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Obiettivi:
Visite mediche, vaccinazioni, distribuzione beni di prima necessità, verifica e controllo delle adozioni a distanza.
Partecipanti:
Medici: Dr. Giorgio Martini (broncopneumologo) - D.ssa Gabriella Ravalli (pediatra) - Dr. Massimo Lupi (pediatra)
Volontaria: Francesca Bellugi
Giovedì 31 Maggio 2007
Se durante l’intera giornata di ieri il cielo era stato di un turchese splendente ed il mare con le sue calme onde bagnava stancamente la sabbia di Salvador, le prime ore del mattino si sono annunciate con un vento di tempesta che ululava tra le finestre di Casa Belem, un cielo plumbeo incombente su di noi ma soprattutto sulle favelas e la pioggia battente su questa zona del Brasile. Il nostro pensiero è subito corso alla casupola di Andrei e a tutte quelle specie di abitazioni che, a cose normali, abbiamo già detto che stanno in piedi per vero miracolo; cosa succederà ora con questo vento devastante e questa pioggia battente ? Ci immaginiamo tutti quei poveri bambini nelle baracche inondate di acqua, con le povere suppellettili che galleggiano e volano in ogni dove a causa del vento. Ecco comunque giungere l’ora di alzarci per preparare le nostre valigie per il ritorno. Facciamo la nostra colazione che mai come oggi Sr Beena ci ha preparato in modo accurato e con tante “ love letters “ tutte per noi, ci godiamo uno spettacolo di canti e balli eseguito dagli alunni di Escola Casa Belem al gran completo, sciogliamo il nostro cuore quando tutti i bambini ci salutano uno per uno con baci e abbracci regalandoci un disegno, un pensierino, un grande sorriso con due occhioni pieni d’amore, ci facciamo coccolare dalle Suore durante il pranzo e … poi via con le nostre otto valigie piene di tanta nostalgia verso l’aeroporto di Salvador Bahia, da dove in orario partiamo verso il ritorno alle nostre case. Ci aspettano circa 24 ore di viaggio prima di riabbracciare i nostri cari e tanti sono i pensieri che affollano la mente dei volontari di H.H.P.P. che stanno tornando a casa dopo queste giornate così intense.
Eccone qui di seguito alcuni.
GABRIELLA: Seconda missione in Brasile per me: ogni esperienza e’ una scoperta nuova. Questo viaggio e’ stato fonte di forti emozioni,ma anche di profonde riflessioni. Lo scorso anno avevo tutto da scoprire e dentro di me anche la paura di mettermi alla prova; questa volta ho assaporato ogni istante,godendo in ogni momento del rapporto umano che si stabilisce con questa povera gente. Per qualche giorno mi sono sentita “quasi a casa “ in questo angolo di mondo, in mezzo a volti noti e abbracci nuovi delle persone che vivono nelle baracche di Amaralina la loro difficile realtà quotidiana. Ho lavorato con tutto il mio impegno ed il mio amore; in qualche momento riflettendo se fosse utile aiutare questa gente che vive in uno stato istintivo, senza porsi il problema del domani, godendo la vita di ogni giorno senza responsabilità. Ma poi pensando allo spettacolo di quelle baracche semidistrutte e ai bambini scalzi in mezzo alle stradine delle favelas non ho avuto dubbi riflettendo che questo popolo e’ fatto così, ha nel sangue questa voglia di vivere. E una conferma della preziosità del nostro aiuto mi e’ venuta stamani al saluto commovente dei bambini della scuola. Questo momento meraviglioso che mi hanno regalato cantando per noi con gioia “ voi siete angeli volati qui da noi” mi ha riempito il cuore e ha dato un senso a tutto ciò che facciamo e che intendo fare ancora di più.
MASSIMO: Proverò a dare un senso a questa missione anche se non è facile tradurre su scritto le tante sensazioni che mi porto dentro. Sento che abbiamo fatto molto per tanta povera gente, ma al tempo stesso è niente per quello che realmente potrebbe e dovrebbe essere fatto. Mi consolo pensando che è meglio poco che niente. Fra le tante immagini che mi tornano in mente quelle più forti sono quelle dei bambini visti nelle favelas e le loro pazzesche condizioni igieniche e sanitarie e ti chiedi il perché di tutto questo, perché accadono queste cose…….perchè esistono. Per ora, ad oggi non riesco a darmi una risposta che mi consoli. Mi piace pensare che nella vita le cose non accadono mai a noi ma per noi…in fondo non conta quello che ci capita ma come reagiamo agli eventi, alle situazioni. Ringrazio chi mi ha dato l’opportunità di fare questa bella avventura e tutti i miei compagni di viaggio.
FRANCESCA: Porto con me l’esperienza del fatto che il “bene” non ha peso né prezzo, ma solo un gran valore: anche il più piccolo tentativo di compierlo ha un preciso significato a livello personale e non cade mai nel vuoto sul resto del mondo. Porto con me la prova del fatto che la vita ha il potere di farci sentire che si può espandere fino a comprendere situazioni e persone apparentemente così distanti da noi, e la saggezza per farci capire che la sua crescita è pari a quella di un cuore gonfio d’amore: più si allarga, più l’amore cresce. Porto con me una conquista importante: il rispetto dei silenzi altrui senza il vanto di una sola pretesa o di una risposta imminente. Porto con me la certezza che si possono fare scelte diverse ma avere lo stesso spirito ed essere uniti nello stesso intento. Porto con me la coerenza che mi piace riservare a me stessa e ai miei valori come espressione della massima libertà possibile per ogni essere umano. Porto con me tanti “abbracci bahiani” regalati dai bambini della Scuola Belem. Il loro affetto, così puro e gioioso, ha saputo cancellare, in 1 solo momento, 1000 forme diverse di disagio. Porto con me il valore della gratitudine nei confronti della vita che ancora una volta (non è mai così scontato!) ha saputo coinvolgermi e appassionarmi nell’incontro con l’altro al di là delle reciproche differenze e risollevarmi quando più ne avevo bisogno per mostrarmi, ancora una volta, che “nell’oscurità solo e nel dolore nasce il dolce frutto. Eppure, se matura, nessuna sofferenza o pena fu vana”.
Dr. GEORGE: Anche questa volta con l’aiuto indispensabile di nostro Signore, delle nostre amorevoli Suore Francescane di Ognissanti e dei miei impareggiabili compagni di avventura, siamo riusciti alla conclusione di questa 3° missione sanitaria-umanitaria di H.H.P.P. in Brasile. Come sempre questo è il momento per guardarsi indietro con la maggiore obiettività possibile e stilare un resoconto di questi giorni trascorsi in una terra così ricca di tantissime belle cose, ma purtroppo anche di tante, tante contraddizioni. Mille immagini si sovrappongono in questo momento nella mente e nel cuore di chi da vari anni trascorre un breve periodo della propria vita a cercare di alleviare le sofferenze degli altri; nel rincontrare gli abitanti delle favelas di Salvador dopo un anno quasi esatto dall’ultima missione di H.H.P.P., due sentimenti opposti hanno trovato spazio nel mio cuore: il desiderio estremo di dolcezza e fratellanza per tutti questi bellissimi bambini che con i loro occhini sorridenti ed i loro vestiti variopinti hanno colorato la tristezza della realtà dell’ambiente degradato brasiliano. Ma anche il sentimento umano di estremo dispiacere nel vedere gli adulti indolenti, abbandonati seduti tutto il giorno dentro e davanti alle loro misere case, a non fare niente, a non cercare di fare niente, a non sforzarsi assolutamente di cercare di darsi da fare per migliorare in qualche modo le loro misere condizioni quotidiane. Anche questa volta mi sono impegnato al limite delle mie forze per cercare di non deludere le aspettative di chi tanto di aspettava da tutti noi; spero sinceramente di esserci riuscito, l’impegno è stato sicuramente profuso al massimo, ed in questa mia impresa fortunatamente sono stato aiutato anche questa volta dai miei fantastici compagni di avventura, di nuovo strabilianti per la loro disponibilità, abnegazione ai compiti da svolgere e diligenza nei rispettivi compiti: GABRIELLA, una sicurezza professionale ed umana, un impegno sul lavoro e per l’Associazione veramente encomiabile, un’isola di sicura salvezza nel mare in tempesta delle difficoltà quotidiane della missione; FRANCESCA, la più giovane del gruppo, a mio giudizio introversa, ma molto sensibile e disponibile per tutto e con tutti; il suo costante sorriso è stato un supporto ed una grande scoperta umanitaria per l’H.H.P.P. e che mi auguro di ritrovare presto per condividere di nuovo esperienze di missione; il Dr. MASSIMO, un vulcano di idee, di azione, di reazioni, di attività, di silenzi riflessivi, di grande amore e condivisione nei confronti dei diseredati, mai si è negato per fare tutto quello che il dispotico Presidente organizzava giornalmente. Per quanto riguarda me stesso, sono veramente felice di aver portato a termine con successo anche questa nuova esperienza umanitaria targata H.H.P.P. Ringrazio con un caloroso abbraccio bahiano tutti coloro che hanno aiutato in qualunque modo noi volontari perché ciò avvenisse, ed una per tutti la mia Beatrice, insostituibile compagna della mia vita, aiuto e sprone per tutte le mie attività, e sicuro rifugio quando il cuore necessita di un calore particolare. Grazie infine a tutti voi che avete letto questo nostro quotidiano diario dalla terra di missione Brasiliana, grazie per tutto l’aiuto che avete dato ad H.H.P.P. e che ci auguriamo continuerete a dare a favore di questi poveri, perché solo così, tutti insieme, riusciremo a realizzare nel tempo il nostro comune grande SOGNO UMANITARIO DALLA VALDINIEVOLE NEL MONDO.