle 7.00, Alessio è “sceso in campo” per distribuire i numeri ai pazienti. Ben 70 i bambini che oggi si sono presentati accompagnati da un genitore; fra questi, due per medicazioni importanti: Mark, il bimbo con ascesso alla gamba, “conquistato” l’altro ieri da Elisabetta, di cui abbiamo visto il miglioramento e Vincent, con un’ustione di secondo grado al braccio e alla mano destra. Le patologie riscontrate, oltre a ben 18 casi di malaria, sono sempre otite, bronchite, infezione cutanea, strabismo e herpes zoster in una giovane ragazza di soli 14 anni, Stefine. Mentre la coda scorreva in modo ordinato, Eleonora e Elisabetta intrattenevano con palloncini, caramelle e bolle di sapone i piccoli, mentre Sandro registrava le schede sanitarie e Alessio misurava l’altezza e peso dei pazienti e li smistava verso le dottoresse. Tanta rabbia ha suscitato il caso di una ragazza madre, affetta da attacchi epilettici, che si è presentata con la sua bimba di appena 1 anno con una forma di denutrizione davvero grave, Kwashiorkor; la ragazza, un po' non sapendosi prendere cura della figlia a causa della sua malattia e, peggio ancora, non volendola poiché non spostata, la lascia morire privandola del cibo. L’unica speranza è che la giovane risponda alle nostre preghiere di tornare presto con la nonna per vedere se quest’ultima può prendersi cura della piccola Lucy. Fra i 18 adulti visitati in mattinata abbiamo incontrato gli ormai noti herpes, le malattie veneree, la malaria, ma anche un caso di varicella; particolare inoltre un uomo che si è presentato con una feritoa lacero contusa ad una mano e, non volendo essere medicato né dalle dottoresse, né dalle suore, queste ultime si sono viste costrette ad invitato ad andare in ospedale. Terminate le ultime visite, è giunta anche l’ora di un “bilancio” di missione: in queste due settimane sono state effettuate 860 visite su bambini, adulti e donne gravide, senza contare i numerosi parti cui Silvia ha assistito; tutti i pazienti visitati dalle nostre dottoresse hanno inoltre ricevuto medicinali gratuiti, portati dall’Italia e comprati sul posto, e questo ha permesso anche ai più poveri di ricevere tutte le cure di cui avevano bisogno. Infine, ma non di minore importanza, Dorine e Paul potranno essere operati rispettivamente per osteomielite alla schiena e per piede torto.
Prima di raggiungere le suore per la cena e gli ultimi saluti, come da tradizione H.H.P.P. ognuno di noi lascia le sue impressioni sull’esperienza vissuta.
Una delle prime cose che abbiamo fatto all’arrivo in Kenya è stata quella di comprare quaderni e matite per i bambini della scuola. Successivamente mi sono accorto che sulla copertina di alcuni di questi quaderni c’è una brevissima biografia di Albert Einstein con un disegno che lo ritrae. Naturalmente il fisico premio Nobel si riferiva a tutt’altro, rispetto a quello di cui scriverò, quando enunciò la teoria della relatività; tuttavia, non appena ho visto quell’immagine mi è venuta in mente la frase “tutto è relativo”. Frase che ha continuato ad essere nei miei pensieri in questi quindici giorni di missione perché secondo me è perfetta per evidenziare la differenza tra il mondo che siamo abituati a vivere e quello che invece ho conosciuto nelle ultime due settimane. Molte sono le cose che possono turbare un europeo che viene a confrontarsi con questa situazione: dalle scarse condizioni igieniche in cui vive la stragrande maggioranza della popolazione, all’impressionante numero di malati di AIDS, passando anche per aspetti che a noi possono sembrare un po’ ”curiosi” come la poligamia. Queste sono solo tre delle infinite disparità che differenziano l’Europa dall’Africa, ma, senza dubbio, quella che mi ha più impressionato è un’altra. Cosa ci può essere di più assoluto per noi del valore della vita? Cosa c’è di più prezioso? Eppure anche questo è un valore relativo! La perdita di un figlio è un evento che segna qualsiasi genitore per tutta la vita, ma in Africa ho visto madri che alla notizia che il figlio era destinato a morire senza le adeguate cure non si sono scomposte più di tanto. Non pensiate che questo sia dovuto a scarso amore o addirittura a indifferenza, il fatto è che da queste parti la morte di bambini è, purtroppo, abbastanza frequente. Probabilmente noi non potremo mai capire questo atteggiamento che ci sembra un misto di rassegnazione e abitudine alla morte, tanto è lontano dai nostri sentimenti, ma sicuramente questa missione mi ha aiutato ad avere una visione più reale di problemi di cui avevo solo sentito parlare in televisione; e nel mio piccolo spero di essere stato utile, quanto meno a far sorridere ancora di più questi splendidi bimbi che, nonostante tutto, sanno essere allegri. Chiudo con una considerazione a cui tengo molto: sono contento che abbiamo comprato quei quaderni, non tanto per l’immagine di Einstein che mi ha aiutato a pensare, quanto perché ritengo che il passo fondamentale per aiutare il Kenya e l’Africa in generale, sia quello di far andare a scuola tutti i bambini. La cultura, secondo me, è quella che può fare la differenza in qualsiasi posto del mondo, quindi spero che il nostro piccolo aiuto si unisca a tanti altri piccoli aiuti e che quaderni, matite e libri diventino anche a queste latitudini la normalità e non un lusso per pochi. Per il bene dell’Africa e degli africani. SANDRO
Tanto bella e affascinante, quanto dura e contrastata quest’Africa tanto sognata e in questi giorni “vissuta”, ha mosso dentro di me tanti sentimenti, difficili da riassumere in poche righe. Molte le riflessioni, le angosce, le speranze che si sono affacciate alla mia mente. In una realtà così difficile dove la linea tra la vita e la morte è davvero così sottile, è facile sentirsi piccoli e impotenti. Grande la mia ammirazione per le suore missionarie che ho incontrato qui, che hanno speso la loro vita al servizio di questo popolo. La loro presenza fa la differenza ed il loro lavoro è un cammino volto ad un futuro migliore; perciò ritengo importante aver percorso con loro un po’ di questa strada. “Il mio pensiero vorrebbe raggiungerti, ma sarebbe ancora più bello se durante il suo cammino si scontrasse col tuo in una dolce e inattesa sorpresa”. ELEONORA
Non ci sono parole per esprimere il senso di impotenza che ti avvolge in questa terra…sempre in bilico fra il dover accettare una realtà e il cercare di cambiarla, pur sapendo che in soli 15 giorni è assurdo pensare di cambiare una mentalità ed una cultura così profondamente radicate. Non ci sono parole per descrivere le condizioni di questo popolo, il loro modo di vivere, ma soprattutto il valore che danno alla vita ed il peso della loro povertà. Semplicemente sconvolgente. Grazie alle suore che ci hanno ospitato: si battono ogni giorno con tutte le loro forze per cambiare, per dare una speranza all’Africa…hanno bisogno di tutto il nostro sostegno, e non mi vergogno a chiedervelo! E grazie ai miei compagni Alessio, Eleonora, Gigliola, Sandro e Silvia…elencati in ordine alfabetico, ma tutti ugualmente importanti per la professionalità e l’amore che hanno dato per la realizzazione di questa missione. ELISABETTA
Siamo arrivate in Kenya senza sapere cosa ci aspettava pensando di poter dare un aiuto comunque. E’ stato piacevole conoscere delle persone che fanno del loro meglio per questa gente dedicandosi a tempo pieno per loro. E’ stato bello conoscere da vicino una realtà che con un viaggio turistico non avresti percepito. Quello che abbiamo sicuramente capito è che mancano delle nozioni base di igiene personale come il lavarsi e lavare i panni, come raccogliere e bere acqua pulita e come difendersi dalle malattie in generale e tanto più quelle sessualmente trasmesse che qui sono epidemiche. Il nostro aiuto è stato una goccia nel mare e sicuramente abbiamo più ricevuto, come nozioni mediche su malattie da noi conosciute solo nei libri, che dato. Il loro dramma sono queste malattie non curabili se non con una presa di coscienza che qualcosa si può fare anche perché il Governo è disponibile alla terapia gratuita. Ti meraviglia che la gente per strada è allegra e disponibile per un contesto di ignoranza e povertà mentale. Questo è oggi! Speriamo che la prossima volta che torneremo sia stato fatto qualche passo avanti. GIGLIOLA e SILVIA
I bambini sono seminati come coriandoli colorati lungo le strade, nei campi e in ogni dove sul morbido paesaggio Keniota. A gruppi, in qualsiasi ora del giorno, giocano a piedi nudi, sporchi dalla testa ai piedi, vestiti di “stracci”, ma giocano tra loro ridendo e scherzando . Inseguendo vecchi copertoni di bicicletta che fanno rotolare con le mani o usando qualsiasi cosa che la fantasia possa trasformare in un giocattolo, passano le loro giornate. Insomma, non pensando alla situazione in cui vivono, è proprio bello guardarli mentre si divertono. Tutto questo però va calato nell’amara realtà che abbiamo incontrato in questi pochi giorni. Il morbido paesaggio Keniota è anche impregnato di una povertà e di una cultura per noi difficili da comprendere. Scioccante è stato vedere quale poco valore può avere una vita qua. E’ più facile far morire un bambino lasciandolo al suo destino, piuttosto che avere il peso e il pensiero di doverlo curare. Scioccante è stato entrare nelle case e nelle scuole di fango, dove la gente vive e i ragazzi studiano. Scioccante è stato vedere in pochi giorni tanti malati di AIDS e di malaria. Difficilissimo è pensare di cambiare le cose, ma sicuramente le Suore combattenti che abbiamo trovato qua, lottano tutti i giorni per il miglioramento di questa popolazione, mettendo delle ottime fondamenta per far avverare questo sogno. In questi 15 giorni abbiamo dato quello che abbiamo potuto e la mia speranza è quella di aver messo anche solo un piccolo mattoncino di queste fondamenta. Ringrazio tutti i miei compagni : le dottoresse Silvia e Gigliola, persone che ho conosciuto in missione con le quali mi sono trovato subito in sintonia, Sandro mio compagno di stanza e di “giardinaggio” , Elisabetta ed Eleonora mie inseparabili compagne di missione. Grazie soprattutto a Giorgio, Antonio, Mariano a tutti i soci e i sostenitori dell’H.H.P.P. che con i loro sacrifici, riescono mettere tanti mattoncini intorno al mondo, per la realizzazione di un piccolo grande sogno umanitario. ALESSIO