1° in Kenya-Mar 2007

Dal 14.03.2007

Obiettivi:
Missione esplorativa durante la quale i nostri volontari si recheranno nella regione del Sud Nyanza nelle Missioni delle Suore dell'Immacolata Concezione di Ivrea e precisamente Rakwaro (Dispensario e punto nascite), Kadem (casa per malati di Lebbra e di Tubercolosi), Macalder (Baby Home, ossia un orfanotrofio per bambini orfani di Aids)

Partecipanti:
Dr.Giorgio Martini, medico - D.ssa Cinzia Spagnolo, farmacista - Antonio Zei e Elisabetta Sarti, volontari

DIARIO GIORNALIERO


Venerdì 16 marzo
Secondo giorno di missione in Kenya. Sono appena le 20,45 anche se dal buio assoluto che ci circonda sembra notte fonda, e siamo senza corrente elettrica da parecchio tempo; sta imperversando un bel temporale equatoriale … siamo proprio messi bene! Alle otto di stamani è iniziata la giornata con i bambini della scuola che cantando l’inno nazionale assistevano all’alza bandiera; nell’occasione, oltre a quella del Kenya, veniva issata anche quella di HHPP! Dopo una frugale colazione, abbiamo visitato tutte le classi della scuola materna che ci ospita, gestita dalle nostre Suore. I bambini come sempre accade, ci hanno accolto con canti festosi e tanto calore. Abbiamo constatato i loro metodi di studio, e con gioia ci hanno fatto vedere i loro quaderni, esempio di precisione e diligenza. Alle 10,30 , ora dello  “snack” (così definita la merenda di metà mattina), abbiamo accolto i 130 bambini in refettorio dove avevamo preparato insieme alle inservienti i piatti con biscotti e caramelle oltre alla consueta zuppa locale a base di farina bianca di mais, farina di fagioli frantumati, zucchero e latte vaccino. Immediatamente dopo abbiamo dato inizio anche in questa realtà missionaria al progetto Jeevan di adozioni a distanza, rilevando notizie, informazioni e foto di ciascuno dei 33 più piccoli e poveri ospiti di questa struttura.Successivamente Sr Rosaria ci ha accompagnato ad una vicina scuola pubblica primaria dove abbiamo purtroppo potuto constatare le condizioni a dir poco inumane nelle quali studiano i ragazzi dalla scuola materna fino alla nostra 3° classe media. Probabilmente in occidente un tale ambiente non sarebbe idoneo per essere utilizzato neanche come stalla per animali: pareti semidistrutte realizzate con un impasto di terra e sterco di mucca, intelaiatura in canne di bambù, e cosa dire del materiale utilizzato per le finestre??? Niente, solo aria, che entrava attraverso delle aperture più o meno grandi realizzate nelle “pareti”. Per tetto una lamiera rugginosa, fonte di tetano e calore asfissiante! Pazzesco, è l’unico aggettivo possibile per questa realtà. Ma non è finita: per arredi alcune tavole inchiodate tra loro che fungevano da panche e pseudo-banchi; come strumenti didattici vi erano avanzi di lavagne  e per calcolatrice, tanti legnetti che la sera serviranno per accendere il fuoco. Per dissetare i 206 alunni di questa scuola un pozzo scavato nella nuda terra, a dieci metri di profondità, da cui viene prelevata a mano con un recipiente in plastica non troppo pulito, un’acqua relativamente potabile. Oggi, giornata di incontri, abbiamo avuto un piccolo assaggio di quella che sarà  l’attività sanitaria e ambulatoriale delle prossime missioni operative. Suor Grace, infermiera-ostetrica, era impegnata a svolgere le visite a pazienti che ordinatamente e silenziosamente aspettavano il loro turno fuori dalla porta. Dr. George ha avuto così la possibilità di assistere a più controlli sanitari fra i quali una giovane ragazza di 22 anni affetta da sifilide cutanea secondaria, una bambina febbricitante che è risultata positiva al controllo ematologico della malaria ed un’altra ragazza venticinquenne con un diffusissimo fuoco di Sant’Antonio nella regione toracica sinistra, resistente alla terapia e per questo ipotizzato dalla Suora di essere sintomo di AIDS. Tre casi e tre tragedie. Dopo pranzo ci siamo recati a visitare i villaggi circostanti la missione e la cittadina di Rakwaro, fino a giungere, dopo un percorso di fuoristrada estremo, degno di un vero e proprio camel-trophy, alla sommità di una cava di pietra saponaria, famosa in tutto il mondo, e grande risorsa economica per l’artigianato locale. Di tale materiale sono realizzati tutti gli oggetti tipicamente kenioti come statuine, animali, piattini, sculture ecc. ecc. Nell’occasione abbiamo preso contatto per cercare di realizzare un commercio equo-solidale attraverso la nostra associazione, nonché acquistato materiale importante per la realizzazione di bomboniere e raccolta fondi per la nostra HHPP. Durante tutto il tragitto il nostro percorso si è volontariamente e con gioia interrotto più volte per permetterci di scendere dalla jeep tra i bambini incontrati lungo le strade, per distribuire caramelle, penne e piccoli giochi portati dall’Italia. Il contatto fisico con questi bambini, le loro mamme e la popolazione in generale incontrata, ci ha convinto ancora di più di quanto motivata sia stata la scelta e la decisione di aiutare fattivamente questi popoli così bisognosi. Si legge nei libri che il così detto “mal d’Africa”, dal quale Antonio è già affetto da molto tempo, sia dovuto alla bellezza e particolarità della natura e degli animali liberi visti nel loro habitat, ma noi tutti siamo stati contagiati dalla meraviglia di queste tribù dei Luo,  e dei Kisimi e dal calore umano che riescono a trasmettere con i loro occhi. La luce non è ancora ritornata, il cielo è ancora solcato da lampi, gli insetti si cibano ancora di noi… e ne hanno di cui sfamarsi… e per evitare loro una sicura indigestione, decidiamo di andare a riposare. Qui Kenya a Voi Italia.