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2° in Kenya-Ago 2007

Obiettivi:
Visite mediche con base nelle missioni di Rakwaro e Macalder gestite dalle Suore di Carità dell'Immacolata Concezione di Ivrea

Partecipanti:
Medici: Dr.ssa Gigliola Del Ponte, pediatra - D.ssa Silvia Triulzi, ginecologa
Volontari: Elisabetta Sarti, Eleonora Bartolini, Alessio Pollastrini, Sandro Bucchianeri

DIARIO GIORNALIERO

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Sabato, 11 agosto 2007
Anche questa mattina alle 7.00, Alessio è “sceso in campo” per distribuire i numeri ai pazienti. Ben 70 i bambini che oggi si sono presentati accompagnati da un genitore; fra questi, due per medicazioni importanti: Mark, il bimbo con ascesso alla gamba, “conquistato” l’altro ieri da Elisabetta, di cui abbiamo visto il miglioramento e Vincent, con un’ustione di secondo grado al braccio e alla mano destra. Le patologie riscontrate, oltre a ben 18 casi di malaria, sono sempre otite, bronchite, infezione cutanea, strabismo e herpes zoster in una giovane ragazza di soli 14 anni, Stefine. Mentre la coda scorreva in modo ordinato, Eleonora e Elisabetta intrattenevano con palloncini, caramelle e bolle di sapone i piccoli, mentre Sandro registrava le schede sanitarie e Alessio misurava l’altezza e peso dei pazienti e li smistava verso le dottoresse. Tanta rabbia ha suscitato il caso di una ragazza madre, affetta da attacchi epilettici, che si è presentata con la sua bimba di appena 1 anno con una forma di denutrizione davvero grave, Kwashiorkor; la ragazza, un po' non sapendosi prendere cura della figlia a causa della sua malattia e, peggio ancora, non volendola poiché non spostata, la lascia morire privandola del cibo. L’unica speranza è che la giovane risponda alle nostre preghiere di tornare presto con la nonna per vedere se quest’ultima può prendersi cura della piccola Lucy. Fra i 18 adulti visitati in mattinata abbiamo incontrato gli ormai noti herpes, le malattie veneree, la malaria, ma anche un caso di varicella; particolare inoltre un uomo che si è presentato con una feritoa lacero contusa ad una mano e, non volendo essere medicato né dalle dottoresse, né dalle suore, queste ultime si sono viste costrette ad invitato ad andare in ospedale. Terminate le ultime visite, è giunta anche l’ora di un “bilancio” di missione: in queste due settimane sono state effettuate 860 visite su bambini, adulti e donne gravide, senza contare i numerosi parti cui Silvia ha assistito; tutti i pazienti visitati dalle nostre dottoresse hanno inoltre ricevuto medicinali gratuiti, portati dall’Italia e comprati sul posto, e questo ha permesso anche ai più poveri di ricevere tutte le cure di cui avevano bisogno. Infine, ma non di minore importanza, Dorine e Paul potranno essere operati rispettivamente per osteomielite alla schiena e per piede torto.
Prima di raggiungere le suore per la cena e gli ultimi saluti, come da tradizione H.H.P.P. ognuno di noi lascia le sue impressioni sull’esperienza vissuta.

Una delle prime cose che abbiamo fatto all’arrivo in Kenya è stata quella di comprare quaderni e matite per i bambini della scuola. Successivamente mi sono accorto che sulla copertina di alcuni di questi quaderni c’è una brevissima biografia di Albert Einstein con un disegno che lo ritrae. Naturalmente il fisico premio  Nobel si riferiva a tutt’altro, rispetto a quello di cui scriverò, quando enunciò la teoria della relatività; tuttavia, non appena ho visto quell’immagine mi è venuta in mente la frase “tutto è relativo”. Frase che ha continuato ad essere nei miei pensieri in questi quindici giorni di missione perché secondo me è perfetta per evidenziare la differenza tra il mondo che siamo abituati a vivere e quello  che invece ho conosciuto nelle ultime due settimane. Molte sono le cose che possono turbare un europeo che viene a confrontarsi con questa situazione: dalle scarse condizioni igieniche in cui vive la stragrande maggioranza della popolazione, all’impressionante numero di malati di AIDS, passando anche per aspetti che a noi possono sembrare un po’ ”curiosi” come la poligamia. Queste sono solo tre delle infinite disparità che differenziano l’Europa dall’Africa, ma, senza dubbio, quella che mi ha più impressionato è un’altra. Cosa ci può essere di più assoluto per noi del valore della vita? Cosa c’è di più prezioso? Eppure anche questo è un valore relativo! La perdita di un figlio è un evento che segna qualsiasi genitore per tutta la vita, ma in Africa ho visto madri che alla notizia che il figlio era destinato a morire senza le adeguate cure non si sono scomposte più di tanto. Non pensiate che questo sia dovuto a scarso amore o addirittura a indifferenza, il fatto è che da queste parti la morte di bambini è, purtroppo,  abbastanza frequente. Probabilmente noi non potremo mai capire questo atteggiamento che ci sembra un misto di rassegnazione e abitudine alla morte, tanto è lontano dai nostri sentimenti, ma sicuramente questa missione mi ha aiutato ad avere una visione più reale di problemi di cui avevo solo sentito parlare in televisione; e nel mio piccolo spero di essere stato utile, quanto meno a far sorridere ancora di più questi splendidi bimbi che, nonostante tutto, sanno essere allegri. Chiudo con una considerazione a cui tengo molto: sono contento che abbiamo comprato quei quaderni, non tanto per l’immagine di Einstein che mi ha aiutato a pensare, quanto perché ritengo che il passo fondamentale per aiutare il Kenya e l’Africa in generale, sia quello di far andare a scuola  tutti i bambini. La cultura, secondo me, è quella che può fare la differenza in qualsiasi posto del mondo, quindi spero che il nostro piccolo aiuto si unisca a tanti altri piccoli aiuti e che quaderni, matite e libri diventino anche a queste latitudini la normalità e non un lusso per pochi. Per il bene dell’Africa e degli africani. SANDRO

Tanto bella e affascinante, quanto dura e contrastata quest’Africa tanto sognata e in questi giorni “vissuta”, ha mosso dentro di me tanti sentimenti, difficili da riassumere in poche righe. Molte le riflessioni, le angosce, le speranze che si sono affacciate alla mia mente. In una realtà così difficile dove la linea tra la vita e la morte è davvero così sottile, è facile sentirsi piccoli e impotenti. Grande la mia ammirazione per le suore missionarie che ho incontrato qui, che hanno speso la loro vita al servizio di questo popolo. La loro presenza fa la differenza ed il loro lavoro è un cammino volto ad un futuro migliore; perciò ritengo importante aver percorso con loro un po’ di questa strada. “Il mio pensiero vorrebbe raggiungerti, ma sarebbe ancora più bello se durante il suo cammino si scontrasse col tuo in una dolce e inattesa sorpresa”. ELEONORA

Non ci sono parole per esprimere il senso di impotenza che ti avvolge in questa terra…sempre in bilico fra il dover accettare una realtà e il cercare di cambiarla, pur sapendo che in soli 15 giorni è assurdo pensare di cambiare una mentalità ed una cultura così profondamente radicate. Non ci sono parole per descrivere le condizioni di questo popolo, il loro modo di vivere, ma soprattutto il valore che danno alla vita ed il peso della loro povertà. Semplicemente sconvolgente. Grazie alle suore che ci hanno ospitato: si battono ogni giorno con tutte le loro forze per cambiare, per dare una speranza all’Africa…hanno bisogno di tutto il nostro sostegno, e non mi vergogno a chiedervelo! E grazie ai miei compagni Alessio, Eleonora, Gigliola, Sandro e Silvia…elencati in ordine alfabetico, ma tutti ugualmente importanti per la professionalità e l’amore che hanno dato per la realizzazione di questa missione. ELISABETTA

Siamo arrivate in Kenya senza sapere cosa ci aspettava pensando di poter dare un aiuto comunque. E’ stato piacevole conoscere delle persone che fanno del loro meglio per questa gente dedicandosi a tempo pieno per loro. E’ stato bello conoscere da vicino una realtà che con un viaggio turistico non avresti percepito. Quello che abbiamo sicuramente capito è che mancano delle nozioni base di igiene personale come il lavarsi e lavare i panni, come raccogliere e bere acqua pulita e come difendersi dalle malattie in generale e tanto più quelle sessualmente trasmesse che qui sono epidemiche. Il nostro aiuto è stato una goccia nel mare e sicuramente abbiamo più ricevuto, come nozioni mediche su malattie da noi conosciute solo nei libri, che dato. Il loro dramma sono queste malattie non curabili se non con una presa di coscienza che qualcosa si può fare anche perché il Governo è disponibile alla terapia gratuita. Ti meraviglia che la gente per strada è allegra e disponibile per un contesto di ignoranza e povertà mentale. Questo è oggi! Speriamo che la prossima volta che torneremo sia stato fatto qualche passo avanti. GIGLIOLA e SILVIA

I bambini sono seminati come coriandoli colorati lungo le strade, nei campi e in ogni dove sul morbido paesaggio Keniota. A gruppi, in qualsiasi ora del giorno, giocano a piedi nudi, sporchi dalla testa ai piedi, vestiti di “stracci”, ma giocano tra loro ridendo e scherzando . Inseguendo vecchi copertoni di bicicletta che fanno rotolare con le mani o usando qualsiasi cosa che la fantasia possa trasformare in un giocattolo, passano le loro giornate. Insomma, non pensando alla situazione in cui vivono, è proprio bello guardarli mentre si divertono.  Tutto questo però va calato nell’amara realtà che abbiamo incontrato in questi pochi giorni. Il morbido paesaggio Keniota è anche impregnato di una povertà e di una cultura per noi difficili da comprendere. Scioccante è stato vedere quale poco valore può avere una vita qua. E’ più facile far morire un bambino lasciandolo al suo destino, piuttosto che avere il peso e il pensiero di doverlo curare. Scioccante è stato entrare nelle case e nelle scuole di fango, dove la gente vive e i ragazzi studiano. Scioccante è stato vedere in pochi giorni tanti malati di AIDS e di malaria. Difficilissimo è pensare di cambiare le cose, ma sicuramente le Suore combattenti che abbiamo trovato qua, lottano tutti i giorni per il miglioramento di questa popolazione, mettendo delle ottime fondamenta per far avverare questo sogno. In questi 15 giorni abbiamo dato quello che abbiamo potuto e la mia speranza è quella di aver messo anche solo un piccolo mattoncino di queste fondamenta. Ringrazio tutti i miei compagni : le dottoresse Silvia e Gigliola, persone che ho conosciuto in missione con le quali mi sono trovato subito in sintonia, Sandro mio compagno di stanza e di “giardinaggio”  , Elisabetta ed Eleonora mie inseparabili  compagne di missione. Grazie soprattutto a Giorgio, Antonio, Mariano a tutti i soci e i sostenitori dell’H.H.P.P. che con i loro sacrifici, riescono mettere tanti mattoncini intorno al mondo, per la realizzazione di un piccolo grande sogno umanitario. ALESSIO


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