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Gli obbiettivi della 10° Missione Sanitaria ed Umanitaria in Brasile dal 6 al 13 Maggio 2014, la 40° di H.H.P.P. nel mondo sono:
- effettuare il maggior numero di visite mediche ad adulti e bambini nella cittadina di Candeias (a 30 Km da Salvador Bahia) Stato di Bahia
- distribuire gratuitamente centinaia di confezioni di medicinali ai pazienti bisognosi in relazione alle proprie necessità sanitarie
- consegnare indumenti, giocattoli, materiale umanitario vario ai bambini delle favelas di Salvador Bahia e di Candeias
- verificare ed aggiornare le adozioni a distanza del "Progetto Jeevan" a Candeias e Salvador de Bahia
Mercoledi 7 Maggio 2014
La sosta forzata a Lisbona ci ha permesso di dormire in un comodo letto di un buon albergo portoghese, poter utilizzare la connessione wi-fi dell’albergo per comunicare e tranquillizzare i nostri cari in Italia del disguido aeroportuale, e soprattutto di poter fare un giro turistico per la città. O meglio, pensavamo di fare un giro turistico per la città, perché se è vero che appena fuori dall’albergo abbiamo trovato l’ingresso per la metropolitana locale, che Nicoletta e Rita si sono ben orientate nel dedalo degli incroci delle linee rossa, gialla e blu fino ad arrivare al nodo centrale del mezzo di trasporto sotterraneo, il problema è nato quando siamo “ ritornati a riveder le stelle”. Abbandonata la metro era obbligatorio salire in superficie per prendere il treno che ci doveva portare ad una certa Torre Belem , che, stando alle notizie prelevate da internet, rappresenta un monumento nazionale meritevole di visita. Con i nostri biglietti della metro in mano, sicuri del fatto che sulla carta acquistata oltre al simbolo della metropolitana c’era anche quello del treno di superficie, non ci siamo assolutamente preoccupati di fare alcun biglietto , ma abbiamo solo chiesto all’addetto della ferrovia il numero del binario per raggiungere la nostra destinazione. Appreso ciò, ci siamo incamminati verso il binario numero 4 ed appena arrivato il primo treno ci siamo saliti sopra. Abbiamo viaggiato per circa 1 ora e mezzo attraverso le storiche bellissime case della città vecchia, gli orrendi mega-edifici dormitorio moderni, veri cazzotti per i nostri occhi resi languidi dagli aspetti retrò della vecchia Lisbona, abbiamo attraversato l’immenso estuario del fiume Tago , ed ecco stagliarsi ai nostri occhi la siluette alta e snella della grande croce del Cristo Redentore, inaugurata qualche anno orsono per eguagliare quella presente a Rio de Janeiro. A quel punto ci sono cominciati a venire i primi dubbi: come mai la sera precedente, la visita alla statua era stata scartata perché troppo lontana dal nostro albergo e troppo a rischio di perdere un’altra volta il volo aereo per il Brasile del pomeriggio ? Come mai se la statua era stata da noi giudicata troppo lontana adesso la stavamo sorpassando , ci stavamo allontanando sempre di più e della nostra meta Torre Belem neanche un’indicazione ? Fortunatamente, come qualche volta succede, da un evento negativo nasce una soluzione positiva : entra nel nostro scompartimento il controllore del treno ed iniziando a fare il proprio lavoro comincia ad obliterare i tickets ferroviari. Peccato però che i biglietti di tutti i passeggeri non erano uguali ai nostri della metro, o meglio noi non avevamo i biglietti giusti !!! Momenti di concitazione, Rita guarda se c’è in vista una stazione per poter scendere prima dell’arrivo del controllo, Nicoletta sbircia le mosse dell’uomo per vedere con quale velocità sta sbrigando il proprio lavoro, ed ecco che quando arriva accanto al posto del Dr George si scopre l’arcano : il biglietto lo dovevamo aver comperato a parte oltre a quello del metro ( per cui ci dovevamo preparare a dover pagare una sonora multa ) ma soprattutto quello non era il treno per andare alla Torre Belem, ma era un intercity che percorreva tutto il Portogallo fino alle Bocche di Bonifacio e si stava inesorabilmente allontanando a tutta velocità dal centro città! Saranno state le espressioni esterefatte di Nicoletta e Rita, saranno stati gli occhi disperati del Dr George, fatto sta che il controllore non solo non ci ha fatto la multa, ma ci ha anche dato tutte le preziose indicazioni di dove scendere e prendere il treno che tornava a Lisbona in tempo per poter andare in albergo, prendere e nostri bagagli ed arrivare puntuali in aeroporto. Mai pranzo fu goduto in modo più completo dal momento che, mentre assaporavamo le dolcezze portoghesi, ci eravamo messi sì a tavola ma soprattutto al sicuro da “molto pericolosi” ritardi. Siamo arrivati in aeroporto in perfetto orario ritrovando i disperati che come noi ieri sera non avevano potuto continuare il viaggio verso Salvador de Bahia, saliti sull’aereo e partiti,questa volta, in perfetto orario. Adesso, nel buio della carlinga, mentre trascorre il tempo di questo giorno che per noi durerà 29 ore, pensiamo a cosa ci attenderà in terra brasiliana, consapevoli di una sola certezza: la nostra estrema determinazione nel fare in questi giorni di missione tutto ciò che sarà in nostro potere per aiutare chi ne avrà veramente bisogno. In viaggio verso le favelas brasiliane, a voi Italia molto ma molto fortunata.