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14° in India-Ott 2010

Obiettivi:
1° PARTE - ANDHRA PRADESH
Attività sanitaria: visite mediche ad adulti e bambini (e somministrazione medicinali) con base all'ospedale Mary Matha di Thullur e camp giornalieri nei villaggi limitrofi.
Verifica ed aggiornamento delle adozioni a distanza.
Distribuzione di beni di prima necessità.
Verifica andamento del progetto "Gestione Struttura sanitaria Mary Matha"

2° PARTE - KERALA

Attività sanitaria: visite mediche ai bambini dei 7 orfanotrofi nel distretto di Kottayam che l'associazione sostiene attraverso il progetto di adozione a distanza
Verifica ed aggiornamento delle adozioni a distanza.
Distribuzione di beni di prima necessità.

Partecipanti:
Medici: Boccara Rosa Aryele e Martini Giorgio - Medici generici, Ravalli Gabriella - pediatra, Cappelletti Roberto - cardiologo
Volontari: Bartoli Federico, Ricci Roberto, Sarti Elisabetta, Telukha Yuliya, Zampieri Massimiliano, Zei Antonio

Periodo:
dal 7 al 23 ottobre

DIARIO GIORNALIERO

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GIORNI: 1º giorno - 2º giorno - 3º giorno - 4º giorno - 5º giorno - 6º giorno - 7º giorno - 8º giorno - 9º giorno - 10º giorno - 11º giorno - 12º giorno - 13º giorno - 14º giorno - 15º giorno


23 Ottobre 2010
Mentre i rumorosi aerei intercontinentali ci riportano a casa, quando la realtà della nostra vita occidentale ci allontanerà piano piano da quella vissuta in queste ultime settimane in India ed i dolci ricordi degli occhioni dei bambini incontrati ed i sorrisi delle persone che abbiamo visitato si stamperanno in modo indelebile nei nostri cuori di missionari , ecco come tradizione le impressioni finali dei partecipanti a questa 14° missione di H.H.P.P. in India

ANTONIO
Quando sono arrivato in India per questa nuova missione HHPP, Sr. Jain mi ha salutato dicendo: “Antonio, ben tornato a casa!”
Tornare in India è la chiusura del cerchio della mia vita; è il tassello che manca nel puzzle della mia esistenza, senza il quale il quadro è incompleto; è quella parte della famiglia a cui penso ogni giorno ma che purtroppo, per ovvi motivi, posso vedere solo di rado.
Un missione in India per me significa Sr. Jain, Sr. Elisabetta, i poveri e i bambini che ormai conosco bene o che vedo per la prima volta. I loro  occhi, i loro rari sorrisi, le loro mute implorazioni fatte di sguardi e di preghiere silenziose. Le loro benedizioni, le loro mani giunte in segno di ringraziamento. Queste  e molte altre sono le cose, sono le spinte incessanti che mi portano a desiderare con tutto me stesso di partecipare a una tale esperienza con HHPP.
Gesù disse: “Chi aiuta i poveri, aiuta me!” Umanamente vorrei che il Signore mi aiutasse a fare, a fare ogni giorno di più per sostenere questi bambini e questi uomini che sembrano veramente abbandonati da tutti e dal mondo. Vorrei che quei sorrisi visti per il dono di un pennarello si moltiplicassero all’infinito. Vorrei che quelle mamme che portano i loro bambini nei nostri camp sanitari, fiduciose nel nostro aiuto, diventassero migliaia e che a tutte loro potessimo in qualche modo assicurare salute ai loro piccoli.
Mi hanno chiesto dall’Italia: “Antonio tutto ok?” La mia risposta è stata:  “Se tutto ok è vedere famiglie con bambini piccoli vivere in capanne con solo il tetto di palme senza pareti mentre c’è una pioggia torrenziale, se una famiglia vive sopra una discarica perché almeno può trovare più facilmente qualcosa da ingerire, se vedere un bimbo con la distrofia ridere da matti per la gioia di una scatola di pennarelli, oppure una persona anziana che piangendo ti benedice perché può solo ricompensarti così per avergli curato il nipotino, allora sì è tutto ok!”
Ma l’india è anche fatta da bambini e giovani che negli anni passati erano arrivati da noi con gravi patologie cliniche e oggi sono stati operati, curati e guariti. Sono i bambini dell’Assisi Baby Sadan che crescono in ottima salute, che studiano e che vivono una vita degna di essere chiamata tale.
Tutto questo grazie al lavoro incessante di tanti volontari di HHPP che durante l’anno dedicano un po’ del loro tempo ai nostri progetti. E grazie anche a tutti i volontari che partono in missione e a coloro i quali questa volta ho avuto il piacere di avere come compagni. Un sentito grazie sia ai veterani che a coloro che per la prima volta hanno preso parte attiva ad una missione HHPP. Grazie soprattutto a coloro che si sono lasciati “convincere” a partire, con l’auspicio che questa loro esperienza possa diventare presto routine.
Grazie a Giorgio, impareggiabile presidente, fraterno amico e grandissimo trascinatore.
Infine un grazie particolare alla mia famiglia che mi ha permesso di vivere nuovamente questa esperienza e a mia moglie con la quale spero di tornare presto insieme in missione.

ARYELE
Esiste un mondo discreto, silenzioso, diverso da quello che ci assilla quotidianamente: è il mondo del volontariato. Gli appartengono coloro che, indifferenti alle piccole differenze che ci sono tra gli uomini, si interessano di migliorare le condizioni di vita delle persone. H.H.P.P. appartiene a questa categoria di associazioni che riunisce sia professionalità che umanità per esprimere quell’ amore verso il prossimo che oltre alle parole ha bisogno di gesti e di fatti.
Questa ultima esperienza organizzata in India, è stata un’altra lezione di saggezza che ci ha appagati, resi sereni, più disponibili se possibile, verso i meno fortunati.
I nuovi compagni si sono integrati velocemente ed ora siamo tutti parte di una famiglia. Questo si deve alla sapienza del Presidente Dr Giorgio Martini che, con serafico sorriso, sa risolvere ogni problema; al VicePresidente Antonio Zei che è dotato di notevole senso della realtà e di humor ed alla dolce e impareggiabile Elisabetta Sarti che sa e riesce a fare tutto per tutti.
Grazie di cuore all’Associazione ed a chi la sostiene.

ELISABETTA
Tornare in India è sempre una grande emozione, incontrare di nuovo Sr Jain e Sr Elisabetta, due donne eccezionali dalle quali è necessario imparare l’arte di donare senza riserve e senza limiti.
Il piacere e la soddisfazione di “servire” gli altri in questa terra dove un semplice sorriso diventa medicina, dove riconoscere un volto o ricordare un nome fa brillare gli occhi a persone, bambini che secondo i nostri standard occidentali sembrano non avere niente ma che tanto hanno da insegnarci in quanto a spontaneità, affetto, necessità, valori.
Parlo di bambini che mendicano davanti ai templi ma con tanta voglia di giocare, bambini che non possono studiare per andare a lavorare nei campi ed aiutare così i genitori a mantenere la famiglia, bambini che vivono in orfanotrofio perché sono stati abbandonati oppure con una famiglia temporaneamente in difficoltà.
Impossibile non rimanere colpiti, ogni volta come la prima volta, da tutto questo.
Per fortuna ogni anno è però possibile anche toccare con mano i risultati positivi degli sforzi comuni di ognuno di noi di H.H.P.P. … parlo di Koteswaramma e di Sai, che ci sono ancora e che sono felici ed in splendida forma, parlo di tutte le persone che durante l’anno hanno potuto contare sulle cure gratuite fornite dall’ospedale Mary Matha e dei bambini che con l’adozione a distanza hanno potuto studiare avendo così l’opportunità di costruirsi un futuro.
Anche in questa missione l’associazione ha lavorato per questo ed ognuno di noi ha dato un grande contributo; concludendo vorrei quindi ringraziare tutte le suore che ci permettono di portare avanti le nostre attività sempre, sia in missione che durante l’anno, essendo nostre impareggiabili corrispondenti sul posto. Grazie ai miei compagni speciali … incredibile osservare ogni volta il “miracolo” della formazione di un gruppo saldo e affiatato fra tanti sconosciuti. E grazie anche a tutti coloro che hanno sostenuto e seguito da casa questi nostri giorni in India.

FEDERICO
Ancora oggi se dovessi dire quando e perché ho deciso di partire per questa missione non saprei cosa dire. Posso soltanto dire, che una sera, tornando da una cena con Giorgio e Antonio, ho avuto la precisa sensazione di aver conosciuto due grandi persone. Rimasi subito contagiato dalla loro passione, serietà e voglia di fare. Senza accorgermene oggi sono qui, a scrivere le mie impressioni di rientro dalla 14° missione in India.
Pensavo che partire per una missione in cui erano presenti 4 medici sarebbe stato sicuro; cosa mi sarebbe mai potuto accadere in mezzo a tutta quella conoscenza e medicine? Non lo sapevo ancora, ma i missionari di H.H.P.P. hanno nel loro equipaggiamento qualcosa di molto più potente delle semplici medicine: l’amore e il rispetto per le persone. Un sentimento che si diffonde ad ogni momento della giornata, in ogni visita, in ogni gesto. Un “compagno” che non ti fa mai sentire solo o lontano dai tuoi affetti. La “medicina” che chiunque, se vuole, può dare.
Voglio ringraziare ancora una volta Giorgio ed Antonio per avermi concesso il privilegio di vivere una esperienza che lascerà sicuramente un segno profondo nella mia vita ed in quella dei miei cari.
Ringrazio, inoltre, Gabriella, Aryele, Dr. Roberto, Roberto, Max, Yuliya ed Elisabetta per avermi fatto sentire da subito un membro del gruppo, per avermi accettato per quel poco che potevo dare.
Ho anche avuto l’onore di conoscere due grandi “Sognatrici” come Suor Jain e Suor Elisabetta, che nel mezzo della più assoluta povertà hanno avuto la forza di immaginare, senza avere una rupia, un ospedale ed un orfanotrofio. La cosa incredibile è … averli visitati entrambi.
L’insegnamento più importante che riporto da questo viaggio, è quello d’imparare a ringraziare per quello che si ha, anche per quelle che nella nostra realtà vengono considerate piccole cose, ma che in altre non sono neanche immaginabili.
Domani quando tornerò a casa, voglio continuare a “ringraziare” il Signore, come facevamo in Missione, per insegnarlo a fare alle mie figlie e per continuare a ricordarVi nelle mie preghiere.
Un abbraccio

GABRIELLA
L’esperienza umanitaria ha rappresentato una svolta nella mia vita. E’ come se nel tempo precedente fossi vissuta sulla punta di un iceberg. Conoscere il sommerso è stato come vedere all’improvviso un mondo sconosciuto, ma che esiste.
Sono venuta in contatto con la povertà, la sofferenza, la solitudine che prima osservavo da spettatrice, distaccata.
Ogni missione (e questa è la mia settima) mi ha dato l’opportunità di toccare con mano questa realtà e una spinta positiva verso gli altri e verso la vita.
Questa volta, come e più delle altre, l’India mi ha dato forti emozioni. Dalle capanne di Thullur agli orfanotrofi del Kerala è stato un crescendo di sentimenti.
Solo qui si capisce veramente l’importanza di un gesto: un sorriso, una carezza, un abbraccio.
I miei compagni di viaggio sono persone fantastiche ed ognuno di loro ha lasciato qualcosa dentro di me.
I bambini, ai quali ho prestato le mie cure e ho dato tutto il mio affetto, mi hanno donato, anche se poveri, una grande ricchezza interiore.

YULIYA
Io ho da dire tante cose però ho paura che non ci basta il tempo e allora vi dico solo che vi ringrazio di tutto, sono stata molto contenta di conoscere voi tutti; per me è stata una esperienza indimenticabile ed io sono sicura che porterà qualche cambiamento nella mia vita ed io sono orgogliosa di questo.
Poi voglio scusarmi se delle volte, spesso, mi sono fatta aspettare, però vi assicuro che io non l’ho fatto apposta e che vi rispetto tutti, però ognuno di noi ha i suoi difetti e questo è uno dei miei. Spero che mi accettate così come sono e che l’anno prossimo potrò di nuovo condividere con voi questa bella cosa.
Un bacio a tutti !

MASSIMILIANO
E' la seconda volta che partecipo ad una missione di H.H.P.P. in India. Prima di partire mi chiedevo quali emozioni avrei ritrovato e se ritornando sarei andato incontro ad una sorta di assuefazione a tutto ciò che avevo vissuto lo scorso anno. Così non è stato, arrivato a Thullur ho ritrovato tutte le emozioni e gli affetti lasciati, in continuità con l'esperienza passata. Mi ha dato una grande gioia constatare che Kotteswaramma e Sai, soccorsi in pericolo di vita, stavano bene. Una grande soddisfazione sentire la ragazza dire che per lei era iniziata una seconda vita. I sorrisi, la gratitudine e la compostezza di tutta la gente visitata dai dottori, che vive per la maggior parte in condizioni di estrema povertà, mi hanno ripagato delle fatiche. Ho constatato i progressi nel dispensario, con l'ambulatorio di oculistica ben avviato e quello di dentista in imminente partenza. Ho lavorato giorno per giorno con degli splendidi compagni di missione, la totale dedizione delle Suore e l'inarrestabile forza di Suor Jain. Anche in Kerala l'affetto dei bimbi mai dimenticati degli orfanotrofi mi hanno coinvolto di nuovo. Bambini che stanno bene grazie al grande lavoro delle Suore. Alcuni vittime di storie drammatiche, intelligenti, vivaci ma sempre alla ricerca di affetto, di un bacio, un abbraccio, una coccola. In cuor mio spero nel loro riscatto futuro, grazie anche agli studi e alle attenzioni che ricevono in queste strutture. Per combattere la povertà c'è ancora molto da fare, oltre al lavoro costante dell'associazione dall'Italia durante l'anno, ogni missione aggiunge un mattone nella costruzione di una vita migliore per le persone e i bambini che abbiamo incontrato e amato in queste due settimane.

ROBERTO CAPPELLETTI
Difficile trovare le parole per riassumere le sensazioni, i pensieri, le emozioni che hanno accompagnato questa mia prima missione umanitaria in India. Ero partito dall’Italia con l’idea, forse un po’ presuntuosa anche se in buona fede, di andare in quelle terre lontane a fare del bene,a portare il mio aiuto a persone che vivono in condizioni disagiate. Al termine di questa mia esperienza posso dire che sono più in debito che in credito, innanzitutto nei confronti  dei miei compagni di viaggio, e delle sorelle che ci hanno sostenuti e amorevolmente “accuditi”. L’iniziale senso di inadeguatezza e la preoccupazione di rivelarmi non all’altezza della situazione sono svaniti quasi subito. Il clima di complicità creatosi sin dall’inizio ha fatto sì che mi sia sembrato di non avere fatto altro in vita mia. A tutti questi nuovi amici va il mio ringraziamento. Ma sono soprattutto debitore verso la gente che ho incontrato in questa parte di mondo. Coloro che dovevano essere i beneficiari del mio aiuto mi hanno restituito amplificato, in termini di arricchimento personale, ciò che ho dato loro. Ho incontrato gente che ha percorso chilometri a piedi, sotto un sole torrido, per venire a farsi visitare, e che ha aspettato pazientemente il proprio turno. Gente che non ha molte altre occasioni, o non ha le possibilità economiche, per effettuare un controllo medico. Gente che spesso possiede poco più di niente, ma quel niente se lo fa bastare. Gente che ti ripaga con una stretta di mano, con un abbraccio o con un sorriso che ti fanno dimenticare le condizioni difficili in cui devi lavorare. Gente che ti guarda con occhi che non si possono dimenticare, occhi fieri e colmi di dignità, occhi scuri e profondi dentro i quali ci si perde, occhi luminosi come carboni ardenti che ti trafiggono e ti lasciano senza parole. Occhi di bambini che chiedono amore, bisognosi di carezze e di baci, interlocutori, davanti ai quali non si può rimanere indifferenti, non si deve. L’India mi ha ancor di più convinto che la nostra felicità passa attraverso la felicità degli altri, che donare e donarsi non significa impoverirsi ma arricchirsi, che la consapevolezza di rendere più serena la giornata di un bimbo, anche per poche ore, è una gioia che non ha eguali.

ROBERTO RICCI

Questa è la mia quarta missione, la terza in India. Nonostante questo non posso esimermi dallo scrivere ancora una volta ciò che ho veramente provato anche questa volta e che desidererei “non solo fare leggere”, ma far provare a tutti quelli che sono vicini ad H.H.P.P. : una forte emozione come quella che ho provato la prima volta ed un appagamento totale nel fare qualcosa per gli altri.
Ho solo un rimpianto, quello di non avere fatto l’impossibile per vivere e condividere con un gruppo di amici davvero “ splendido” anche la prima settimana di questa 14° missione in India.
Anche se ancora non siamo effettivamente partiti, il volo di rientro decollerà tra sette ore circa, già penso a quando potrò nuovamente tornare in questa terra e tra questi fantastici bimbi che ti danno più di quello che hanno e che ti prendono solo una parte di te. A me il cuore !

Dr GEORGE
Giunto al termine di questa mia ennesima missione sanitaria ed umanitaria in terra indiana, ancora una volta mi sento di affermare dal più profondo del cuore di essere pienamente soddisfatto di tutto ciò che personalmente ed a nome di H.H.P.P. è stato possibile realizzare. Come ogni volta le emozioni che in questi 17 giorni hanno letteralmente travolto il mio spirito rendono un sereno e completo senso di appagamento al lavoro svolto. Il ragguardevole numero di visite mediche effettuate (complessivamente 1.676), le 169 vaccinazioni anti epatite b ed il positivo controllo dei bambini inseriti nel progetto Jeevan di adozioni a distanza permettono di affermare che ancora una volta la nostra comune Associazione ha portato a termine il proprio compito di aiutare i più poveri fra i poveri. I miei fantastici ed instancabili compagni di avventura, amici nel senso più profondo del termine, sono stati sicuramente il motore infaticabile di questo nuovo risultato positivo; ognuno di loro personalmente e tutto il gruppo nel suo comune intento, ha permesso di superare i momenti difficili di ogni giorno e rendere insignificanti e risolvibili tutte le difficoltà incontrate. Ad ognuno di loro il mio grazie più sincero per la comune condivisione di tutte le emozioni giornaliere e per la comune forza umanitaria che ci ha permesso di aiutare un numero così elevato di persone. Non meno doveroso il ringraziamento a tutti coloro che dall’Italia ci aiutano costantemente permettendo ad H.H.P.P. di essere ininterrottamente presente in questa terra di missione. Grazie alla mia cara Beatrice, mia forza e mio sostegno quotidiano. Ma grazie sempre e soprattutto a tutte le persone indiane che anche questa volta ho incontrato e che con i loro sguardi pieni di affetto hanno dimostrato con un sorriso la più sincera e affettuosa riconoscenza alla nostra azione umanitaria.
La nostra frenetica vita quotidiana occidentale tenterà di distogliermi da oggi in poi da queste positive emozioni, ma il mio cuore resterà comunque pervaso dalla dolcezza del sorriso di Koteswaramma e dai teneri occhioni neri di Arun e Kiran insieme a quelli di tutti i bambini degli orfanotrofi del Kerala, dando ogni giorno costante impulso alla volontà di portare l’aiuto di H.H.P.P. a chi ne ha più bisogno.
… e il sogno umanitario dalla Valdinievole nel mondo continua!


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