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Obiettivi:
Visite mediche, vaccinazioni, distribuzione beni di prima necessità, pianificazione adozioni a distanza.
Partecipanti:
Dr. Giorgio Martini (broncopneumologo) - D.ssa Maria Giovanna Testai (pediatra) - D.ssa Gabriella Ravalli (pediatra) - Cinzia Spagnolo (farmacista) - Nella Cerino (infermiera ) - Elisabetta Sarti
Giovedì 11 Maggio 2006
Il caldo sole brasiliano, già alto all’orizzonte, saluta l’inizio dell’ultima giornata di missione dell’H.H.P.P. a Salvador de Bahia, quando come sempre alle 6.15 siamo tutti in piedi per recarci alle 7.00 alla messa dedicata dal parroco di Amaralina ai ringraziamenti più che di rito. Di fronte alla comunità parrocchiale, il padre con parole toccanti ha salutato ringraziando con affetto a nome personale e di tutti gli abitanti della zona i volontari dell’associazione per l’opera svolta in favore di questa povera popolazione. Ha ricordato la soddisfazione generale ed ha invitato il gruppo a ritornare il prima possibile, viste le richieste già pervenute da parte di molte persone, per continuare nell’opera umanitaria. L’emozione ha raggiunto il suo culmine quando al termine della messa ha ufficialmente ringraziato i volontari chiamandoli davanti all’altare e avvolgendoli in un caloroso abbraccio bahiano; anche la comunità si è associata al momento benedicendoci con le mani rivolte a noi, con canti e applausi. Terminata la funzione religiosa e salutati tutti i presenti siamo tornati di corsa a Casa Belem dove ci aspettava una visita di controllo, dopodichè ci siamo recati nel centro storico per qualche ultimo acquisto. L’ultimo pranzo con le suore è stato segnato anch’esso da profonda commozione e dallo scambio di ringraziamenti; l’attività di chiusura di questa missione brasiliana è stato poi l’ulteriore controllo dello stato di salute del piccolo Andrei, che purtroppo non ha fugato le preoccupazioni sulle sue condizioni: abbiamo praticato un’altra iniezione di antibiotico e cortisone, somministrato broncodilatatore con un aereosol di fortuna e abbiamo invitato la mamma a farlo controllare all’ospedale pubblico il giorno successivo.
A questo punto la nostra attività sanitaria è veramente terminata; dopo questi giorni si conta un totale di 786 visite, fra adulti e bambini, oltre alla consegna di un quantitativo considerevole di farmaci, latte in polvere, vestiti e giocattoli portati dall’Italia oltre che acquistati in loco. Tutti i volontari si ritengono veramente soddisfatti del risultato, visto anche il riscontro positivo che i pazienti hanno dato sull’esito delle cure.
Come consuetudine, al termine della missione registriamo un pensiero da parte di ognuno dei componenti:
Mi hanno colpito molto gli occhi di questi bambini, neri e grandissimi, in cui ho letto tante cose: tristezza, rassegnazione, stupore, ma anche gioia di vivere, calore, allegria, gratitudine e semplicità .E’ stata una esperienza bellissima con dei compagni di viaggio eccezionali a cui mi sono legata molto, con l’accoglienza e l’affetto delle suore sempre premurose,con il sostegno e l’incoraggiamento della mia famiglia e degli amici che mi hanno sempre seguito da lontano. Vi ringrazio tutti per ciò che mi ha dato questo viaggio che e’ stato anche un cammino dentro me stessa. Ho capito veramente cosa vuol dire AMORE. GABRIELLA.
Vado via con l’immagine negli occhi di quel bimbo, piccolo e magro, che spingeva con forza la carriola piena di calcinacci sotto la pioggia battente e prego il Signore che ci dia la forza di aiutarlo a portare quel peso. Vado via con l’immagine negli occhi dei bimbi della scuola riuniti a salutarci cantando e so che tornerò. NELLA
Dopo la missione in India di gennaio scorso mi trovo a scrivere le impressioni su questa nuova esperienza vissuta a così pochi mesi di distanza. Questo Brasile si è rivelato per me un po’ duro: a partire dall’arrivo all’aeroporto di Bahia, vedere i locali ricoperti di manifesti contro lo sfruttamento sessuale dei bambini da parte dei turisti mi ha colpito molto, così come mi hanno colpito i racconti delle suore e di Nella su quanto è violento e pericoloso il Brasile. La povertà che ho visto qui non è la stessa dell’India…è una povertà che fa rabbia…vedere le favelas così piccole, sporche e abitate da tante persone pigiate come le sardine, bambini per strada sporchi e scalzi, un bambino magro magro trainare una cariola sotto la pioggia per guadagnare 3 reais, uomini e bambini frugare in montagne di rifiuti o affondare con naturalezza il braccio in un cestino della spazzatura…registrare schede di persone che lamentavano debolezza, perdita di appetito, qualcuno addirittura anoressia, ed essere consapevoli che tutto questo è semplicemente dovuto alla mancanza di che mangiare fa una rabbia incredibile; viene naturale chiedersi che valore ha la “vita” per persone che pur di mangiare qualcosa sono disposte a tutto, per persone che vivono veramente alla giornata. Poi però, vedi anche uno splendido ospedale, con tanti dottori con il camice che camminano eleganti in corridoi puliti, con bambini vestiti con pigiamini puliti e scopri, quasi incredulo, che non sono bambini ricchi…ma piccoli poveri che trovano assistenza gratutita in un ospedale fondato da Irma Dulce. E poi vedi il lavoro del tuo gruppo e ti accorgi che negli occhi delle persone visitate, allo stesso tempo arrabbiati e rassegnati, c’è anche la riconoscenza per aver prestato loro attenzione e alleviato un po’ di sofferenza. E quando questa sofferenza non è troppo eccessiva vedi la festosità ed il calore dei bahiani: persone allegre cui piace cantare, ballare, giocare…continuamente. I bambini sono molto affettuosi, alcuni più di altri, e si divertono con un soffio…personalmente non ho avuto molto contatto con la gente, c’è stato veramente tanto lavoro da fare e il divertimento dei bambini poteva avere uno spazio limitato, ma ho comunque ricevuto molto da quei sorrisi e da quegli abbracci strinti e ho ricevuto molto anche nel vedere quello che insieme a tutti i miei compagni di viaggio siamo riusciti a realizzare qui. Ringrazio infinitamente ognuno di loro per tutto quello che mi hanno dato e per le splendide persone che sono. Ringrazio anche tutte le suore di Casa Belem e di Candeias…sono state fantastiche e tutti coloro che da casa ci hanno aiutato a realizzare la missione, ci hanno supportato e “sopportato”.Un abbraccio bahiano a tutti. ELISABETTA
La mia voglia di viaggiare insieme alla volontà di dare un piccolo aiuto a chi ne ha più bisogno, mi ha permesso di realizzare questa indimenticabile esperienza. Indispensabile il supporto della mia famiglia che mi ha incoraggiato e sostenuto in ogni momento. Loro sono la mia grande forza e qualcun altro si è aggiunto in questo viaggio per contribuire a tutto ciò. Un grazie di cuore alla nostra guida materiale, Dr. George, che mi ha fatto vivere quest’esperienza con la migliore tranquillità possibile, senza però perdere mai la profondità di tutti quegli occhi che ci chiedevano di tutto, di ogni singolo gesto o parola dedicata a chiunque si avvicinasse a noi. Indispensabile anche la guida spirituale delle nostre “sorelle indiane” che, con ogni loro abbraccio, bacio, sorriso e sguardo complice, mi hanno supportato in ogni situazione con profondo affetto. Infine, ma non per ultimo, prezioso l’aiuto delle mie compagne di viaggio con le quali ho condiviso ogni singolo momento ricevendo tanto conforto. Ritorno con molto più di un semplice ricordo di viaggio. Tutto questo è stato per me il Brasile con l’H.H.P.P., e forse non potrà mai essere in altro modo. CINZIA
E dopo tutte queste splendide parole che non sono affatto di circostanza ma sentite dal più profondo del cuore di ognuno dei partecipanti alla 8° Missione Umanitaria dell’ H.H.P.P. in terra straniera, cosa resta da dire al Presidente dell’Associazione? Non voglio certo dilungarmi sulla descrizione della realtà tragica che abbiamo ritrovato in Brasile, che abbiamo approfondito e che dovremo continuare ad esplorare per donare a quei poveri bambini con gli occhioni così grande almeno una speranza di vita e, se possibile, di una vita migliore. I miei carissimi amici e volontari meglio di me hanno ben descritto tutto ciò; a me solo un profondo ringraziamento a tutti coloro per la completa condivisone delle gioie, delle speranze, delle fatiche, delle sofferenze che insieme abbiamo vissuto in questi giorni in Brasile e senza la quale la missione non avrebbe avuto il successo che ha realizzato. Solo ho il piacere di mettere per iscritto due semplici pensieri per ognuna di loro che scaturiscono spontaneamente dal profondo del mio cuore: CINZIA professionalità elevata , organizzazione costante e senza riserve del lavoro quotidiano in farmacia e non solo, sensibilità sicuramente al disopra della norma e disponibilità completa ai bisogni più vari occorsi in questi giorni, non possono che fare pensare che per l’H.H.P.P. è stata una fortuna che sia entrata a fare parte dei suoi attivi collaboratori essendo certi che non ci priverà più della sua indispensabile opera; ELISABETTA la sua giovanile irruenza, la proverbiale dedizione incondizionata ai bambini e alle necessità del lavoro quotidiano, sono state una conferma del sentimento più che positivo che già per lei era stato formulato in India e sicuramente sarà la nostra mascotte in molte altre missioni; GABRIELLA superprofessionalità dettata dall’esperienza costante di un lavoro portato avanti con dedizione ed amore, condivisione affettiva delle forti sensazioni presenti nei cuori di tutti in questi giorni, carattere aperto e disponibile a tutto e a tutti, nei momenti di allegria come in quelli più seri di preoccupazione o tristezza, portano a formulare nei suoi confronti un sentimento di profonda stima ed affetto per tutto l’impegno profuso senza limitazioni in questa missione umanitaria e fanno augurare per il futuro di averla ancora fra i Medici operatori in terre lontane; MARIA GIOVANNA la personale conoscenza pluridecennale della sua professionalità, la condivisione della missione conoscitiva in Brasile del 2005, hanno avuto semplicemente in questi giorni una completa conferma di quanto positivo possa essere il bagaglio culturale quando è unito a una sensibilità e ad una dedizione per i bisogni dei bambini che veramente non ha uguali. La sua presenza nella H.H.P.P. è per me, oltre che una gioia personale, anche una certezza per una attività che sicuramente la vedrà sempre in prima fila per le necessità di questi poveri bambini; NELLA la "brasiliana" del gruppo, la spumeggiante danzatrice di balli locali l’interprete di portoghese sempre disponibile per tutti noi per ogni attività infermieristica e non solo, nei confronti della quale la rivelazione della sua vera sensibilità durante questi giorni è stata una vera scoperta nella scoperta e vorremmo sempre averla fra i nostri volontari attivi. Anche su questa missione potrebbe sembrare che fosse arrivato il momento di scrivere la parola fine, ma non è certo così; non perché la proverbiale logorrea del Dr George voglia ancora dare spago alla sua forza, ma perché sulle missioni umanitarie tutte, ma sicuramente quelle della nostra H.H.P.P. la parola fine non si scrive mai. Abbiamo i bambini per i quali abbiamo preparato le schede per le adozioni a distanza che richiedono con urgenza l’inserimento nel progetto Jeevan e la reale, economicamente attiva adozione che rappresenta per loro la linea di demarcazione fra la vita e la morte; ci sono i malati più gravi per i quali, con l’aiuto insostituibile delle Suore sul posto, esiste la necessità di un controllo nel tempo della positività delle nostre cure; ci sono tutti quelli che non abbiamo potuto raggiungere nei giorni della missione e che aspettano il nostro ritorno per accedere ad uno spicchio di speranza. Ricordatevi che siete voi , benefattori , volontari , simpatizzanti , missionari , che con la vostra vicinanza all’H.H.P.P. rendete possibile la crescita di quello spicchio di speranza , per cui , ringraziando ancora tutti della solidarietà e della vicinanza a tutte le iniziative dell’Associazione , voglio ancora una volta ricordare che
LA VERA MISSIONE SI REALIZZA OGNI GIORNO IN CUI TUTTI INSIEME CI ADOPERIAMO PER SOSTENERE UN PROGETTO UMANITARIO