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LA 1° MISSIONE SANITARIA ED UMANITARIA IN MADAGASCAR SI SVOLGERA' NELL'ISOLA DI NOSY BE DAL 15 AL 30 MAGGIO 2016
SCOPO DELLA MISSIONE :
COMPONENTI DELLA MISSIONE :
PROGRAMMA DELLA MISSIONE :
Lunedi 30 Maggio 2016
Nosy Be ore 02,30 !!! Sveglia dei volontari HHPP per il ritorno in Italia ; inizia così il lungo viaggio per il rientro in Italia . Il ritardo di due ore della partenza dell’aereo non ha certo facilitato questa giornata , ma le sensazioni positive vissute in questi giorni sono talmente tante , che le piccole ( o grandi ) contrarietà che ostacolano in modo così vistoso la nostra ricerca della felicità , non possono certo scalfire ciò che il nostro cuore ha immagazzinato in queste due settimane di permanenza in Madagascar, tesoro prezioso quando avremo ripreso il nostro trantran quotidiano in Italia. Come sempre il diario si conclude con le considerazioni finali sulla missione ,che ogni componente del team rilascia spontaneamente e senza alcuna censura preconcetta.
Enrico
Pochi ma intensi i giorni trascorsi in Madagascar con H.H.P.P. insieme ad un gruppo di persone a prima vista molto diverse tra loro ma tutte partite con l'obiettivo comune di dare un piccolo aiuto a chi ha avuto meno fortuna di noi.
L'immagine legata a questa esperienza, che porterò sempre nel cuore, è quella di due bimbi che tornano a casa insieme da scuola. Corrono veloci come schegge sulla stessa bicicletta, ormai piccola per entrambi; quello seduto sul sellino pedala velocemente e l'altro, seduto sulla canna della bicicletta tiene stretto il manubrio. Durante la loro corsa si scambiano un bel sorriso, complici nella rapida discesa sull'unica strada asfaltata di Nosy Be. Dopo averli visti ho pensato: ecco il vero significato dell'assistenza sanitaria..aiutarsi condividendo un sorriso.
Ricevere tutti quei sorrisi, durante le visite ai villaggi, mi ha aperto il cuore ed ha reso quest'esperienza indimenticabile, ricordando, a me ma credo anche a tutti i componenti della missione, che la mano che dà deve essere sempre più lunga di quella che riceve. Ho avuto inoltre la fortuna di poter condividere tutte queste emozioni con la persona che amo.
Ringrazio in particolare il dott.George, e tutto il gruppo di medici e volontari che hanno preso parte alla 1° missione H.H.P.P. in Madagascar.
Franco
3 !!! Il numero perfetto ! Dopo le due precedenti missioni in India ed in Uganda eccomi sul volo di ritorno da Nosy Be, una splendida isola al nord del Madagascar, dove HHPP ha effettuato la sua prima missione sanitaria. Sono felice perchè dopo 14 giorni di intenso lavoro torno a vedere i miei cari, ma non posso negare che il mio cuore è al tempo stesso triste. Lasciare questa magnifica terra con i suoi contrasti tra la vita misera degli abitanti e quella opulenta dei turisti, mi riempie di tristezza e nostalgia . Grazie ad HHPP che , ancora una volta, mi ha offerto la possibilità di portare un po' di aiuto e solidarietà ai bambini del luogo. Bambini belli come non mai, con quegli occhioni splendidi che ti colpiscono l'animo , con i lori umili, sporchi e consunti vestiti, nettamente in contrasto con quelli firmati dei bambini italiani. Un loro sorriso, un bacetto sulla guancia al Dr Franco sono valsi di più di qualunque ringraziamento. Se la missione ha avuto successo lo dobbiamo in gran parte alla preparazione del nostro ospite Roberto, un amico che ci ha spianato la strada per poter svolgere la nostra attività nei vari villaggi. Grazie Roberto per averci accolto con gentilezza e professionalità ; ti auguro ogni bene per la tua attività ricettiva , te lo meriti !!! Grazie Dr George , mitico instancabile motore dell'Associazione ; per te saranno sicuramente aperte, il più tardi possibile, le porte del Paradiso. Grazie amici miei tutti : 1) " I Fidanzatini " Enrico e Silvia rimarranno sempre nei miei ricordi più belli per la loro spontaneità e gentilezza, per il loro aspetto acqua e sapone, qualità al giorno d'oggi difficilmente riscontrabile il ragazzi della loro età 2) " Sergino " , alias Sergio Ajo, mitico ed instancabile organizzatore di viaggi e spostamenti, sbadato tuttofare in mare con il cellulare nel costume 3) " Michi " l'Avvocato , riflessivo e giocherellone al tempo stesso ; se domani non avrà più clienti potrà fare , insieme a Sergio , il triagista in ospedale 4) " Fosforo " come io l'ho soprannominata Ilaria , un po' troppo critica a mio giudizio , ma pronta a cogliere il momento per farsi apprezzare 5) Gisberta , la mia " Gis Yaankee " preparatissima in tutto , brava chirurga , lettrice instancabile ed amica vera , insomma un tesoro ! 6) Mirela ( con una elle ) " Cher all'italiana " data la sua somiglianza alla cantante . Cosa dire ? Di tutto e di più : una sorpresa nell'accudire gli animali per strada e nel far giocare i bambini . Davanti al suo bulgalow vi sono sempre state lunghe file di bambini in attesa di una carezza, di un bonbon, di un abbraccio . Insomma un grande acquisto per HHPP , considerando che potrà prestare la propria opera sia come infermiera che come animatrice . Come dimenticare poi Suor Josephine , la mia " fidanzata malgascia " ; anche Susanna , mia moglie, vedendo noi in foto teneramente abbracciati, si è complimentata con me per la scelta. E che dire poi del piccolo Gaetano ? Con il suo nasino sempre "moccioso" ed il sorriso a 20 denti ( decidui ) è stata la nostra mascotte quotidiana. Infine una menzione particolare per le Suore dei bambini operati di piede torto : difficilmente piango , però devo confessare che stavolta l'ho fatto , e volentieri , quando la Madre Superiora ci ha ringraziato per i doni offerti ed i piccoli ci hanno salutati con i loro canti . Un colpo al cuore !!! Basta così !!! Mi scuso per la prolissità ma non potevo farla più breve per tutto ciò che avevo dentro. Nel mio piccolo spero di non essere stato invadente e sgradevole per i miei compagni . Se ciò è avvenuto, vi prego di scusarmi. Ciao a tutti ! Sono quasi certo che , a Dio piacendo , il prossimo anno tornerò !!! Un abbraccio forte.
Gisberta
Fuori dalle mura "familiari" ho scoperto un senso più ampio dell'esisitenza , una libertà di vivere che coincide con una profonda percezione dell'essere umano e dell'uomo. Attaverso gli amici di HHPP ( Dr George, Franco, Ilaria, Mirela, Silvia, Enrico, Michele, Sergio e Roberto ) con semplice naturalezza, ho capito qualcosa in più di me stessa, dei miei desideri, dei miei limiti. Durante la permanenza a Nosy Be, complici il cielo stellato ed i tramonti del tropico, ho aperto il mio cuore e la mia mente al " bello " ed ad un personalissimo sentimento di " benficienza ". Continuerò da oggi il mio impegno quotidiano verso gli altri, con un'ambizione meno oscura e rovente ... India , HHPP , sto arrivando !
Ilaria
Avere la possibilità di dare " qualcosa " a chi non ha nulla, ti trasmette una fantastica sensazione, una sensazione che tutti dovrebbero poter provare almeno una volta nella vita. La consapevolezza di aver impiegato bene il tuo tempo , specialmente , se è stato dedicato con amore . Ringarzio HHPP ed il Dr George per questa possibilità e tutto il gruppo che , con piacevole compagnia, ha condiviso con me questa esperienza , rendendola ancora di più indimenticabile.
Michele
15 maggio 2016, incontro all’aeroporto di Malpensa con delle persone solari, gioiose, positive. Se il buon giorno si vede dal mattino era proprio una splendida giornata. Il bagaglio era fatto di curiosità e voglia di viaggiare, per conoscere e scoprire un altro pezzettino di questo meraviglioso mondo. È vero, con poche ore di aereo si arriva dappertutto senza sapere niente di quello che si sta visitando. Mettiamo subito in chiaro che replicare a destinazione il nostro modello vincente stile resort non è viaggiare ma solo riposare, divertirsi, passare del tempo ... piacevole se paragonato alla banalità della nostra quotidianità … un delitto paragonato a quello che si potrebbe imparare immergendosi nella cultura del posto. Siamo partiti inquinati dal nostro stile di vita e forse abbiamo capito qualcosa del Madagascar ma per certo abbiamo capito molto più di noi stessi. Il vero viaggio è stato dentro di noi. La forza della squadra è nota, ha moltiplicato in modo esponenziale i nostri entusiasmi ed ha rafforzato l’impegno. Toccata terra è passato in secondo piano che Gisberta non si era ancora resa conto che ci si trovava nell’emisfero australe e che il portabagagli si meravigliava ancora che l’aereo che ci aveva ospitato sino a pochi minuti prima era appena ripartito: "hai visto? Tu prima lì, ora qui". L’arrivo notturno e afoso in una realtà arretrata ma ingenuamente lanciata verso il nostro modello di accumulo è stato abbastanza insignificante così come i primi due giorni passati, uno a riposarci e l’altro a prendere le misure del posto, in ostaggio del nostro resort. Già dal breve incontro del secondo giorno con Suor Josephine alla scuola di COCOTIER si è assaggiato il senso di umanità che ci avrebbe atteso. Josephine, una guerriera dal viso dolce e sereno come le persone consapevoli del bene che stanno seminando. 1500 studenti per un’educazione indispensabile, forse più dello stesso pane, che producono grazie ad un forno industriale di un benefattore nord-italiano, al quale i bambini che si alzano prima che sia pronta la colazione nello loro case o capanne possono attingere liberamente. La funzione del cereale non è solo alimentare bensì finalizzata a garantire la concentrazione degli scolari per la lunga giornata tropicale. Comunque anche quella alimentare era benvenuta. Subito abbiamo scoperto come il convento avrebbe potuto ospitarci in una struttura meno sfarzosa ma più accogliente, sia per concreta logistica sia per quella sana spiritualità che vi si respirava; senza tralasciare quell’immensa spiaggia incontaminata a disposizione per lavare in mare le sofferenze materiali che il nostro occhio occidentale avrebbe visto nei villaggi primitivi ma simbiotici con madre natura che saremo andati ad incontrare. Tutta esperienza, si può sempre migliorare. Ne abbiamo fatto tesoro. HELL VILLE al secondo giorno di vacanza mi ha fatto pensare ad un’origine etimologica di improbabile fondazione britannica. Un piccolo girone infernale con una sovrapposizione di miasmi umani e animali condito da nuvole di mosche e gas di scarico esaltato da una temperatura superiore ai trenta gradi all’ombra che non c’era. La carne tagliata al momento puzzava più del pesce ma gli zebù erano la ciliegia sulla torta per culminare con lo scolo delle acque, coperto e parallelo alla strada assiepata di bancarelle e bazar, alternata da venditori di granchi giganti neri per il fango da disfacimento lavico che li ricopriva e forse conservava in assenza di refrigerazione. Il primo giorno di lavoro vero, il terzo di vacanza, per il volontario T alla sua prima esperienza è stato intenso ed affascinante. Il villaggio dei pescatori di aragoste di ANTANFIAMANBITRY, pur nella sua fatiscenza era antropologicamente meraviglioso, le nasse sparse ovunque, gli zebù a pascolare sotto le mangrovie con la bassa marea, l’insana ed igienicamente dannosa commistione tra uomo, animali e loro escrementi, a mio avviso frutto della più parte dei problemi sanitari valeva più di un trattato sull’evoluzione. Eravamo all’età del ferro, con usanze arcaiche che affondano le origini nella notte dei tempi e che nonostante tutto hanno permesso al villaggio di sopravvivere sino ai nostri giorni onorevolmente. Forse c’era di tutto oltre ai casi diagnosticati di tifo, polmonite, sifilide, bronchiti diffuse, tenia, vesciche alle gambe, rigonfiamenti strani, mal di testa, tosse, mancanza di calcio, problemi legali alla ciclo, cateratte ecc., ma chi siamo noi per giudicare se stiamo facendo bene a impartire loro una saggezza sanitaria, secondo noi vincente, fatta di vaccini, di regole igieniche, di prevenzione e cure, oppure preservare quell’equilibrio magico frutto una simbiosi originaria con la natura che ci insegna la prima legge della vita e cioè: il grande mangia il piccolo come ci ha ricordato la nostra guida malgascia. La risposta non c’è, e non si può dare, ma si può solo fare. Loro chiedevano il nostro aiuto, e noi, con tutte le ristrettezze contingenti, la SI OFFRIVA, senza altre elucubrazioni. Come restare filosoficamente inermi davanti al bisogno imminente? Una goccia nel mare senza alcun giudizio etico, solo una speranza, una recondita certezza: provare a fare del bene a chi chiede aiuto, aiuta prima di tutto a chi lo fa; si innesca un ciclo endorfinico che per certo giova a chi, a sue spese, con il proprio tempo sottratto al lavoro vi si dedica. Aver toccato con mano la magia del meccanismo è stata una rivelazione. Non è che l’aridità intrinseca del volontario T allenata da quasi 50 anni di egoismo ne sia stata scalfitta, perché per certo si riprenderà a costruire con l’entusiasmo di sempre, solo con una consapevolezza ulteriore: che questa vita ci può regalare una gioia immensa, quella di fare del bene. Che anche questo sia egoismo poco importa, si potrebbe argomentare a favore e contro ma non mi compete ne mi interessa. La mattina proseguiva tranquilla tra l’ospedale allestito in chiesa ed il banco accettazioni. Io S ed E facevamo la prima selezione compilando le schede. Il secondo giorno di lavoro, il quarto di vacanza, è stato forse quello più difficile sotto il profilo sanitario, conformemente alla distanza dal villaggio di MANGIRANKIRANA dall’unica strada asfaltata dell’isola, al termine della stagione delle piogge. Più volte ho avuto la sensazione che il 4x4 si capottasse e quando una voragine ha fatto desistere l’impavido conducente locale dal proseguire, percorrere l’ultimo chilometro a piedi sotto il sole e con le borse dei medicinali a tracolla è stato solo una gioia. L’incontro con il vecchio con il bastone in spalla e alle estremità i quarti di una manta leopardata, con il suo incedere lento verso la strada nonostante le cateratte agli occhi è stato come incontrare un marziano, anche se in fondo chi veniva veramente da un altro pianeta eravamo noi. Ritornando al villaggio non posso che descrivere una situazione di maggiore povertà. Anche nell’estremo bisogno vi è una scala di relazione, contornata però da un’identica gioia di vivere. Io, S ed Emma, un’insegnante malgascia della scuola di Josephine, prestata alla mediazione culturale ci aiutava a compilare le schede-paziente – nei tre giorni di lavoro saranno più di 400. Il compito assegnato era di aiutare i medici nell’individuare in fretta il problema del paziente ottimizzando i tempi. Emma traduceva a noi i sintomi rappresentati dai villani e ci arricchiva di informazioni sul Madagascar nei ritagli di tempo. Nel secondo villaggio la scarsezza di mezzi era tale che non avevamo neanche un tavolo, non tanto per scrivere, ma per posizionare le medicine o far sdraiare i pazienti. Abbiamo rimediato legando insieme tra panche simili a quelle che ci hanno fatto da postazione di lavoro e scrivania improvvisata. Al termine delle visite – come ogni giorno – lo scambio dei ringraziamenti alla presenza del FUKUNTANI fiero di aver portato così tanti medici "VASA" che vuol dire bianchi, al proprio villaggio. Politicamente un ottimo risultato in vista delle prossime elezioni, quindi la consegna dei doni ai bambini, penne, quaderni, vestiti e giochini tra i quali i frisbees erano i più graditi. La sincerità della gioia sprizzava dagli occhi dei bambini e si rifletteva nei nostri. Nel secondo villaggio non c’era la chiesa e nemmeno la scuola; e come negli altri villaggi non c’era corrente elettrica o acqua corrente, la gente non sapeva quanti anni aveva, solo alcuni fortunati avevano il "carnet" un piccolo quaderno sporco e consunto nel quale c’era scritto il nome e, per chi lo aveva, anche il cognome, accompagnato dalla data o dal solo anno di nascita, o peggio ancora dall’età che vi veniva riportata, rigorosamente senza aggiungere l’età del carnet stesso. IL TEMPO NON ESISTE è una nostra invenzione metrica, è il nostro modo lineare di misurarlo, che ci aiuta a programmare, mettere da parte, fare scorte e gestire. Il Tempo è Danaro e qui che il denaro non c’è, perché gli scambi tra riso e pesce avvengono con il baratto, qui il tempo è ciclico, si ripete gratuitamente quindi non esiste e per certo non è importante. Il terzo giorno di lavoro – il quinto di vacanza – nel villaggio di ANTSAKOLANY sulla carta era impegnativo, si presentavano due villaggi insieme davanti alla scuola restaurata da HHPP la onlus che ha reso possibile questa esperienza, ma la macchina era rodata ed il triage mio e di S e della indispensabile Emma era efficacissimo. A parte un "simula mal di testa" e un "le raschia la gola quando beve rhum" la solita emergenza sanitaria in un contesto di relativo maggiore agio: bambini vestiti e lavati, e la stessa identica gioia di vivere con festa alla scambio dei regali. Quelle due allegre diagnosi sono servite a far sorridere i medici – anche loro ne avevano bisogno – sovrastati dal numero dei pazienti. In "farmacia" Evelina, una malgascia di Pavia con tanto di accento lombardo nella duplice veste di futuro capo del villaggio dell’etnia dei RE, una delle 18 del Madagascar, e tuttofare nel resort improvvisato che ci ha ospitato … a pagamento. Una ragazza determinata, intelligente, che ha deciso di far rientro nella sua terra e provare a fare del bene con il sogno di aprire una farmacia e laurearsi in medicina. GIORGIO è un padre spirituale, FRANCO un mito, pane al pane e vino al vino con quella sottile vena di intelligenza livornese con la quale ha saputo dire cose giuste al momento giusto. ILARIA, … fosforica. GISBERTA, equilibrata, una vera appassionata, ma che nome … . SILVIA ed ENRICO, … i bimbi, simpatici, seri, distinti e consapevoli. SERGIO un leader naturale, MIRELLA miss Bulgaria, una pediatra innamorata dei bambini. Il sesto giorno la sofferta escursione a Nosy Comba nell’arcipelago di Nosy Be con dei coralli e dei pesci tropicali che ci lasceranno d’incanto, ma mai quanto le due tartarughe d’acqua e i lemuri che ti mangiano la banana sulle spalle. PENSAVO PEGGIO è solo il nome della Gargotte – leggila capanna - di una disperata che da cinque anni abita in Madagascar e somministra birra THB Three Horses Beer prodotta dalla STAR, quella del dado I suppose, che ha solo un’ottima funzione antibatterica naturale; dicevo che somministra birra e melanconia mentre dei simpatici topi malgasci corrono sulle travi sopra la nostra testa e quella di due altrettanto disperati esausti francesi oltre la settantina. Peggio di così non saprei, ma era solo il penultimo giorno – non importa. L’ultimo giorno, il settimo, relax ad ANDILANA la spiaggia più bella contaminata solo dall’immancabile resort, ma allietata da Lulù, un ristorante malgascio francese con un buffet fantastico a soli 40.000 Ariary pari a 12 euro.
Cena di saluto e la solita voglia di rientrare a casa. … il mal d’africa non tarderà!
Mirela
Hhpp-cioè humanitarian help for poor people ma non bastano le quattro parole per descrivere tutto quello che queste missioni racchiudono. Per parlare del impegno costante nel aiutare i più bisognosi , della costruzione di scuole e pozzi in queste zone dove non hanno ancora l'ufficio anagrafe e l'immondizia la smaltiscono bruciandola , delle visite e medicazioni ai villaggi , degli sguardi e sorrisi di ogni bimbo...ci vuole un vocabolario intero . Il Madagascar della natura ancora incontaminata è lo stesso Madagascar che ha bisogno di così tanto . Ho provato forti emozioni che porterò dentro per tutta la vita : i colori , i bambini che mi correvano incontro ogni volta che mi vedevano con i loro vestiti strappati e nasi mocciosi , addormentarmi e svegliarmi con il rumore del mare , le passeggiate notturne con i piedi nel acqua ... Così come il ricordo di ognuno dei compagni di viaggio: il grande dottor Giorgio con il suo cuore immensamente generoso, disponibile e ottimo organizzatore , Franco- ottimo pediatra innamorato di ogni bimbo che ci ha incantato con i racconti dei suoi viaggi, Gisberta - l'amica ideale gentile e determinata , Silvia ed Enrico - la bella e dolce coppia innamorata , Ilaria ,Michele- simpatia e Wikipedia vivente nonché Sergio e le sue simpatiche "disavventure ". Sono ancora qui però sento già la nostalgia dei tramonti unici ed il cielo particolarmente stellato , dei bimbi seduti davanti al mio bungalow mentre preparo la valigia e la loro felicità per delle caramelle o biscotti o semplici giochi. Una parte di me resta qui !Un abbraccio di cuore a tutti voi ❤️
Sergio
Quando ho chiesto al dottor Martini di poter partecipare alla missione in Madagascar ero cosciente di affrontare un'esperienza nuova,come volontario ,quindi meno preparato di altri all'impatto con condizioni sanitarie improbabili . Per questo ho iniziato l avventura con HHPP
con una destinazione immaginata , in teoria , non troppo forte magari come l'India e già vicina a frequentazioni turistiche .
Mi unisco al Gruppo HHPP sapientemente formato dal Dr George ,Vate illuminato nel condurre, con Dr Senior HHPP Franco , tutte le azioni del Gruppo e gestori prudenti sopratutto delle reazioni emotive del Gruppo.
Arrivati a destinazione da Roberto ,
Basta veramente poco per capire che la realtà di Nosy Be è cosa ben diversa da ogni immaginazione. la mia impreparazione emotiva a reggere l'impatto con la visione delle condizioni della popolazione locale "rinchiusa " nei villaggi è totale.
Impensabile immaginare di trovare popolazioni dalla vita allo stato primordiale, scandita dall'alba al tramonto della sola luce solare ,senza acqua potabile ,in totale condivisione e commistione con gli animali utili alla loro vita ,esposti a ogni destino previsto dai fatti naturali, senza alcuna possibilità poter cambiare nulla di questo percorso,se non con l'aiuto esterno.
Comincia il lavoro ;il Gruppo è dotato di energie infinite
garantite dalla motivazione per la missione, le pause per riposo o imprevisti danno persino fastidio .
Comincia la sequenza delle visite ; a me con Michele tocca
la preparazione delle schede visita ,intervista alle persone e breve indirizzo per i medici ai sintomi malattie dichiarate ( ci dicono bravi da creare imbarazzo in qualche pronto soccorso nostrano )
Il contatto ravvicinato con gli occhi e gli sguardi delle popolazioni del villaggio è una lezione di umanità incredibile : le ragazze madri anche di 6 figli all'eta di 25 anni , dei bambini febbricitanti per la stagione delle piogge , l'anno di nascita a fatica ricordato perchè nessuno lo ha scritto su un pezzo di carta , la dignità nel mettersi nelle mani di chi vuole fare qualcosa per loro , tutto comincia a demolire la nostra visione della vita nel mondo moderno.
Qui si impara che la differenza evidente tra i villaggi e tra chi
possiede almeno le infradito e chi va scalzo anche nelle strade allagate, chi ha la scuola e chi rimarrà analfabeta, chi può permettersi di pagare 3 euro al mese per la scuola e chi vi rinuncia per poter mangiare .
Le medicine un lusso inavvicinabile per tutti .
Una strada transitabile l'evoluzione verso il mondo moderno è a volte la salvezza.
Ecco perchè quello che sta facendo HHPP è qualcosa di grandioso.
Lo percepisci realmente . Donare un pozzo , una scuola può cambiare il destino delle persone, così come una visita sanitaria .
Si va via
Nasce un nuovo senso da dare alla dignità delle persone , al reale valore delle cose . Sperando di poter trasmettere agli altri la lezione ricevuta dall'esperienza HHPP.
Scorre già l'attesa di poter mantenere la promessa del ritorno al sorriso di Sr Josephin
Un caro saluto a tutti.. al Gruppo HHPP Madagascar
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Silvia
Seconda volta in Africa e seconda Missione con H.H.P.P: formula vincente non si cambia e quindi eccomi qui pronta a partire! Il magnetismo dell’Africa è troppo forte per farmi scappare questa splendida opportunità , che questa volta posso vivere e condividere con la persona che amo (ebbene sì, le preghiere delle Suore del Mary Matha di Thullur affinchè trovassi un fidanzato alla mia età sono state ascoltate!) La Missione per me è stata breve ma intensa, non sapevo bene cosa avrei trovato davanti ai miei occhi, e una settimana sicuramente è poco per ambientarsi ed entrare nel vivo delle cose. Nonostante tutto, questi pochi giorni sono serviti per riconfermare ancora una volta la bellezza del mio lavoro e per ricordarmi perché ho scelto di fare il medico sopra ogni cosa. Sono bastati i volti curiosi dei bambini (che probabilmente non sono mai stati visitati da nessuno prima d’ora), i loro sorrisi, e gli sguardi riconoscenti delle mamme, per riscoprire la vera essenza di un mestiere che troppo spesso nel mondo occidentale viene schiacciato sotto il peso della burocrazia e degli impegni lavorativi. Come sempre il "bene" ricevuto è stato più di quello donato, ma spero di essere stata comunque in grado di dare un piccolo aiuto, se non con una medicina, almeno con un gioco o un sorriso, in modo da far sentire queste persone meno sole e dimenticate. Torno a casa con il cuore gonfio di gioia e gli occhi pieni di sorrisi, pronta a partire per la prossima missione!
Dr George
Cosa dire di questa mia ennesima missione in HHPP ? Sicuramente ripeterò dei concetti già espressi nei precedenti diari , delle sensazioni già tentate di descrivere nell’avvicinarmi ad altre popolazioni, ma lo faccio più che volentieri. Sono felicissimo di ripetere quanto per me sia importante ripetere queste occasioni di contatto ravvicinato con le diverse realtà umane incontrate e cercare in tutte le maniere possibili di aiutarle ; sono felicissimo di ripetere come secondo il mio modesto parere questa esperienza sia veramente indispensabile per ciascuno di noi perché ci fa riflettere e comprendere quanto siamo fortunati ad essere nati dalla nostra parte del mondo e come sia nostro dovere mettere in atto tutte le energie per essere vicini chi si aspetta solo un aiuto da noi ; sono felicissimo di ripetere come la condivisione di tutte le emozioni vissute nell’ambito di una missione umanitaria di HHPP , nonostante tutte le difficoltà che immancabilmente si incontrano nella sua organizzazione e realizzazione , sia sempre nuova e sempre più stimolante per proseguire ciò che l’Associazione ha iniziato 13 anni orsono. Ma allora direte voi questa missione è stata la fotocopie di altre, non ha portato niente di nuovo all’evoluzione e maturazione del sottoscritto ? Se vi ho dato questa sensazione vuole dire proprio che mi sono espresso male e vi spiego perché : conoscere la realtà di vita vissuta nel Madagascar è significato essere catapultato in un mondo che assomiglia ad un medioevo più arretrato dell’Etiopia e per questo ancor più affascinante ; vedere le opere strutturali realizzate da HHPP nell’ottobre scontro ( e per la supervisone delle quali dobbiamo ringraziare l’attenzione costante del nostro socio Roberto Ricci ); la gioia negli occhi delle popolazioni che potranno finalmente godere di un pozzo d’acqua per le esigenze quotidiane e di una Scuola per i propri figli che abbia la dignità di tale nome, è il più grande ringraziamento che ogni volontario che dona il proprio tempo all’Associazione possa mai chiedere in cambio . Voglio sempre ricordare , ed anche se mi ripeto ne sono felice, che tutto ciò che abbiamo potuto realizzare , dalle circa 1000 visite mediche effettuate a grandi e piccoli , alla quantità innumerevole di giocattoli vestiti e quant’altro portato dall’Italia donati a chi si è presentato noi , è stato possibile grazie all’aiuto di tutti coloro che ancora una volta hanno creduto in HHPP ed hanno elargito ognuno qualcosa : dai farmaci da parte del Centro Farmaceutico Missionario di Firenze diretto da Massimo Ghirelli , dal tempo e l’abnegazione dimostrati dai volontari attivi vecchi e nuovi partecipanti alla missione , da tutti coloro che hanno regalato qualcosa perché lo portassimo in dono agli abitanti di Nosy Be . Grandissimo , come sempre , il regalo che ogni volta la mia cara Beatrice fa a me stesso ed a HHPP supportandomi ( e molte volte " sopportandomi " ) con amore durante l’organizzazione e la realizzazione delle missioni . Tanti sono i ricordi e gli episodi emotivamente toccanti che ho vissuto in questi giorni ed avrei veramente la voglia di raccontarveli tutti ; ma state tranquilli , terrò a freno la mia prolissità e vi parlerò solo di Antonià . Questa bambina di circa 4 anni ( circa perché in Madagascar non esistendo anagrafe non si sa neppure con certezza quando siamo nati ) ospite del Centro Stella Marina dei bambini dal piede torto , per una naturale empatia con il sottoscritto mi è sempre stata vicina durante le nostre presenze nella struttura e mi ha donato tanta di quella dolcezza permettendomi di starle accanto come il proprio vero nonno e ricambiandomi con sorrisi ed abbracci ; per tutta la durata della Santa Messa di ieri è stata seduta accanto a me su di una panca improvvisata , mi ha tenuto per mano ed accompagnato per tutta la celebrazione lasciando impressi nel mio cuore il suo sorriso ed i suoi occhioni bisognosi d'affetto. Grazie , grazie ed ancora grazie a tutti voi che avete letto questo diario in questi giorni condivendo con noi le emozioni quotidiane ; se credete in HHPP in quello che ha fatto ed in quello che ancora vuole fare , state a noi vicini in tutti i modi possibili ed insieme porteremo avanti il nostro comune messaggio del " SOGNO UMANITARIO DALLA VALDINIEVOLE NEL MONDO " .